Inizia la settimana in modo molto teso oggi al Giambellino. In via Vespri siciliani 71 si deve sgomberare un appartamento occupato abusivamente. La vicenda assume un carattere simbolico perché gli antagonisti e i comitati per la casa si sono mobilitati, arrivando sino a 70 manifestanti. Fanno riferimento al fatto che sarà una settimana di sfratti esecutivi e che bisogna fermare la polizia. Naturalmente la polizia fa il suo lavoro, dai filmati si vedono manifestanti che gridano: vigliacchi, siete in divisa protetta e dunque non possiamo picchiarvi. Ma lanciano sassi e altri oggetti pesanti, di conseguenza ci sono feriti da ambo le parti.
Mi devo assumere il compito di giudicare questa situazione. Partiamo dal fatto che la casa per ogni famiglia è un bisogno elementare e che si deve fare di tutto per generare le soluzioni. Bisogna aumentare gli appartamenti disponibili per le soluzioni abitative dei non abbienti. Bisogna essere veloci ed efficaci nelle assegnazioni. Bisogna mettere in campo un sostegno sociale che generi il programma per la ripresa delle singole famiglie. Bisogna avere un privato sociale che accolga e sostenga con autorevolezza, sapendo sempre tenere insieme diritti e doveri, accoglienza e responsabilità.
Ma siamo in assenza di questa visione strategica e sistematica. Prevale una logica da funzionari pubblici che hanno tempi biblici e che non seguono il caso individuale in modo complessivo. Si lavora con relazioni di settori diversi, si assegnano punteggi, si creano liste d’attesa, e intanto la vita concreta delle persone non ha soluzione e ci si lascia andare a cercare soluzioni illegali. La situazione a Milano è notevolmente aggravata dal fatto che si è generata una illegalità diffusa.
Settimana scorsa il Corriere della Sera raccontava di anziani che hanno paura a uscire di casa perché gli abusivi occuperebbero immediatamente. Questo ci fa capire che esiste un sistema organizzato in modo capillare, realizzato dai professionisti delle occupazioni abusive. La situazione si è aggravata perché la povertà è cresciuta e c’è stata un’irresponsabile copertura politica dei gruppi antagonisti, lasciandoli accelerare le pratiche illegali. Se i centri sociali, abitudinari delle occupazioni abusive per le loro sedi, sono mossi da una specie di ragione solidale, bisogna sapere che per imitazione si sono messi in moto gruppi rom e associazioni malavitose. Al punto che, si dice nel mercato nero, le occupazioni abusive vengono vendute.
I gruppi rom sono prodotti dalla non-gestione dei campi nomadi. Si dice da anni che bisogna superare la forma del campo stanziale. Ma ancor peggio continuano a permanere campi abusivi nei quali gli occupanti generano una specie di associazionismo malavitoso, che si impone sulle brave persone che cercano di vivere come possono. A questi contesti si deve aggiungere l’enorme afflusso dei migranti, particolarmente i profughi siriani e iracheni, conseguenti alla situazione di forte destabilizzazione accaduta in Libia, nell’Africa sconvolta dalle guerre degli estremisti islamici e nel Medio Oriente.
Questi impegnano notevolmente le strutture solidali e i servizi sociali della città, e per questo ci sono ritardi negli interventi sul tema abitativo. E non serve aprire la protesta contro l’accoglienza dei migranti: non è vero che si devono aiutare a casa loro, è una terribile menzogna, sarebbe come dire che si potrebbero normalizzare le terre sconvolte dalle guerre.
In questo quadro che dire a proposito degli sgomberi? Bisogna accelerare le azioni, non tenerle sulla corda per lunghi tempi, far rispettare la legge è fondamentale e dunque il coordinamento fra Comune e Questura deve diventare più efficace. Ma coordinamento appunto, il che vuol dire che per ogni nucleo famigliare che viene tolto da un’abitazione ci vuole un programma di sostegno sociale. Bisogna rispondere ai militanti antagonisti che l’azione sociale è in atto e che loro opponendosi la rendono impossibile.
Ma come può essere fatto il sostegno sociale? Che il Consiglio Comunale di Milano, nella sua apposita commissione consiliare, rediga una carta dei diritti e doveri dei cittadini senza dimora, lo faccia tenendo conto dei mezzi disponibili, e in particolare convochi le associazioni che possono farsi carico di un sostegno multi servizi, con l’avviamento al lavoro e la scolarizzazione dei bambini, il sostegno alle donne in gravidanza, ecc. Questa carta che fissa le regole deve servire per impegnare tutte le parti, ma poi anche per punire chi cerca di avere i diritti senza avere doveri. Fra l’altro si dovrebbero recuperare gli appartamenti delle case popolari che sono ancora usati da famiglie che nel tempo sono uscite dalla povertà, ma che non rinunciano al basso affitto.
Nel fare questa carta la discussione deve diventare nota a tutta la città, fino a isolare e rendere evidente l’irresponsabile copertura da parte degli estremisti. Ma lo scopo primario è sconfiggere i malavitosi, che sono i più forti e che si nascondono dietro la debolezza della politica milanese.
Quanto a chi fa politica, ricordo che la perfezione è impossibile, che il dovere della politica è garantire pari diritti e doveri per tutti, sapendo bene che i mezzi sono pochi e che molti non si possono aiutare. Allora bisogna avere uso intelligente dei mezzi, e limitazioni dichiarate nell’accogliere.