Una grande iniziativa europea che, coinvolgendo 27 Stati e alcuni milioni di cittadini, obblighi la Commissione Ue e il Parlamento di Strasburgo ad aprire un dibattito sulla difesa della vita fin dal concepimento. Ad annunciarla è Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, che sottolinea come il suo obiettivo sia quello di arrivare a tre direttive Ue, rispettivamente nel campo della sanità, della ricerca scientifica e dell’aiuto allo sviluppo, per fare sì che tutte le azioni degli organismi europei siano coerenti con il principio che riconosce l’esistenza dell’essere umano fin dal primo istante di vita. Una tappa fondamentale in questa direzione sarà il “Lifeday” di domenica in Vaticano, cioè l’incontro dei volontari del Movimento per la Vita italiano i cui partecipanti saranno salutati da Papa Benedetto XVI durante il Regina Coeli in piazza San Pietro.
Casini, qual è il significato del “Lifeday” di domenica prossima?
Il “Lifeday” è un evento per non rassegnarsi all’ingiustizia dell’aborto. Da 24 anni, in prossimità di ogni 22 maggio, data di pubblicazione della legge 194 sulla Gazzetta Ufficiale, organizziamo una manifestazione per dire no all’assuefazione alla pratica dell’interruzione di gravidanza.
Una commemorazione proiettata al passato dunque …
Niente affatto, non vogliamo che questi eventi siano una raccolta di “combattenti e reduci”, legati mestamente al passato. Intendiamo viceversa proiettarci verso un superamento dell’ingiustizia attraverso iniziative sempre nuove. Tra queste c’è un concorso per tutti i giovani delle scuole italiane, i cui vincitori hanno l’opportunità di simulare un dibattito nel parlamento Ue di Strasburgo, nel corso del quale sarà redatto un documento sul rapporto tra diritto alla vita e Unione Europea. L’evento che ha dato inizio a questo concorso è stata la manifestazione del 17 maggio 1986 a Firenze.
Perché quella data è stata così importante nella lotta per la difesa della vita?
Vi parteciparono anche Madre Teresa di Calcutta e Chiara Lubich e si concluse con un documento inviato al presidente del Parlamento Ue, Pierre Pflimlin. Organizzammo quindi un concorso tra gli studenti, i cui vincitori portarono il documento a Strasburgo. Da qui è nata l’idea di ripetere l’iniziativa ogni anno, coinvolgendo oltre un milione di giovani e selezionando 8mila vincitori. Domenica nell’aula Paolo VI in Vaticano premieremo i 250 vincitori di quest’anno, con la testimonianza di alcuni dei premiati delle precedenti edizioni, che si sono recati a Strasburgo per dare voce a chi non ha voce.
Un evento come il “Lifeday” può essere in grado di incidere anche dal punto di vista politico?
Il nostro obiettivo è dare avvio a un’iniziativa europea importante. Il trattato di Lisbona prevede che un milione di cittadini, appartenenti ad almeno sette Stati, possano chiedere un atto giuridico agli organismi comunitari per attuare i trattati. Questi ultimi fanno riferimento alla dignità umana come fondamento dell’Europa, ma non specificano il modo in cui questo principio si attua per quanto riguarda la vita nascente. Chiederemo dunque l’approvazione di tre direttive comunitarie, attraverso le quali si sancisca che tutte le attività dell’Unione europea nei campi della sanità, della ricerca scientifica e dell’aiuto allo sviluppo, devono essere coerenti con il principio che riconosce l’esistenza dell’essere umano fin dal suo concepimento.
Come pensate di raggiungere questo scopo?
Puntiamo a coinvolgere 27 Stati e a ottenere diversi milioni di adesioni in un anno. Secondo il Trattato di Lisbona, la Commissione Ue dovrà quindi aprire un dibattito con gli organizzatori della petizione. La discussione passerà poi al Parlamento di Strasburgo, dove sarà vagliata la possibilità di approvare le direttive proposte.
Per quale motivo il suo Movimento ha scelto di aderire al Lifeday e non alla Marcia per la vita di una settimana fa?
Noi avevamo organizzato la nostra iniziativa ben prima della Marcia per la vita, e abbiamo quindi deciso di concentrare le nostre energie sull’evento di domenica prossima. Anche la Marcia è una buona cosa, ma si tratta di una manifestazione che noi riteniamo debba essere inserita in un contesto più vasto. Il nostro atteggiamento nei confronti dei suoi organizzatori è stato collaborativo, tanto è vero che il nostro vicepresidente era presente alla Marcia, ma speriamo che chi era in piazza domenica scorsa partecipi anche al Lifeday.
Esistono delle differenze culturali tra le due manifestazioni?
Il Movimento per la Vita avverte una difficoltà di fondo, che è mondiale e non solo italiana: non basta dire “Viva la vita e abbasso l’aborto”, occorre capire come riuscire a cambiare le cose. Invece di rassegnarsi a gridare, bisogna ottenere dei risultati che rappresentino tappe in grado di esprimere un lavoro quotidiano. Il valore della vita è così vero e grande che è presente nel cuore anche di coloro che apparentemente sembrano avversari o indifferenti.
(Pietro Vernizzi)