La crisi nell’edilizia di Roma e provincia sta vivendo in questo momento la sua fase più acuta. A documentarlo è la Cna della capitale attraverso la presentazione del notiziario trimestrale E.C.O. (Economia, Costruzioni, Occupazione) che analizza l’andamento del mercato delle costruzioni nel Lazio. I numeri parlano chiaro e mostrano importanti flessioni in ogni ambito del settore: negli ultimi sei anni sono infatti diminuiti gli investimenti (-22%), le nuove volumetrie ultimate (-52%) e le transazioni residenziali (-24%), insieme alla percentuale di imprese attive nei cantieri (-13% negli ultimi tre anni e mezzo). Scende anche il numero degli operai (-23%) ma aumentano le ore di cassa integrazione ordinaria (+36%) e di quella straordinaria (175%). Solamente nel 2011 le imprese entrate in liquidazione sono aumentate del 37% rispetto ai due anni precedenti, mentre crolla vertiginosamente anche il numero dei bandi di gara per opere pubbliche a Roma e Provincia (-103,6% nel primo quadrimestre di quest’anno). Rispetto al 2007, anno di massima espansione per il settore, nel 2012 si prevede la caduta libera delle volumetrie non residenziali (-68%), nello stesso momento in cui il mercato immobiliare fa registrare rispetto al 2006 una decisiva flessione, passando da 6.400 transazioni alle 3.900 dell’ultimo anno. IlSussidiario.net commenta questi dati con Stefano Petrucci, presidente di ANCE Lazio-Urcel, l’Unione regionale dei costruttori edili del Lazio.
Petrucci, quali sono le principali cause che hanno portato all’attuale situazione?
Le cause le ripetiamo ormai da molto tempo e purtroppo ancora permangono: innanzitutto è presente un allarme assoluto per i mancati pagamenti dei lavori che le imprese eseguono, un problema che ha ormai raggiunto dimensioni elevatissime e che sta portando al fallimento numerose aziende. La seconda principale causa riguarda ovviamente la assoluta mancanza di nuovi lavori, che porta tutte quelle imprese che sono sopravvissute al primo problema a non riuscire di fatto a fare nulla. Si arriva dunque alla cassa integrazione nella speranza che qualcosa possa smuoversi, anche se ormai sembra che le risorse siano sempre di meno.
Cosa può dirci invece dell’andamento del mercato privato?
Il mercato privato, che speravamo potesse rappresentare un’alternativa, si sta invece bloccando soprattutto a causa del credit crunch delle banche, le quali si dimostrano sempre meno disponibili a erogare mutui. Insomma, credo che una situazione peggiore sia davvero inimmaginabile.
I cittadini romani hanno ancora fiducia nel mattone?
Per quanto riguarda il mercato immobiliare, certamente abbiamo assistito a una flessione dei prezzi che però non sono crollati. Diciamo che sostanzialmente tengono e l’investimento nel mattone continua ad essere considerato dai cittadini più sicuro di molti investimenti finanziari, che in un periodo come questo creano disastri un po’ ovunque.
Quindi il mercato privato soffre principalmente a cause delle banche?
Attualmente il mercato privato è fermo perché non arrivano i finanziamenti delle banche utili a costruire e vendere le case: i mutui non vengono erogati, le prospettive sono difficili e il mercato del lavoro non offre certamente garanzie, quindi è normale che si pensi due volte prima di indebitarsi anche per la casa. Le banche, nonostante le dichiarazioni che ascoltiamo, all’atto pratico hanno enormi difficoltà nell’erogazione del credito, sia alle imprese che alle famiglie, e in questo modo è chiaro che l’economia non potrà mai tornare a girare. Se il sistema delle banche non riesce a svolgere questa sua primaria funzione rischia davvero di bloccarsi tutto.
Quali sono a suo giudizio le “formule” per affrontare questa crisi?
Ci troviamo in una sorta di “cappa” che sta pesando su tutti i cittadini e che risulta essere anche molto pericolosa. Nella situazione attuale l’economia si avvita irreversibilmente in senso negativo, quando invece dovremmo riuscire a invertire il trend, ridare fiducia ai cittadini e ricominciare a percorrere una spirale di crescita positiva. Credo che sia necessario innanzitutto individuare tutte quelle importanti opere all’interno delle nostre città da eseguire perché utili alla vita di tutti i giorni.
Si spieghi meglio.
Parlo per esempio della manutenzione delle strade, delle scuole, dei fabbricati pubblici: tutte attività del settore costruzioni che risultano fondamentali per fare in modo che le nostre città rimangano all’altezza della situazione e non scivolino in una situazione di degrado che poi è tutto il Paese a pagare.
Una volta individuate queste opere?
Una volta individuate dovremmo fare in modo che questi lavori vadano fuori dal calcolo del cosiddetto Patto di Stabilità Interno, che in realtà è quello che sta bloccando tutto. E’ necessario invece consentire ai Comuni di fare investimenti di questo tipo, che credo siano il minimo per ridare fiato al settore delle costruzioni.
Cosa si aspetta da questo progetto?
Da questo può rinascere tutto il resto, come l’occupazione, la fiducia dei cittadini e il lavoro alle imprese. Vedo quindi necessaria una modifica del Patto di Stabilità Interno, la cui “mannaia” sta di fatto bloccando ogni lavoro possibile, visto che i Comuni non possono operare investimenti.
(Claudio Perlini)