Il peso della neve ha provocato il cedimento del tetto e di un muro nell’area del quarto reattore di Chernobyl. Il crollo ha coinvolto un’area di 600 metri quadri, ma non ha toccato il sarcofago che protegge il reattore. La radioattività non è quindi cresciuta e non si sono contate vittime. La Protezione civile russa ha dichiarato che “non ci sono minacce per la vita o la salute della popolazione”. Ilsussidiario.net ha intervistato Alessandro Clerici, presidente onorario del World Energy Council (Wec) Italia e responsabile della task force internazionale del Wec “Il nucleare dopo Fukushima”.
Com’è la situazione per quanto riguarda la sicurezza delle centrali nucleari in Europa?
L’Ue ha messo in atto degli stress tests, affidando a ciascuna nazione il compito di attuarli e verificare la sicurezza dei propri impianti nucleari. Quasi ovunque è emerso che non ci sono problemi sostanziali e sono state messe in atto o sono in attuazione le raccomandazioni Ue tenendo conto di quanto è avvenuto a Fukushima. In particolare si sta cercando di aumentare l’affidabilità/ridondanza di quei servizi ausiliari che a fronte di un’emergenza possono garantire una maggiore sicurezza.
L’Ue non ha una sua politica sul nucleare, ma l’ha demandata ai singoli Stati?
L’Ue ha una sua politica, ma siccome la scelta dei singoli Stati è vincolante, si è limitata a fornire delle raccomandazioni. La sovranità nazionale non può essere superata, anche l’Agenzia Atomica Internazionale dell’Onu può compiere quella che in gergo si chiama una “friendly persuasion”, una persuasione amichevole, ma non può imporre la chiusura di un impianto o di non realizzare una centrale di un certo tipo. Anche di fronte all’Onu la sovranità nazionale ha la supremazia rispetto alle altre istanze.
Lei come valuta le raccomandazioni dell’Ue sul nucleare?
Le ritengo buone, soprattutto per quanto riguarda i nostri reattori della Ce che sono in condizioni sensibilmente più sicure di quelle di alcune altre nazioni e operano in un contesto meglio organizzato.
Quali garanzie offrono le centrali di nuova generazione?
I reattori di terza generazione e di terza generazione + hanno una probabilità di eventi catastrofici da dieci a cento volte inferiore a quelli di seconda generazione. Inoltre se anche succedesse qualcosa al nocciolo, non filtrerebbe all’esterno nessuna radiazione. Quindi anche nel caso di un grave disastro che provocasse la fusione del nocciolo, le eventuali radiazioni rimarrebbero nella centrale e non avrebbero alcun impatto sull’esterno.
Che cosa ne pensa delle recenti dichiarazioni di Giuseppe Zullino, responsabile energetico della Lista Monti, che ha spiegato di ritenere che “il futuro energetico di un Paese debba essere scelto con razionali valutazioni tecnico-economiche, e non appunto, per referendum”?
Chiaramente le scelte energetiche, come anche quelle più importanti per un Paese, dovrebbero essere fatte sulla base di una diffusa informazione super partes con un approccio razionale e che tenga in conto sia gli aspetti tecnico economici che valutazioni di rischi ambientali per la salute. Le modalità in cui si è svolto l’ultimo referendum sul nucleare in Italia non sono state certo in linea con tali presupposti. Non sono infatti state offerte le informazioni necessarie, si è votato sull’onda emotiva di Fukushima e si è trasformato quello sul nucleare in un referendum a favore o contro Berlusconi.
A due anni da Fukushima, quali sono stati gli effetti sulla salute della popolazione?
A oggi dall’incidente di Fukushima non è risultato ancora nessun morto rispetto all’effetto del disastro nucleare causato dallo tsunami, il quale al contrario ha provocato la morte di più di 20mila persone. E’ difficile dire in futuro quali saranno potenzialmente gli effetti delle radiazioni fuoriuscite dall’impianto nucleare. La Tepco ha dichiarato di ritenere che nell’ambito di due secoli possano verificarsi alcune decine di vittime causate dalle radiazioni.
In questo momento nel mondo c’è la tendenza a costruire nuove centrali?
Il problema del nucleare oggi ha due aspetti: il primo è l’impatto sulla sicurezza ambientale e sulla emotività delle persone e il secondo è quello dei costi. Gli Stati Uniti, che avevano programmato circa 30 nuovi reattori nucleari, si limiteranno a completare I quattro già iniziatI. Negli Usa il gas costa solo 3,5 dollari per mega Btu, e ciò permette di produrre energia elettrica a un prezzo nettamente più basso del nucleare. Del tutto diversa la situazione in Giappone, dove il gas costa 19 dollari per mega Btu. Infine, occorre tenere conto delle “liabilities”, cioè di chi è responsabile e paga i danni di possibili e rari incidenti catastrofici come quello di Fukushima, danni valutati in oltre 100 miliardi di dollari. Le procedure dei vari Stati prevedevano una responsabilità del proprietario o del fornitori della centrale fino ad un limite diverso da Stato a Stato e dell’ordine del miliardo di dollari; i danni in eccesso venivano considerati “act of God” e si considerava venissero pagati dallo Stato; chiaramente in tempi di crisi come quelli attuali ciò rappresenta sempre di più un problema per i vari governi centrali che tentano di riversare tutti i rischi su proprietari/fornitori del reattore che chiaramente si defilano. Potremo discutere più in dettaglio la situazione attuale del nucleare nel mondo in base a quanto ho modo di conoscere tramite i membri del gruppo di lavoro del Wec.
(Pietro Vernizzi)