Bologna, Torino, Roma, l’orgoglio gay sbarca di nuovo nella capitale. Un tempo erano megaraduni annuali, oggi la strategia è sparpagliarsi, uno a settimana per una copertura capillare. Tanto i giornali ne parlano lo stesso e questo è lo scopo. Soprattutto dopo l’uscita di Bersani, che ha messo in subbuglio il PD e obbligato in gran fretta i maggiorenti a mettere su un comitato dei diritti e ad elaborare un documento comune che dovrebbe pacificare gli animi. Sì ai matrimoni gay, ha detto più o meno il Segretario. Allora io mi candido alle primarie contro di te, ribatteva alle agenzie Fioroni. Sono ben altre infatti le urgenze per il paese. Ma un paese civile, replicava l’ala radicale, si misura dalle libertà e dal rifiuto di ogni discriminazione. Se il far famiglia è un diritto costituzionale, perchè due omosessuali non dovrebbero? Sì, ma la Costituzione parla di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. A qualcuno “naturale” sembrerebbe riferirsi a uomini e donne. Chi l’ha detto? Dipende da come la vedi, dal significato dato alle parole. Insomma, è relativo. Com’è relativo che un bimbo cresca meglio con due genitori dello stesso sesso, perché è l’amore che conta, se di due uomini o due donne non cambia. E’ relativo perfino che due uomini o due donne non possano procreare, se lo vogliono, con tutte le opportunità di compravendita di sperma e ovoli, di uteri in affitto eccetera.
Solo che guardando i coloratissimi carri allegorici sfilare nel cuore di questa Roma afosa di relativo c’è ben poco. Perché le rivendicazioni di questi fantasisti in piume di struzzo sono assolute: vogliono sposarsi, vogliono dei figli, vogliono tutto. Ma perché non la salute garantita e un corposo conto in banca, benedetti ragazzi/e. E la vittoria a X Factor, magari, o una notte da consumare con Brad Pitt. Desiderare è lecito, pretendere ciò che è irragionevole no. Comunque la si consideri, una famiglia formata da due uomini o due donne non è una famiglia. Una convivenza di individui, di amici, da rispettare nelle scelte e nei diritti, ma non una famiglia. Che poi sarà anche folklore, ma quell’esibizione di muscoli lucidi e tatuati strizzati in magliette attillate, quei tutù in paillettes qualche dubbio sull’affidabilità di questi aspiranti genitori te lo danno eccome.
A pochi metri dalla manifestazione per i diritti, la libertà, contro la Chiesa che incombe sulla laicità dello Stato e così via, nella più antica Basilica mariana di Roma, Santa Maria Maggiore, 15 ragazzi diventavano diaconi e sacerdoti, dedicando la loro vita ad essere missionari, nell’ordine della Fraternità San Carlo Borromeo. Non chiedevano nulla, se non di dare tutto. Per ricevere tutto, cioè la possibilità d essere felici, perchè incontrato il significato della vita, della realtà, felicità è seguirne la strada, e ogni rinuncia è un guadagno. Dopo la celebrazione, si sono spostati in un parco vicino, col seguito festoso dei loro parenti e amici. Più di un migliaio, a cantare, brindare, ballare, un po’ commossi e sempre scatenati, perchè la generosità e la certezza toccano il cuore, stupiscono, trascinano, danno fiducia.
Non è un paragone che sottenda un giudizio morale. Non ci sono i buoni e i cattivi, grazie a Dio tutti lo siamo e tutti possiamo convertirci e cambiare. E’ un problema di posizione umana: bisogna decidere se è meglio assolutizzare i nostri istinti, scambiandoli per desideri, e in nome di essi stravolgere la natura, manipolandola, oppure lasciare che i nostri desideri volino alto, a cercare il tutto per davvero.