Una proposta per ridurre il debito pubblico italiano dal 120% al 96/97%, facendo risparmiare allo Stato 30 miliardi di euro l’anno. Il disegno di legge porta la firma del senatore del Pdl, Mauro Cutrufo, e si basa sull’introduzione di una tassa di scopo con rate trentennali, che sarà interamente restituita ai contribuenti attraverso la vendita del patrimonio dello Stato. Come sottolinea Cutrufo, “grazie al mio progetto è possibile tagliare 400 miliardi di euro di debito dello Stato, riducendo i 70 miliardi di interessi annui e portando l’Italia ai livelli di Paesi virtuosi come la Francia e la Germania. In questo modo garantiremo un futuro prospero per il nostro Paese, recuperando la tripla A delle agenzie di rating e abbattendo definitivamente lo spread”. Tutto nasce dalla convinzione che non sia necessario tanto tagliare il deficit di bilancio (cioè il passivo accumulato in un anno) ma ridurre il debito, cioè il passivo complessivo accumulato dallo Stato dalla sua nascita a oggi.
Senatore Cutrufo, perché il suo disegno di legge non punta a cancellare il deficit, ma a ridurre il debito?
Si è sempre parlato, come di un dogma, dell’esigenza del riequilibrio del bilancio annuale, ipotizzando di inserirlo addirittura nella Costituzione. Cinque premi Nobel per l’Economia hanno però sottoscritto un documento, in cui si afferma che questa ipotetica riforma costituzionale sarebbe un disastro. Il deficit di bilancio è uno dei sistemi cui si ricorre per finanziare lo sviluppo. Dalla strategia del riequilibrio di bilancio annuo bisogna passare a quella dell’equilibrio del debito. Lo squilibrio del nostro debito, il cui 50% è finanziato dagli speculatori e dagli investitori stranieri, è tale che gli interessi ci costano 70 miliardi di euro l’anno. Il pagamento di questi ultimi è diventato l’unico investimento dello Stato italiano, che è costretto a dedicarvi sforbiciate, manovre e avanzi primari di bilancio. Dal 2005 a oggi l’Italia ha avuto 525 miliardi di euro di avanzo primario, che sono serviti interamente per pagare gli interessi sul debito.
Nessuno dei governi che si sono succeduti nella storia della Repubblica è mai riuscito a tagliare il debito. Lei come ritiene che si possa raggiungere questo obiettivo?
Occorre coinvolgere tutti i contribuenti italiani, tranne i disoccupati e quanti si trovano sotto una fascia di reddito pari a 20mila euro lordi l’anno. Grazie a una manovra da 400 miliardi di euro, è possibile portare il rapporto debito/Pil dal 120% al 96/97%, cioè su livelli come quelli di Francia e Germania. Risparmiando così circa 26 miliardi di interessi ogni anno, più 4 miliardi per l’abbattimento definitivo dello spread. Mentre il governo Monti si agita per trovare i fondi per gli ammortizzatori sociali e per lo sviluppo, senza riuscire a farlo, con questa manovra sarebbe possibile eliminare l’Imu sulla prima casa che vale 4 miliardi e aumentare i 1.400 euro lordi per le pensioni.
Per fare tutto ciò, è però necessario introdurre una tassa aggiuntiva …
Innanzitutto questa imposta sostituirebbe l’Imu sulla prima casa. Inoltre sarebbe una tassa di scopo, che servirebbe per legge a tagliare 400 miliardi di stock di debito. In questo modo si rilancerebbe il Paese nell’economia europea e mondiale. I cittadini più ricchi sarebbero chiamati a pagare più degli altri, ma i loro immobili che oggi valgono il 70% rispetto a un anno fa, dopo questa manovra varrebbero il 110%. Occorre ricordare che lo spread italiano è sceso perché la Bce ha messo sul mercato ingenti somme di denaro all’1% verso le banche, che queste ultime invece di utilizzare per finanziare i privati hanno destinato all’acquisto dei Btp. E quindi hanno fatto scendere lo spread, ma hanno anche guadagnato il 6 o 7% con un investimento dell’1%. Quando alla fine del 2012 finiranno i soldi della Bce, c’è il rischio che lo spread italiano torni nuovamente ad alzarsi. E’ quindi indispensabile il taglio del debito, per ottenere un grande guadagno per l’intera nazione. Nello stesso tempo con la spending review si possono tagliare tra i 40 e i 50 miliardi di euro, proseguendo inoltre con le riforme strutturali. In questo modo, è possibile che il 2013 e il 2014 per il nostro Paese siano degli anni rosei.
Ma quali caratteristiche avrà la tassa di scopo che intende introdurre?
E’ una tassa che si pagherà in rate trentennali, e al termine dei 30 anni sarà restituita dallo Stato. Il mio progetto di legge prevede la vendita del patrimonio dello Stato in dieci anni. Senza un’adeguata valorizzazione, i privati possono infatti acquistare gli immobili pubblici al 40-50% del loro valore di mercato. La ricchezza privata italiana del resto è valutata intorno ai 9mila miliardi di euro, mentre il debito pubblico è intorno ai 1.900 miliardi: è evidente che buona parte del debito pubblico è finito in ricchezza privata. E’ ragionevole quindi che per salvare se stessi e le generazioni successive e rilanciare il mercato del lavoro, i cittadini fungano da anticipatori di cassa in rate 30ennali, per poi riottenere le somme pagate, ma consegnato così il Paese alla prosperità.
Ma se lei fa pagare in rate trentennali, chi anticiperà i 400 miliardi di euro?
La Riequilibrio SpA, società interamente posseduta dallo Stato, emetterà dei bond trentennali a tasso fisso al 4,1%. Questi bond avranno la garanzia dei contribuenti italiani, in virtù della legge che obbligherà i cittadini a pagare la tassa di scopo, cui si aggiungerebbe un’ulteriore garanzia, quella cioè del rendimento assicurato. Mentre il Bund tedesco va in pareggio, ma è acquistato ugualmente perché nell’arco di 10 anni garantisce la restituzione dell’investimento, il Btp italiano attualmente non è ugualmente sicuro. Con questa manovra invece l’Italia riconquisterebbe la tripla A, e quindi il bond potrebbe valere addirittura il 4%.
(Pietro Vernizzi)