Sono state emesse otto richieste di rinvio a giudizio per funzionari e fornitori dell’Inail della Lombardia, l’Istituto per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro. I funzionari e i fornitori sono accusati di aver alterato fatture per 200mila euro. In pratica i soldi sono stati utilizzati per arredare e ristrutturare l’appartamento del cassiere dell’Istituto ma anche la cucina della casa sui Navigli del figlio, “i mobili del soggiorno”, “l’arredo del bagno con la zona lavanderia”. Tutto in tre anni per oltre 200mila euro tirati fuori dalle casse dell’Inail. “Un’attività” durata sino al 2012, quando è scattata un’inchiesta interna che ha scoperto come veniva sperperato il denaro pubblico. Sono otto gli imputati e sei le società a cui viene contestata la responsabilità della legge 231. A formalizzare la richiesta di rinvio a giudizio è il pubblico ministero, Grazia Colacicco. Ne parla il quotidiano “la Repubblica”. Oltre agli imprenditori, sono imputati il responsabile regionale della cassa dell’Istituto, Giuseppe Lovoglio, il funzionario del settore contabilità Giuseppe Pennacchia,il prima vice e poi promesso cassiere, fino all’inchiesta interna, Maurizio Della Cort e la dipendente Franca Di Giovanni. Tutti accusati di truffa, falso e corruzione. Già sono arrivate le prime richieste di patteggiamento durante l’udienza preliminare davanti al gup Giuseppe Gennari, che è stata fatta due giorni fa. Tra gli indagati sentiti in aula, Massimo R., un cinquantenne fabbro milanese, che ha eseguito i lavori: «Verso la fine del 2005 inizio a collaborare all’Inail come fornitore», racconta. «Si trattava in genere di lavori di manutenzione — dice l’artigiano — e fino al 2007 le cose sono andate avanti senza alcun problema. I lavori svolti mi venivano pagati sulla base di un listino prezzi che all’epoca esisteva». «Verso la fine del 2007 vengo contattato da Dalla Cort e da Lovaglio — responsabile regionale della Cassa — che mi fanno la proposta di chiedermi la disponibilità per fare lavori di arredo fuori dagli uffici Inail». Ed è a questo punto che al fabbro viene fatta la proposta di aumentare i preventivi per i lavori reali di circa il 20, 30 per cento: “L’accordo prevedeva che avrei dovuto mettere da parte la differenza tra il valore effettivo del lavoro e quello dichiarato, creando una sorta di “tesoretto” destinato a essere utilizzato (come di fatto è successo) per arredare le loro rispettive case”. (Serena Marotta)