Dopo aver festeggiato il ventiseiesimo scudetto della sua storia l’Olimpia Milano sta cercando di riassemblare la squadra in vista della prossima stagione, facendo fronte alle partenze eccellenti. Due in particolare hanno agitato le cronache in questi giorni: quelle degli americani Keith Langford e Curtis Jerrells, entrambi acquistati dai russi dell’Unics Kazan. Sull’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport è riportata un’intervista a Langford in cui la guardia classe 1983 ripercorre la sua seconda ed ultima stagione con le Scarpette Rosse, e spiega il motivo del suo addio: “Nessuno mi ha offerto il rinnovo. Ci siamo lasciati bene comunque, l’Olimpia è fatta di brave persone, auguro loro il meglio. (…) Ho capito che non sarei rimasto abbastanza presto, la sensazione era quella. Non mi aspettavo offerte da Milano e non sono arrivate. Dalla dirigenza c’è stato qualche accenno su un rinnovo in caso di scudetto, ma credo fosse solo un modo per tenermi concentrato. (…) Potrei essere il primo a vincere l’Alfonso Ford Trophy (per il miglior realizzatore della prima fase di Eurolega, ndr), entrare nel primo quintetto ed essere il migliore per valutazione in Eurolega e non essere confermato. Mi dispiace solo che nessuno mi abbia detto le cose in faccia“. Nell’ultima annata Langford ha tenuta una media di 18.2 punti nella Regular Season europea, portati a 19.2 nelle Top 16 e scesi a 12.3 nei playoff, per un totale di 17.7 punti a partita in campo europeo. In campionato invece è stato il secondo miglior realizzatore della stagione regolare con 18 punti di media (e un massimo di 29), dietro a Travis Diener di Sassari (19.4). Nell’intervista Langford ha parlato anche dell’ex compagno e capitano Alessandro Gentile: “Se non va nella NBA, Milano è il suo posto. Ale sboccerà del tutto nella prossima stagione. A volte bisogna chiudere un occhio e far finta di non vedere perché è giovane e sta maturando, ma è un ragazzo che rispetto e che mi ha rispettato, non abbiamo badato alle fesserie“. Un saluto anche a coach Luca Banchi: “Semplice: un vincente. Lo rispetto, come credo direbbe chiunque abbia giocato per lui“.