Era l’8 agosto quando l’Olimpia Milano annunciò ufficialmente l’ingaggio di MarShon Brooks. La partenza di Keith Langford e Curtis Jerrels – due eroi dello Scudetto, soprattutto il secondo, entrato nel cuore di tutti i tifosi delle scarpette rosse per il canestro della vittoria allo scadere in Gara 6 a Siena – alla volta di soldi russi (del Kazan) necessitava di rimbalzo l’acquisto di un gran giocatore. E il gran giocatore è arrivato da oltre l’Oceano Atlantico: guardia, classe ’89, uscita dall’Università di Providence, ha incantato la Nba nel suo anno da rookie (2011-2012) con la maglia degli allora New Jersey Nets, con i quali ha siglato 12.6 punti di media. Le cose poi, però, cambiano in negativo: sballottato tra Celtics, Nbdl, Warriors e Lakers si perde un po’ via, anche se nella passata stagione, agli ordini di Mike D’Antoni a Los Angeles, gioca 18 partite (a minutaggio ridotto) segnando 115 punti. E a proposito del Baffo, ex leader di Milano (sia in campo da giocatore che in panchina come coach), Brooks racconta alla Gazzetta dello Sport che “giocare per lui è stata un’esperienza meravigliosa: “Gli chiesi consiglio anche sul futuro e lui mi disse che dovevo fare esperienza e di non escludere la possibilità di venire in Europa”. E, destino ha voluto che nel futuro di Marshon Brooks, come nel passato di Mike, ci fosse Milano: “Quando Milano mi ha contattato mi sono tornate in mente le sue parole. Solo dopo ho scoperto che D’Antoni è stato uno dei più grandi giocatori della storia del club”. Nel corso della chiacchierata con il quotidiano in rosa la guardia parla dunque del suo impatto con il basket europeo, definito “incoraggiante”: “Qui si gioca una pallacanestro differente, con molta circolazione di palla e dove segnare non è l’unica priorità: ogni giocatore deve saper fare più cose. Questa esperienza, ne sono certo, mi renderà un giocatore migliore”. E mediocre, al momento, non lo è di certo: l’Olimpia Milano, in potenza, ha in roster un crack capace di trascinarla ben lontano in Eurolega, oltre alla riconferma nazionale. E dopo tanti – anche troppi – anni di beffe e delusioni i cuori biancorossi sognano in grande.