Alla fine, ha vinto Shelley. Se in Italia è appena cominciata una battaglia (l’ennesima) contro il razzismo e la frase di Carlo Tavecchio su Opti Poba, negli Stati Uniti si è chiusa la vicenda legata a Donald Sterling. I Los Angeles Clippers, la franchigia che è stata sua dal 1981 (l’aveva presa quando era ancora a San Diego), saranno venduti a Steve Ballmer, 58 anni, già Amministratore Delegato di Microsoft. Un tribunale di Los Angeles (nella persona del Giudice della Corte Superiore Michael Levanas) ha giudicato legale l’operazione che Shelley Sterling ha messo i piedi, considerandola vantaggiosa per la franchigia; non solo la vendita a Ballmer, ma anche la rimozione del marito dal Consiglio di Amministrazione avendolo due medici dichiarato incapace di intraprendere decisioni di aspetto legale in quanto malato di Alzheimer. In lacrime, Shelley ha così commentato la sentenza: “E’ una cosa stupenda per la città di Los Angeles, per la mia famiglia, per la NBA e per noi tutti. Venite a vedere i Clippers l’anno prossimo”. Clippers che avranno in organico Chris Paul e in panchina coach Doc Rivers; avevano manifestato l’intenzione di abbandonare i Velieri se Sterling fosse stato ancora il patron a ottobre. Così non sarà: Sterling non potrà nemmeno assistere alle partite della sua squadra allo Staples Center, nè in alcun altro palazzetto: Adam Silver, commissioner della Lega, lo ha infatti radiato. Eppure Donald aveva provato a far muovere i suoi legali, dicendo loro di fare di tutto per salvargli la proprietà; niente da fare. Ricordate la vicenda? Una telefonata di Sterling con la sua fidanzata/amante (si era poi scoperto che era stata proprio lei a registrarla e consegnarla) era stata intercettata: in essa, l’ex patron dei Clippers rimproverava alla ragazza di aver posato in qualche fotografia con gente di colore (nell’accezione specifica si trattava di Magic Johnson). Li aveva apostrofati “quelli lì”, e non era la prima volta che apriva a frasi simili; risultato, grande sdegno da parte di tutti, protesta ufficiale della squadra di Los Angeles che era all’epoca impegnata nei playoff (riscaldamento senza indossare il simbolo della franchigia) e decisione di Silver di radiarlo. Da adesso, non è nemmeno più il proprietario legale dei Clippers.