Gli ultimi dati sull’occupazione mostrano uno scenario preoccupante per i giovani italia: il 29% di loro sono disoccupati, un dato tra i più alti in Europa. Come uscire dalla crisi? «Oggi occorre una politica che sostenga l’occupazione rivalutando le eccellenze della piccola e media impresa italiana», è la risposta del ministro per la Gioventù Giorgia Meloni. «È la spina dorsale della Nazione: bisogna aiutare chi vuole fare impresa, creando occupazione e formando giovani tecnici preparati e specializzati». E la candidatura olimpica di Roma per il 2020 può essere un’occasione importante; a patto però che sia «la ciliegia sulla torta» di un processo più ampio di rilancio, che non si fermi con la chiusura dei Giochi.
Le Olimpiadi per Roma sono una grande occasione. Il presidente della Cdo di Roma e del Lazio, Marcello Piacentini, ha detto al Sussidiario che è un evento che non può che essere positivo, ma che non bisogna limitarsi alla promozione del “grande evento” per implementare lo sviluppo della città. Il sindaco non rischia una deriva “veltroniana”?
«Un evento mondiale come l’Olimpiade rappresenta un’occasione straordinaria, sotto ogni profilo: economico, sociale, culturale e ovviamente sportivo. Sarebbe un’opportunità storica da celebrare con rigore ed entusiasmo. Naturalmente a patto che rappresenti solo la ciliegia sulla torta e non la si intenda come la panacea di mali antichi di cui soffre Roma. In questo senso sono d’accordo sul pericolo che ci si affidi ai grandi eventi per coprire mediaticamente i problemi quotidiani. Alemanno è comunque un uomo del fare, sono fiduciosa.
«Occorre sin da subito una pianificazione efficace e lungimirante degli sforzi e degli investimenti, per far sì che, anche all’indomani dell’evento sportivo, i riflettori che Roma potrà tener puntati su di sé non la abbandonino, ma si trasformino in opportunità concrete».
È Gianni Letta l’uomo giusto per portare a casa il risultato? Obiettivamente, quante possibilità crede che ci siano?
«Gianni è persona di grande garbo, equilibrio e determinazione. Mi sembra la persona giusta al posto giusto. Certo non dipenderà da lui l’assegnazione dell’Olimpiade, ma saprà fare il lavoro migliore possibile per giocarci bene le nostre carte. Poi vedremo come va a finire. Sappiamo già che le logiche dietro l’assegnazione dei Giochi sono molto complesse e anche un po’… opache. Speriamo bene».
ROMA, I GIOVANI E LE IMPRESE, CONTINUA A LEGGERE L’INTERVISTA AL MINISTRO MELONI CLICCANDO SULLA FRECCIA
Le Olimpiadi posso essere una grande occasione in termini di occupazione per i giovani. Le giriamo la domanda di un nostro lettore: «Sto prendendo la seconda laurea, parlo e scrivo almeno tre lingue, lavoro gratuitamente per un’associazione europea e un giornale online: sulla base di questo, le sembra giusto che le mie prospettive lavorative, nel nostro Paese siano così magre e scarsamente retribuite?».
«I giovani italiani di oggi sono i primi nella storia della Repubblica che si trovano a vivere una situazione più difficile rispetto a quella dei loro genitori. Questo però non è dovuto soltanto alla crisi internazionale, la più grave dal 1929, ma anche da decenni di malapolitica passata a soddisfare interessi di caste e baronie, alla ricerca di un consenso elettorale immediato e senza alcuna attenzione per il futuro della Nazione. Oggi occorrono coraggio e lungimiranza, e una politica in grado di pensare al futuro dell’Italia per i prossimi dieci, venti, trent’anni. Una politica che sostenga l’occupazione rivalutando le eccellenze della piccola e media impresa italiana, la spina dorsale della Nazione, aiutando chi vuole fare impresa creando occupazione, e formando giovani tecnici preparati e specializzati. Una politica che sostenga la famiglia, garantendo alle giovani donne italiane il diritto a realizzare il desiderio di avere figli, come ad esempio prevedono alcuni dei provvedimenti contenuti nel pacchetto “Diritto al futuro”. Una politica che introduca una fiscalità di sostegno alle fasce deboli, così come intende fare il Governo con l’introduzione del quoziente familiare».
