ICAPGroup nasce nel 1988 e si è specializzato nella progettazione di sistemi robotizzati in ambito automotive. Oggi ICAPGroup opera nei settori automobilistico, del vetro, dell’industria farmaceutica, della general industry e della manipolazione bobine. Oltre al quartier generale a Latina, ha sedi negli Stati Uniti e in Cina e una quota consistente dei suoi clienti si trova all’estero. Ilsussidiario.net ha intervistato Paolo Marini, general manager.
Partiamo dal core business del gruppo, i sistemi robotizzati per l’industria del vetro.
Per quanto riguarda i vetri automotive ci collochiamo in diverse fasi del processo di manifattura. I nostri clienti sono le aziende che a loro volta riforniscono in maniera diretta il settore automobilistico. Queste aziende si rivolgono a noi perché siamo in grado di automatizzare tutte le fasi che fatte manualmente definirebbero un processo non competitivo.
Di quali processi vi occupate nello specifico?
Ci occupiamo della laminazione robotizzata, controllo qualità, della realizzazione di sistemi di produzione che permettono, per esempio: applicazione del bottone dello specchietto retrovisore su parabrezza, incollaggio basette per rain sensor e dei camera bracket ma anche dell’handling oppure della saldatura delle clip di contatto sui lunotti. Questi sono solo alcuni esempi relativi a uno solo degli ambiti in cui operiamo.
Per quale motivo le aziende vi affidano queste fasi di lavorazione anziché realizzarle in house?
Perché noi investiamo nello sviluppo costante di nuove soluzioni basate sull’integrazione di sistemi d’avanguardia e sullo studio dei processi a stretto contatto col cliente.
Come intervenite invece nel campo degli pneumatici?
ICAPGroup è attivo anche nel campo dell’assemblaggio pneumatici, cioè del montaggio in modo automatico dello pneumatico su cerchio, del gonfiaggio, del carico delle gomme e dei cerchi nella linea che poi li assembla e della collocazione sulle pedane per la spedizione.
Di che cosa si occupa invece l’azienda STAR, controllata di ICAPGroup?
L’attività della STAR in questo ambito è focalizzata nell’offrire soluzioni specifiche per il settore del glass processing. Uno degli aspetti è che oltre a scontrarci con la fattibilità tecnica, ci scontriamo con quella economica. Il pay back ha un tempo molto ristretto e di fatto è il vincolo principale per l’acquisizione di una commessa. Di fatto, riusciamo a proporre e a realizzare le nostre soluzioni perché sono pensate su misura rispetto ai processi produttivi dei Clienti. Il valore aggiunto delle nostre produzioni consiste nel fornire sistemi affidabili, efficienti e migliorativi del processo in corso.
I sistemi robotizzati consentono una maggiore flessibilità?
Nelle nostre soluzioni la flessibilità è massima, perché è intrinseca nell’elemento robot che andiamo a integrare. Molte delle nostre soluzioni vedono il robot come parte essenziale, in quanto permette di realizzare l’applicazione di componenti e la movimentazione.
Ci può spiegare come funziona nel concreto?
Si realizza il software, si costruisce una testa applicata a un braccio robotizzato e si realizza una certa operazione. Il sistema è flessibile nel senso che, nel momento in cui il processo cambia, basta cambiare software e testa, ma il robot rimane lo stesso: anche da un punto di vista economico il costo per il cliente è quindi limitato. Si riesce cioè a riadattare il sistema ai cicli di vita dei prodotti, che talora sono brevi, e alla loro differenziazione, in modo che lo stesso robot faccia più cose di una macchina dedicata. Le aziende si trovano a dover operare su vari modelli contemporaneamente, e il robot si adatta a ciascuno di essi permettendo, con una sola macchina, di realizzare più prodotti. Le macchine dedicate, più in generale, hanno necessità di cambi formato complicati e di change over time molto lunghi.
Perché la flessibilità è così importante per le imprese italiane?
Diverse aziende stanno investendo sulla flessibilità in quanto quest’ultima è diventata un elemento di successo. In questo modo le imprese riescono a gestire dei flussi di produzione molto bassi, con quantitativi limitati di uno stesso prodotto, e quindi a passare al prodotto successivo. Automatizzare in modo versatile il processo con la presenza di un robot antropomorfo risponde perfettamente a questa esigenza. Noi forniamo questo tipo di soluzioni, la chiave della flessibilità è quindi chiaramente la progettazione di un’automazione flessibile. Piuttosto che pensare a focalizzarsi sul singolo prodotto, le aziende italiane oggi preferiscono realizzarne diverse tipologie, spendendo magari di più nell’investimento iniziale sull’automazione, ma garantendosi così un ritorno nel lungo termine. Ciò è vero specialmente in un mercato in cui si va sempre più verso il conto-terzismo, e quindi ci sono aziende che ormai non lavorano più per un singolo cliente ma per diversi.
Quanto è importante invece l’internazionalizzazione?
Più che di importanza parlerei di essenzialità dell’internazionalizzazione. In special modo a livello nazionale, la nostra clientela è percentualmente meno consistente di quella all’estero. Guardare ad altri mercati è quindi diventata una priorità, in quanto ci sono paesi nei quali è lasciato più spazio per la marginalità e dove gli investimenti di settore sono ancora ingenti. In parte dell’Europa e Stati Uniti, dove il costo del lavoro è più elevato, l’automazione è ancora più vantaggiosa, per via del più alto costo del lavoro. Quest’ultima permette, infatti, di spostare una persona da un’attività a basso valore aggiunto, come inserire dei prodotti in una scatola, verso una mansione a più alto valore aggiunto.
Parteciperete alla fiera Mecha-Tronika prevista per l’ottobre 2013?
La nostra azienda punta su una partecipazione fieristica molto mirata. Mi riferisco in particolare al Glasstec di Dusseldorf e al China Glass. Per quanto riguarda invece la nostra attività di montaggio pneumatici, partecipiamo al Reifen in Germania e Cina. A ogni modo, stiamo seriamente valutando la nostra partecipazione a questo nuovo evento fieristico.
(Pietro Vernizzi)