La notizia non può che far piacere: l’applicazione delle misure previste dal Paee 2011 (Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica) ha consentito nel 2011 un risparmio complessivo di 57.595 GWh/anno, con un incremento del 17,1% rispetto al 2010. Lo mette in evidenza il secondo “Rapporto sull’Efficienza Energetica”, presentato ieri a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico: il documento è stato predisposto dall’Enea, nell’ambito del suo ruolo di Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, per fornire uno strumento di monitoraggio e valutazione a supporto delle politiche energetiche nazionali. Il Rapporto mette inoltre in evidenza un miglioramento nel 2010 dell’efficienza energetica nel nostro Paese di oltre un punto percentuale rispetto al 2009.
La valutazione del risparmio energetico negli usi finali di energia conseguito nel 2011 si basa sulle misure e sui programmi previsti dal Paee 2011 che comprendono: la Direttiva 2002/91/CE e l’attuazione del D.Lgs. 192/05 con riferimento alla prescrizione di standard minimi di prestazione energetica degli edifici (Ssmpe); le detrazioni fiscali (55%) per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti; i Titoli di Efficienza Energetica (certificati bianchi); le misure di incentivazione all’acquisto di vetture ecologiche.
Il risparmio energetico conseguito nel 2011 rispetto agli obiettivi nazionali attesi al 2016 evidenziano una maggiore efficacia delle misure adottate per i settori del residenziale e dell’industria, mentre continuano a permanere le difficoltà per il terziario e per i trasporti. Per superare le criticità di questi due settori sono state previste specifiche disposizioni nei decreti “Conto energia termico” e “Certificati bianchi” di recente emanazione.
Le misure che hanno evidenziato maggiore efficacia sono i Titoli di Efficienza Energetica (Tee) e gli standard minimi di prestazione energetica degli edifici (ex D.lgs. 192/05). Queste due misure da sole hanno permesso un risparmio energetico totale pari all’80%, di cui il 43% riguarda i Tee e il 37% gli standard minimi di prestazione energetica degli edifici – Smpe 192/05. Il meccanismo dei titoli di efficienza energetica, oltre a fornire il contributo maggiore in termini quantitativi di energia risparmiata, risulta anche il più conveniente dal punto di vista dell’efficienza economica per lo Stato.
In generale, i miglioramenti registrati sono stati possibili grazie all’adozione di tecnologie più innovative. In particolare: il settore residenziale ha favorito l’utilizzo di impianti ad alta efficienza, quali caldaie a condensazione e solar cooling; il settore terziario ha introdotto tecnologie impiantistiche ad alta efficienza e materiali ad alte prestazioni; nel settore industriale, grazie al meccanismo dei Tee, è aumentata la diffusione della cogenerazione ad alto rendimento, dei motori elettrici ad alta efficienza e dei recuperi di calore dal processo produttivo; nel settore dei trasporti si registra un miglioramento energetico della tecnologia veicolare, ma il rinnovo del parco automobilistico ha subito un rallentamento a causa della crisi economica.
Due interessanti novità hanno consentito di arricchire di dati questo Rapporto: la collaborazione dell’Enea con Confindustria, per l’analisi dei comparti industriali che offrono prodotti e servizi per l’efficienza energetica, e quella con I-com (Istituto per la Competitività) e Assoimmobiliare, per la realizzazione di un’indagine sugli effetti dell’efficienza energetica sul mercato immobiliare.
La prima si è concretizzata in un’indagine tramite la diffusione di un questionario a cui hanno risposto 99 imprese iscritte alla Confindustria. Le imprese che sono in grado di offrire prodotti e servizi per l’efficienza energetica a livello nazionale si rivolgono in prevalenza a operatori industriali dei settori meccanico e delle costruzioni. Circa il 50% delle aziende che hanno partecipato a questa indagine proviene dall’Italia nord-occidentale.
Nel secondo caso i tre enti, Enea, I-com e Assoimmobiliare, hanno realizzato un’indagine per analizzare quale ruolo rivesta l’efficienza energetica per gli attori del mercato immobiliare tramite un sondaggio effettuato con i principali fondi immobiliari attivi in Italia. A fronte di un’elevata sensibilità diffusa tra questi operatori, si evidenzia però che la maggiore criticità riguarda le difficoltà di accesso a finanziamenti per realizzare gli interventi per il miglioramento energetico degli edifici, visto che la maggior parte dei casi analizzati ha fatto ricorso a risorse proprie. L’indagine ha rilevato che le imprese immobiliari non hanno la tendenza ad avvalersi delle Esco per realizzare gli interventi. Inoltre, si è valutata l’incidenza della qualità energetica degli immobili rispetto agli altri parametri che concorrono alla definizione del loro prezzo di vendita, ed è emerso che la qualità energetica ha un peso rilevante solo nel caso di classi energetiche elevate. Questo parametro è trascurabile nelle abitazioni dei centri storici delle grandi città.
Non si può che concordare col Commissario dell’Enea Giovanni Lelli, che ha dichiarato: «Si tratta di risultati che hanno una significativa ricaduta per l’economia italiana e che costituiscono dei progressi effettivi in un processo di riconversione orientato alla “green economy”. Il risparmio energetico conseguito va quindi letto nell’ottica di una transizione verso un sistema a minore emissione di carbonio, che conferma il reale contributo del nostro Paese al raggiungimento degli obiettivi comunitari. L’Italia deve ora massimizzare le opportunità connesse all’efficienza energetica, prima priorità della Strategia Energetica Nazionale, puntando a superare gli obiettivi europei al 2020 e realizzando una filiera industriale di prodotti e servizi per l’efficienza energetica competitiva su un mercato internazionale in via di espansione».
In queste parole sta tutta una aspettativa che merita di trovare soggetti in grado di raccoglierla e darle concretezza operativa, a tutto vantaggio dell’ambiente, dello sviluppo economico e soprattutto delle nostre condizioni di vita.