Scongiurato il rischio di trasformare il sito Unesco di Villa Adriana nella nuova discarica romana e accettate le dimissioni di Giuseppe Pecoraro da commissario all’emergenza rifiuti di Roma, il governo è in cerca di un nuovo sito che dovrà al più presto sostituire quella bomba a orologeria chiamata Malagrotta. Il ministro dell’Ambiente Clini prende quindi la situazione in mano e punta il dito contro una città «viziata da una grande discarica» che ha permesso di rinviare «per molti anni il problema dei rifiuti». Le direttive europee e la raccolta esistono dal 1981, insiste Clini, quindi «bisogna individuare la responsabilità di chi non le ha fatte rispettare». In queste ore sta intanto tornando alla ribalta il nome di una località che a breve potrebbe ospitare la discarica temporanea della capitale: si tratta di Monte Carnevale, nelle immediate vicinanze di Malagrotta ma di dimensioni ridotte, definito dallo stesso ministro «un sito sicuro» perché «è su ottanta metri di argilla ed è dotato di una barriera naturale molto consistente». La scelta definitiva deve però essere presa nel minor tempo possibile, l’emergenza rifiuti stile Campania è dietro l’angolo e tutta la vicenda ha ormai raggiunto, almeno a detta di Clini, «un punto che potrebbe diventare critico». IlSussidiario.net ha chiesto quindi a Ermete Realacci, deputato del Pd e presidente onorario di Legambiente, un commento su quanto sta accadendo a Roma.
Come commenta innanzitutto l’operato del governo di queste ultime settimane?
Il governo si è mosso nella vicenda rifiuti in ordine sparso, andando a recuperare all’ultimo una situazione che era diventata preoccupante da molti punti di vista. Sono stati commessi molti errori, primo tra tutti quello di procedere con lo strumento del commissariamento, la cui attivazione non era assolutamente necessaria. Abbiamo già visto in passato quanto questo provvedimento abbia generato sempre e solo pessime politiche in regioni come Campania, Calabria e Sicilia, quindi nel Lazio sarebbe stato più giusto e più semplice responsabilizzare le istituzioni su una scelta assolutamente ordinaria rispetto a quello che stava accadendo.
Ecco, cosa stava accadendo nella capitale ormai da troppi anni?
La città, le istituzioni e il territorio di Roma hanno vissuto per anni in una sorta di pigrizia generata dall’esistenza dell’enorme discarica di Malagrotta che ha permesso alla capitale di smaltire i rifiuti a prezzi molto bassi rispetto ad altre parti d’Italia. Basti pensare che il costo della discarica di Malagrotta è tuttora circa un terzo di quello di tanti comuni del centro-nord.
Quali sono gli aspetti che ritiene più inspiegabili una volta appurato che il sito di Malagrotta era ormai saturo?
Pur sapendo da tantissimo tempo che la discarica si sarebbe presto esaurita, nessuno ha fatto niente affinché la capitale adottasse politiche serie nel campo dei rifiuti ed è una responsabilità che coinvolge non solo questa ma anche tutte le amministrazioni precedenti. E’ inaccettabile che Roma abbia un livello di raccolta differenziata così basso e di così scarsa qualità ed è vergognoso che non sia mai stato scelto un altro sistema di smaltimento che non sia solamente una discarica indifferenziata. Da tempo l’Unione europea prevede che non vengano mandati in discarica rifiuti di questo tipo, chiedendo anzi che la discarica sia solo l’ultimo anello di un percorso di trattamento del rifiuto.
Cosa ha fatto invece l’amministrazione capitolina in una situazione del genere?
In questa condizione che era nota da tempo è cominciato un lancio reciproco di accuse che ha portato alla richiesta di commissariamento, scaricando in questo modo sul commissario una scelta che doveva essere invece presa dalle istituzioni molti anni prima.
Come giudica invece l’operato di Pecoraro prima delle dimissioni?
Pecoraro si è mosso in maniera approssimativa e poco trasparente. Si è innanzitutto concentrato solo sulla scelta del luogo dove smaltire i rifiuti, invece che su una reale e necessaria politica per risolvere davvero il problema, scegliendo peraltro un sito ridicolo, pessimo dal punto di vista ambientale e impresentabile dal punto di vista dell’immagine del Paese. Fin da subito era chiaro che Corcolle, vicino a Villa Adriana, non sarebbe mai stato in grado di accogliere la quantità di rifiuti prodotta da Roma, quindi migliaia di tonnellate al giorno. Una scelta che ritengo quindi davvero incomprensibile.
Hanno poi preso in mano la situazione i ministri Clini e Ornaghi. Cosa ne pensa?
Soprattutto il ministro dei Beni culturali si è mosso in questa vicenda con serietà, facendo emergere i veri problemi e affermando in più occasioni la necessità di scegliere non solo un nuovo sito, ma una politica diversa per la raccolta e il trattamento dei rifiuti. Mi auguro quindi che le dimissioni di Pecoraro consentano adesso di risolvere la situazione in tempi ancora più stretti e con il piede giusto.
Clini ha anche fatto sapere di voler rggiungere il 50% di raccolta differenziata nei prossimi 18 mesi. Cosa ne pensa?
Non è accettabile che la città di Roma resti all’attuale 20% di raccolta, peraltro in molti casi di pessima qualità. Dopo il caso della Campania e di altre zone del Paese, questo non rappresenta certamente un ulteriore buon biglietto da visita in Europa. Oltretutto l’Italia ha dimostrato più volte, non solo al Nord ma anche al Sud, che quando vuole riesce ad ottenere raccolte differenziate di altissimo livello. Quando le amministrazioni sono credibili e funzionano, anche al Sud abbiamo comuni con livelli di raccolta differenziata altissimi, come a Salerno.
Dunque cosa è necessario?
Bisogna ripartire da una raccolta differenziata seria che coinvolga le istituzioni e i cittadini ed è necessario che in discarica arrivino solamente i rifiuti trattati dopo uno specifico percorso che l’Europa da tempo prevede. E’ un obbligo a cui siamo chiamati e mi auguro che adesso la situazione possa cambiare, ricordando sempre che il tempo a disposizione è veramente poco.
(Claudio Perlini)