Il fotovoltaico continua a correre. Dopo un 2013 record a livello globale, anche il 2014 ha iniziato con il turbo. Certo, il baricentro del mercato si è spostato dall’Europa a paesi come Cina, Giappone e Stati Uniti, intenzionati a prendersi il posto che si meritano nella graduatoria mondiale dei sostenitori dell’energia solare scalzando Italia e Germania dalle prime due posizioni.
Nel 2013 la potenza fotovoltaica installata a livello globale ha avuto un tasso di crescita del 24% rispetto all’anno precedente, totalizzando 38,7 GW. Un risultato straordinario e inaspettato, ma che sembra destinato a essere superato nel corso del 2014. Il primo trimestre ha fatto registrare infatti il record assoluto di nuove installazioni a livello mondiale, tanto che gli analisti hanno ritoccato al rialzo le loro previsioni per l’intero anno e oggi si aspettano un ulteriore crescita del 20%. Sono questi i dati più evidenti che testimoniano l’ottimo stato di salute dell’energia solare.
Ora sono soprattutto i paesi più industrializzati a puntare sul fotovoltaico per bilanciare il loro mix energetico dando maggiore spazio alle rinnovabili, in particolare al fotovoltaico che permette anche di godere dei benefici assicurati da un modello basato sulla produzione distribuita, sulla disponibilità di energia a costi contenuti e meno dannosa per l’ambiente (e avere un’aria più pulita significa poter risparmiare enormi oneri sociali) e sulla coincidenza tra punto di produzione e punto di consumo.
Una recente ricerca realizzata dalla società di consulenza Prognos AG per conto di Agora Energiewende sostiene che ormai due fonti rinnovabili come fotovoltaico ed eolico abbiano costi di generazione più economici rispetto a quelli del nucleare, addirittura del 50%. Anche se forse queste conclusioni possono essere troppo ottimistiche, è però vero che in questi anni il fotovoltaico ha ridotto drasticamente i costi per kWh generato, mentre il trend dei prezzi per le fonti fossili andava nella direzione opposta. In Italia, ad esempio, il fotovoltaico ha contribuito a calmierare il prezzo dell’elettricità nelle ore di maggiore richiesta, cioè quelle di punta. Questo ha generato quell’effetto che si chiama Peak Shaving e che ha permesso di eliminare il picco di costo delle ore centrali della giornata.
La scelta di molti paesi di aumentare la quota del fotovoltaico sul proprio mix energetico si motiva anche con la possibilità di ridurre la dipendenza energetica da aree soggette a tensioni geopolitiche, con quel che ne consegue (come insegna anche la storia recente) in termini di incertezza sulle forniture e aumenti dei prezzi. Sta di fatto che nel 2013 Cina e Giappone hanno praticamente raddoppiato la loro potenza fotovoltaica installata, mentre gli Stati Uniti hanno pianificato uno sviluppo deciso anche se più graduale. Ma anche i paesi arabi e l’India stanno correndo a notevole velocità.
E il fronte dei paesi che scommettono sul fotovoltaico continua ad allargarsi. A metà aprile, ad esempio, il dipartimento dell’energia del Sudafrica ha confermato la scelta di puntare con più decisione sulle fonti rinnovabili nell’ambito della terza fase del programma Renewable energy independent power producer (Reipp). A testimonianza di questo fervore, anche i titoli del fotovoltaico quotati in borsa hanno registrato performance da record, guidate dalla cinese Shunfeng con un valore delle azioni chenel 2013 è cresciuto del 514% e dalla statunitense Sunpower (+430%).
L’Europa, come già detto, sta invece rallentando. Italia e Germania hanno sofferto nel 2013 un pesante ridimensionamento e hanno toccato probabilmente il punto più basso di una parabola discendente che forse già da quest’anno, ma più probabilmente dal prossimo, tornerà a crescere anche se molto lentamente. Eppure anche in Europa ci sono ancora paesi che corrono. Paradossalmente a guidare il fotovoltaico continentale nel 2014 sarà la piovosa Inghilterra, che ha preso con decisione la strada dell’energia solare.
L’Italia paga la crescita impetuosa degli scorsi anni e la brusca fine dei sistemi incentivanti, che nell’ultimo spezzone della loro esistenza avevano generato una bolla, a cui era seguito uno stop improvviso del mercato e una crisi che ha messo in ginocchio tante aziende del settore. Oggi che in Italia gli incentivi non ci sono più da oltre un anno, lo scenario è quello di un cauto ottimismo verso il futuro. Il fotovoltaico è in grado di camminare con le proprie gambe già da tempo. Sarà impossibile tornare ai volumi di nuova potenza installata degli anni d’oro, ma i player del settore contano soprattutto sulla possibilità di rimettersi presto nella scia del mercato globale il cui trend è stato precedentemente analizzato.
È in questo scenario che oggi 7 maggio apre i battenti a Milano l’evento fieristico Solarexpo, il più importante appuntamento italiano dedicato al fotovoltaico. Rispetto agli anni scorsi il numero di espositori si è pesantemente ridimensionato. Le speranze per una ripresa del settore sono riposte soprattutto in una nuova frontiera tecnologica che avrà proprio a Solarexpo un’autorevole vetrina: si tratta dei sistemi di storage che permettono di immagazzinare l’energia prodotta e non consumata, accumulando dentro batterie di nuova concezione quell’energia che prima veniva ceduta alla rete.
Questi sistemi permettono di innalzare il livello di autoconsumo dell’energia prodotta e quindi di poterne avere a disposizione anche quando l’orario o le condizioni metereologiche non consentono la produzione di energia solare. È un cerchio che si chiude e che ottimizza l’efficacia di quella forma di sussidiarietà energetica che è la fonte solare.