I dati economici sono pessimi, ma è doveroso segnalare che la reazione sociale alla crisi è sorprendentemente attiva, innovativa e solidale. Ciò è molto importante per l’analisi economica, perché indica che la società è forte nonostante la politica sia, al momento, debole: quando la politica italiana tornerà per lo meno ordinata, e quella europea realistica, troverà un’Italia certamente impoverita, ma pronta alla ripresa e all’ottimismo. Forse queste parole non rendono giustizia alle centinaia di migliaia di persone che stanno vivendo momenti tragici perché è caduto loro il cielo addosso, senza colpa. Certamente sono stonate in relazione al lutto dei famigliari che piangono il suicidio di troppi imprenditori e alla disperazione di tanti senza lavoro che temono di non trovarlo mai più, considerando anche l’immensa tristezza di molti pensionati che vedono il loro reddito già minimo eroso al punto da mettere in forse i pasti e la dignità della persona. Ma è anche motivo di speranza per questi rilevare quanti combattano contro la crisi invece di rassegnarsi, riuscendo a superare le avversità in modi innovativi.
Io sono rimasto colpito da come un piccolo produttore di arredi, in teoria condannato a soccombere per la crisi del mercato interno, sia riuscito a conquistare l’accesso a quello internazionale, salvando l’impresa. Commosso nel vedere – perché segnalato da testimoni che chiedevano: “lo scriva prof” – tanti piccoli imprenditori, artigiani e professionisti che impiegano i loro risparmi e patrimoni personali per non licenziare i dipendenti anche se il conto economico dell’attività è in perdita.
Non mi ha sorpreso, invece, la collaborazione tra imprenditori e dipendenti, tra sindacati e proprietà, nelle medie aziende, ma è stupefacente osservare quanta innovazione competitiva ed efficienza nel processo industriale tale collaborazione riesca a produrre pur in un ambiente economico avverso. E anche nelle vituperate banche una parte dei funzionari, mentre un’altra agisce in modi rigidi e burocratici, fa tutto il possibile per erogare credito anche forzando i parametri di merito creditizio che non lo permetterebbero.
Dipende dal tipo di persone, si dirà. Ma proprio questo è il punto: sotto i numeri dell’economia ci sono le persone e, alla fine, è la qualità tecnica e morale di queste che alza o abbassa i numeri stessi. Ho prova di una società italiana di elevatissima qualità morale e tecnica. Volevo dirvelo perché questo è il vero dato di realtà che rende probabile la ripresa, pur non così presto come vorremmo.