Per mera coincidenza, il 25 giugno Reinaldo Figueredo, a lungo ministro degli Esteri del Venezuela, per dieci anni ai vertici del Segretariato delle Nazioni Unite (con competenze in materia di energia) e da otto anni residente in Val d’Acri per studiare come le piccola Basilicata (mezzo milione di residenti) sta sfruttando il proprio potenziale di petrolio, era all’Istituto Affari Internazionale per uno dei seminari a porte chiuse del programma Global Outlook. Gran parte delle due ore dell’incontro con dirigenti del settore ed esperti sono stati dedicati alla “fragilità” energetica dell’Italia: nel 1972-73 – ha ricordato Figueredo – l’Italia era tecnologicamente molto più avanzata della Francia, specialmente in materia di energia nucleare per scopi civili. Oggi siamo circondati da centrali nucleari francesi e svizzere, compriamo dai nostri vicini energia nucleare, ma siamo i primi a essere danneggiati nell’eventualità di una riduzione dei rifornimenti dal Nord Africa, dal Medio Oriente e dalla Russia. Neanche in Val d’Acri – secondo Figueredo- nonostante il buon lavoro dell’Eni, riusciamo a organizzarci per trarre maggior vantaggio dalle risorse a nostra disposizione.
Queste frasi mi sono tornate in mente ascoltando la relazione del Presidente dell’Autorità dell’Energia e del Gas, Guido Bortoni, nella Sala della Lupa della Camera dei Deputati la mattina di ieri. L’Autorità – è vero- ha compiti regolatori, ma avrebbe potuto – come ha fatto settimana scorsa il Presidente dell’Antitrust – dare indicazioni. Soprattutto in quanto la Strategia energetica nazionale (di cui abbiamo già parlato) è parsa debole e frettolosa sotto diversi aspetti.
Bortoni ha ricordato che “il calo dell’attività economica, rivelatosi nella perdita di ben sette punti di Pil dal 2008 a oggi, si è riflesso anche nella picchiata (verso il basso) della domanda di energia del Paese, che nel 2012 è tornata ai livelli del 1998 e non dà segni di ripresa”. Ha sottolineato che “nel settore elettrico preoccupa il crescente peso degli oneri di sistema sulle bollette: il continuo rialzo (+10% in 4 anni per la famiglia tipo) sta riducendo gli effetti positivi del mercato”. Ha dato a se stesso e ai suoi colleghi una pacca sulle spalle, auto-congratulandosi per il fatto che “le bollette nel settore del gas sono in calo in seguito alle riforme introdotte dall’Autorità dal 2011” e sottolineando che “all’interno di questo cambiamento strutturale dei mercati e di ritrovata coesione europea ha trovato origine il progetto dell’Autorità di riforma delle condizioni economiche del servizio di tutela gas (famiglie e piccole imprese), con la principale finalità di trasferire a tutti i clienti i benefici derivanti da prezzi spot all’ingrosso della materia prima allineati a quelli europei”.
Ha ammesso che “il fatto che le tariffe italiane si collochino tra le più basse d’Europa, non ci esime dall’affrontare, insieme a Governo e Parlamento, il tema della salvaguardia completa delle utenze deboli e di quelle non disalimentabili”. Si è anche auto-complimentato sulla bassa età media (43 anni) e sulla presenza femminile (la metà) nel personale dell’Autorità.
La relazione fa riferimento ai benefici di una maggiore integrazione regolatoria mitteleuropea, ma non tratta della vocazione internazionale dell’Italia in materia di energia. Si parla di una politica energetica europea sin dagli anni Sessanta, ma neanche le crisi petrolifere degli anni Settanta hanno contribuito alla sua formazione. Il Trattato di Lisbona pone l’energia al centro dell’attività europea e le conferisce una base giuridica che le mancava nei precedenti trattati (articolo 194 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue)). In questa materia ci si sarebbe aspettato più di qualche cenno anche in quanto l’Ue ha adottato nel dicembre 2008 una serie di misure il cui obiettivo è ridurre il suo contributo al riscaldamento del clima e garantire l’approvvigionamento energetico. Non c’è accenno alla proposta della Sen di trasformare il Paese in un hub del gas sud-europeo al fine di accentuare competitività ed efficienza. Anche se ho dubbi su tale proposta, essa (ove attuata) avrebbe implicazioni regolatorie molto profonde che mi aspettavo indicate nel documento.
Infine, in materia di energia e gas il sistema di “governance” è molto complesso: si accavallano numerosi livelli di governo e più di un’autorità indipendente, ma si trascura il ruolo chiave, a livello locale, dei sindaci e dei consigli comunali per giungere a decisioni condivise. Occorre guadare a due livelli, da un lato, all’Europa – quello più alto ma più distante -, dall’altro al Comune – quello più vicino ai cittadini – per giungere a una Sen davvero operativa. Su questi argomenti l’Autorità non ha nulla di dire?