A proposito: dal progetto sul federalismo ci si aspettava di più per quanto riguarda le politiche di aiuto alla famiglia. Tanti ragazzi oggi fanno fatica a mettere su famiglia, dovendo fare una scelta difficile tra avere figli o perseguire con successo una carriera lavorativa. Si può fare meglio? Quali provvedimenti prevedete per il prossimo futuro?
«In un momento di crisi come quello da cui stiamo poco alla volta uscendo, abbiamo ritenuto fosse fondamentale, pur nella situazione di austerità imposta dallo stato dei conti pubblici, garantire un sostegno ad una delle fasce di popolazione più deboli ed esposte, come i giovani.
«”Diritto al futuro” è parte integrante dell’opera più vasta svolta dal governo Berlusconi in favore delle nuove generazioni, già raccontata nel volume “Il governo dei giovani” e nell’omonimo sito, in continuo aggiornamento. “Diritto al futuro” è la fiducia in una generazione che non è fatta di “bamboccioni”, ma di giovani uomini e donne determinati a costruire il proprio futuro e quello dell’Italia. Sono proprio i numeri a mostrare la portata del progetto. 216 milioni di euro messi in campo dal Ministro della Gioventù, che diventano 300 milioni grazie al cofinanziamento pubblico e privato. 10.000 posti di lavoro a tempo indeterminato per giovani genitori con contratti atipici; 10.000 mutui concessi a giovani coppie di precari; 100 milioni per l’impresa giovanile, il talento e l’innovazione tecnologica; 20.000 tra i migliori neolaureati d’Italia messi a contatto con il mondo produttivo; 30.000 giovani meritevoli che potranno investire sul proprio futuro e completare la propria formazione grazie a un prestito garantito; oltre 68 milioni di spesa coordinata con gli enti locali a favore delle giovani generazioni.
«I decreti che compongono il pacchetto “Diritto al Futuro” sono già stati firmati, e la loro dotazione economica interamente finanziata. Espletati gli ultimi passaggi dell’iter burocratico, saranno attivi già nei prossimi mesi».
IL GIUDIZIO DEL MINISTRO SULLA GIUNTA ALEMANNO E IL SUO RAPPORTO CON GARBATELLA, CONTINUA A LEGGERE L’INTERVISTA CLICCANDO SULLA FRECCIA
Il professor Grilli, politologo, sostiene che è meglio che Alemanno si dimetta se, invece di rilanciare la propria azione, continuerà a galleggiare. L’inserimento di De Palo, un giovane trentaquattrenne della società civile, è un bel segnale. Ma basterà a restituire ad un elettorato un po’ distante la fiducia nel sindaco?
«Credo che De Palo sia una persona in gamba, a cui peraltro ho già espresso la massima disponibilità da parte mia a lavorare insieme. Cosa che era avvenuta ottimamente anche con l’assessore Marsilio. Credo che l’elettorato non abbia mai perso la fiducia nel sindaco Alemanno, ma sia solo molto impaziente di vedere realizzate tutte le cose promesse. Il problema è che il sistema che ha governato Roma negli ultimi dieci anni sembra fare molte resistenze di fronte alle riforme necessarie. D’altra parte ci è stato chiesto dalla gente di Roma il cambiamento, e quello deve avere».
Lei è nata è vissuta nella capitale: qual è il suo rapporto con Roma? Ci dica: il suo scorcio preferito, la cosa che le piace di più della città, quella che le piace di meno, dove ha mangiato la carbonara più buona, il tiramisù migliore, l’insulto vernacolare più divertente…
«Sono nata e cresciuta alla Garbatella. Naturalmente è quella parte che sento più mia, ma potremmo fare un’intervista intera solo a parlare di tutti gli scorci di Roma che mi appassionano. Non mi piacciono i palazzoni-alveari in stile architettura sovietica dove sono state stipate migliaia di persone in condizioni di scarsa vivibilità. Se pensate che la Garbatella è un quartiere nato con l’edilizia popolare, si può facilmente immaginare come le esigenze abitative possano sposarsi la bellezza e la qualità della vita.
«Da Bucatino adoro la carbonara con la tovaglia di carta al collo, il tiramisù di Pompi è un’istituzione cittadina, ma lasciamo perdere il cibo che è un discorso doloroso in tempi di dieta… Per quanto riguarda gli insulti, me ne vengono in mente decine, spesso raccontati dai cabarettisti più bravi, ma comincio ad aver paura che si possa etichettare i romani come gente sguaiata. Siccome non lo sono affatto, mi astengo dal rispondere».
(Pietro Salvatori)