Roma. Dopo quasi cinquant’anni di presenza a Ponte Galeria, zona sud-ovest della capitale, Raffinerie di Roma si appresta a chiudere. Qualche settimana fa l’azienda, posseduta al cento per cento da Totalerg, ha comunicato agli oltre 250 dipendenti che a partire da settembre 2012 verrà trasformata in un polo logistico per lo stoccaggio e la movimentazione di prodotti petroliferi e che quindi l’impianto di raffinazione chiuderà definitivamente i battenti. Esultano gli ambientalisti ma non i lavoratori, fino ad oggi letteralmente abbandonati dalla famiglia proprietaria dell’azienda che avrebbe dato il drastico annuncio, a detta dei sindacati, senza presentare alcun piano occupazionale. Per questo già da martedì mattina sono iniziati scioperi e mobilitazioni di fronte ai cancelli di via Malagrotta 226, indetti da lavoratori e sigle sindacali nella speranza di poter ottenere l’intervento delle istituzioni locali e regionali a salvaguardia di uno degli ultimi impianti industriali della capitale. La chiusura della raffineria laziale non arriva infatti come un vero fulmine a ciel sereno e, alla luce della pesante crisi che sta investendo l’intero settore in Europa e in Italia e a seguito dello stop degli impianti di Gela e Falconara, anche il nome della raffineria capitolina appariva ormai da tempo sulla lista delle possibili chiusure in programma. IlSussidiario.net ha parlato con Giuseppe Mandato, Segretario generale della Femca Cisl Lazio, il sindacato dei settori energia e chimico che sta seguendo personalmente la vicenda. «Qualche tempo fa Raffinerie di Roma ci ha annunciato che a settembre chiuderà l’impianto di lavorazione del greggio a Ponte Galeria. L’attività continuerà fino all’esaurimento del petrolio ancora presente nei depositi ma è stato comunque deciso che per quel periodo la raffineria chiuderà. Attualmente si sta finendo di scaricare il petrolio rimanente da alcune imbarcazioni presso la darsena di Fiumicino ma una volta finita la raffinazione l’azienda si trasformerà in un semplice sito di stoccaggio dove giungerà il prodotto già raffinato, che verrà solamente depositato e inviato successivamente ai vari distributori. Tutto questo significa che avverrà un esubero di circa 200 lavoratori».
Anche Mandato conferma che l’attuale difficoltà del settore, la crisi economica internazionale e la drastica riduzione dei consumi di carburante in Europa e quindi anche in Italia hanno portato già in passato a diverse chiusure da parte di Eni, «che per la prima volta nella sua storia ha dovuto fermare le raffinerie di Gela e di Porto Marghera. Per questo in parte ci aspettavamo che anche la raffineria di Roma potesse avere delle ripercussioni, ma non con tempi di preavviso così ristretti e in una maniera tanto drastica, senza alcun tentativo di ricercare una soluzione. Da tempo stiamo seguendo attentamente il problema della raffinazione, ma è chiaro che un evento del genere produrrà una serie di problemi anche per quanto riguarda i rinnovi contrattuali: alla fine di quest’anno scade infatti il contratto Energia Petrolio e proprio a riguardo stiamo per presentare ipotesi di piattaforme per il rinnovo, ma nonostante questo sappiamo bene che la situazione della raffinazione creerà numerosi problemi».
Raffinerie di Roma ha annunciato la chiusura dell’impianto in tempi decisamente brevi e al momento non ha presentato alcun piano ocupazionale, «per questo – commenta Mandato – è necessario trovare al più presto soluzioni concrete per ammortizzare l’impatto sociale che la chiusura avrà su tutti i lavoratori». E’ partita intanto la protesta dei lavoratori: «Abbiamo stabilito un pacchetto di ore di sciopero e già da martedì mattina sono cominciate le prime mobilitazioni. Come sindacato abbiamo chiesto innanzitutto un incontro con il Prefetto per cercare di ragionare sulla questione, abbiamo scritto alle istituzioni, al Ministero e alla Regione per poter aprire un tavolo di confronto su un problema che a settembre coinvolgerà oltre 200 lavoratori. Parliamo quindi di persone e famiglie in forte difficoltà che si vanno a sommare a tutta la situazione non certo rosea per il Lazio e per tutto il Paese dal punto di vista occupazionale. Ci aspettiamo quindi che il Ministero ci convochi per una prima riunione per ascoltare e quantomeno capire quali sono le maggiori problematiche, in modo da poter essere pronti a settembre al momento della chiusura». Giuseppe Mandato conclude esprimendo la propria preoccupazione riguardo l’intera vicenda: «Come sindacati e come tutti i lavoratori siamo molto preoccupati per quanto sta accadendo. Attualmente non si vede alcuno sviluppo ma, anche se ovviamente non ci aspettiamo che la decisione di chiudere possa rientrare, stiamo facendo il massimo per ridurre l’impatto negativo con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione».
(Claudio Perlini)