Mentre tutti gli occhi sono ormai da mesi puntati sulla disastrosa situazione di Malagrotta, la discarica capitolina a un passo dal collasso dopo troppi anni di attività, emergono in queste ore inquietanti novità riguardo un altro sito presente nel Lazio, quello di Borgo Montello, in provincia di Latina. Nel corso dell’audizione presso la Commissione regionale sicurezza integrazione sociale lotta alla criminalità, presieduta da Filiberto Zaratti, è emerso che nella zona della discarica e in quelle limitrofe potrebbero essere presenti rifiuti radioattivi interrati che avrebbero inquinato le falde acquifere. Dopo che uno studio dell’Arpa ha evidenziato la presenza di metalli pesanti nel terreno, è stato deciso di intervenire e avviare degli scavi per la ricerca dei fusti tossici in quell’invaso denominato “S Zero”. «Dare il via agli scavi – ha detto Zaratti – è il primo atto che restituisce credibilità alle istituzioni e dà speranza ai cittadini affinché si faccia luce su una vicenda al centro di molti misteri». IlSussidiario.net chiede a Roberto Mazza, ricercatore di Geologia Applicata presso l’Università Roma Tre, quali sono i rischi maggiori in una situazione del genere.
Come giudica quanto emerso in Commissione?
La presenza di rifiuti tossici o radioattivi nel terreno è certamente un fatto molto grave. Da quello che si può notare dalla carta idrogeologica della Regione Lazio, in quest’area il sottosuolo presenta un fitto sistema di falde che la morfologia del terreno permette di accogliere senza alcun problema. E’ ovvio che nel caso in cui delle sostanze tossiche siano entrate in contatto con quest’acqua sarà necessario tenere sotto osservazione un’area decisamente vasta. Il livello di gravità della situazione dipende dall’elemento inquinante ma, se davvero venissero ritrovati rifiuti radioattivi, la situazione sarebbe preoccupante.
Se sono coinvolte le falde acquifere significa che un eventuale sostanza tossica arriva nelle abitazioni dei residenti?
L’area di cui stiamo parlando è dedicata soprattutto all’agricoltura ma è ovvio che vi siano anche molte abitazioni. Se eventuali sostanze tossiche avessero quindi intaccato il sottosuolo, sarebbero coinvolti anche i cittadini presenti o per esempio i pozzi che per diversi motivi vengono utilizzati.
Se ad agosto, una volta cominciati gli scavi, dovessero essere trovati dei rifiuti altamente tossici, significa che le acque sono già avvelenate da parecchio tempo? Con quali conseguenze?
Qualora venissero individuati elementi pericolosi per la salute umana, sarebbe senza dubbio necessario avviare una procedura di verifica circa l’estensione dell’inquinamento che, se andasse ben oltre il sito della discarica, dovrebbe portare a inevitabili procedure di bonifica.
Zaratti ha anche detto che “se smaltimenti illeciti ci sono stati, i danni sono oramai incancellabili, nel senso che a distanza di così tanti anni quel che di nocivo poteva essere rilasciato nell’ambiente è stato ormai rilasciato”. Ce lo conferma?
Se l’elemento inquinante si è introdotto nel sottosuolo, significa che si sta diffondendo nell’intera area. In casi come questi sono due i fattori da tenere in considerazione: innanzitutto sapere che le falde acquifere non sono ferme, ma si muovono in continuazione, trasportando quindi un eventuale elemento tossico in tutta la zona. L’altro fattore è quello del tempo, utile a capire quanto potrebbe essere esteso il danno e cercare quindi di individuare l’area coinvolta. Naturalmente, prima di creare un eccessivo allarmismo, bisogna effettuare ogni verifica con cura.
Cosa fare prima di tutto?
La prima cosa da fare è capire quale sia l’elemento inquinante e cercare di scoprire da quanto tempo sta agendo nel sottosuolo, ma credo che gli scavi previsti ad agosto abbiano proprio questo obiettivo.
Cosa consiglierebbe a un cittadino che risiede nella zona?
Innanzitutto di mettere in funzione il pozzo e far passare dell’acqua nei tubi. Sarebbe poi opportuno prendere un recipiente, sciacquarlo con cura e riempirlo con un campione da portare presso un laboratorio per le dovute analisi. In questo modo, a prescindere dagli intereventi messi poi in campo dall’amministrazione, è possibile verificare il livello di inquinamento dell’acqua che, anche se perfettamente limpida, non vuol dire che sia pulita.
(Claudio Perlini)