Dubbi su un suicidio consumato in una villetta di Roma: quel cadavere impiccato che è stato identificato dai carabinieri nella villetta a Caste Fusano è di Paolo Piersigilli, cinquantenne commercialista, coinvolto in un’inchiesta che riguardava alcuni ristoranti della Capitale. Un giro di bustarelle, falsi controlli fiscali e minacce di multe, che avevano portato all’arresto del commercialista e di un ispettore dell’Agenzia delle Entrate Fabio Balzani. Ma mercoledì pomeriggio i carabinieri di Ostia sono entrati in azione nella villetta per appurare la reale dinamica di quella morte, che apparentemente sembrerebbe un suicidio. Ma facciamo un passo indietro sulla vicenda dell’arresto. L’arresto di Piersigilli è avvenuto lo scorso agosto insieme a Fabio Balzani per aver chiesto e ottenuto bustarelle dai ristoratori al fine di evitare pesanti controlli del Fisco. I due, in particolare, sono finiti in manette per essersi divisi una mazzetta da dodicimila euro. L’arresto è avvenuto in flagranza di reato: il blitz del Nucleo speciale di tutela dei mercati della Finanza è scattato mentre le titolari della “Taverna Flavia” stavano consegnando la valigetta con i soldi al commercialista nel suo studio di Piazza del Fante, sul Lungotevere della Vittoria. Sono state le titolari, clienti di Piersigilli, a denunciare il commercialista, quando questi aveva loro proposto di aggirare un controllo pagando appunto 12mila euro. Da qui la segnalazione alla finanza e il blitz. Quindi l’arresto in flagranza di reato con l’accusa di concussione. L’arresto è stato poi convalidato dopo due giorni, ma il reato è stato riqualificato dal gip Paola Della Monica in induzione indebita. (Serena Marotta)