L’Italia, che tra meno di due settimane sceglierà il suo nuovo governo, è un Paese con un estremo bisogno di riforme. Per troppo tempo sono stati fatti grandi proclami per il cambiamento che non si sono mai tramutati in risposte concrete. Le coalizioni di destra e di sinistra, prigioniere delle ali più estreme dei loro schieramenti, hanno di fatto bloccato il Paese, venendo meno al proprio compito, contribuendo soltanto ad aumentare la distanza tra i cittadini e la politica e lasciando il Paese in balìa di alcuni grandi problemi irrisolti.
Il popolo italiano è stato la vittima designata della contrapposizione ideologica e improduttiva che ha alimentato soltanto la rendita politica. Noi abbiamo il dovere di esercitare con responsabilità il nostro ruolo e non permettere che il nostro popolo sia sottomesso alla logica del conflitto.
Questa responsabilità non può prescindere dai dati della realtà. Un cambio di marcia decisivo per la ripresa italiana deve essere fatto, ad esempio, a favore del mondo delle imprese, per aumentare la loro competitività e per incentivare l’attrattività del nostro Paese nei confronti dei capitali esteri. Negli ultimi anni in Italia si è verificato un forte decremento degli investimenti diretti dall’estero: è cioè diminuito drasticamente il numero di imprese multinazionali (oltre il 50% in meno nel 2011, mentre nei maggiori paesi europei la diminuzione è del 7%) che hanno investito sul territorio italiano.
Le cause principali di questo fenomeno sono principalmente l’opprimente burocrazia, la rigidità del mercato del lavoro, la lentezza della giustizia e un’insufficiente certezza del diritto. Negli ultimi dieci anni l’Italia è agli ultimi posti tra i principali paesi europei nella crescita della produttività del lavoro. Stiamo buttando via le enormi risorse di cui ancora disponiamo. Il costo del lavoro per le imprese è addirittura aumentato, soprattutto a causa del carico fiscale.
Un ritorno degli investimenti nel nostro Paese da parte dei grandi gruppi multinazionali è legato all’approccio e alla tempestività degli interventi. Ma è legato anche alla credibilità del sistema politico. La revisione sostanziale di un diritto del lavoro oggi troppo complicato, ci farebbe tornare rapidamente sopra la media europea garantendoci un flusso di capitali di oltre 50 miliardi per anno.
Ci sono molte altre riforme di cui l’Italia ha urgente bisogno e tutte quante si realizzeranno soltanto se ci sarà il clima politico adeguato. Perché il sistema partitico in cui vive l’Italia è un sistema che ha preso in ostaggio il Paese per continuare ad autoalimentarsi attraverso la confusione e il populismo.
Ritengo che intorno alla lista Monti si sia ritrovata della gente che dopo anni di guerra di parole vuole lavorare per una pace duratura e questa pace sarà la vera scommessa per lo sviluppo del nostro Paese.