Non tutta l’edilizia è in crisi. Il settore delle costruzioni in legno, ad esempio, è in controtendenza e sta guadagnando quote significative di mercato. Non solo in Italia, ma anche all’estero. A Claudio Giust, titolare de La Edilegno srl di Treviso, nonché Presidente di Assolegno, abbiamo chiesto di illustrarci le prospettive di un settore che punta ancora a crescere.
Rispetto al mercato dell’edilizia ancora pesantemente in crisi, quello delle costruzioni in legno sta dando risultati positivi. Come lo spiega?
È vero, il mercato sta rispondendo positivamente. I motivi? Tanti.
I principali?
Innanzitutto il legno è un materiale naturale, che consente un elevato risparmio energetico, rispetta i parametri antisismici e di resistenza al fuoco. In più …
In più?
Negli ultimi anni sono stati fatti grossi passi in avanti nella ricerca che hanno permesso di mettere a punto nuove tecnologie costruttive, che inizialmente hanno trovato un campo ottimale di applicazione nelle zone terremotate.
Che vantaggi hanno portato queste nuove tecnologie?
Innanzitutto la notevole riduzione dei tempi di realizzazione in cantiere, dovuta alla prevalente messa in opera “a secco”, una caratteristica fondamentale per accelerare la ricostruzione delle zone terremotate.
Può fornirci qualche dato relativo al suo settore?
A oggi si stima che le case con struttura portante in legno costituiscano l’8,5% del totale dei fabbricati di nuova costruzione, una percentuale che si prevede in aumento entro fine anno, anche grazie all’incremento delle ristrutturazioni.
Dove si registra la crescita maggiore?
La crescita è un po’ ovunque, sia nella realizzazione di case private che nella riqualificazione degli edifici esistenti, ma il dato più significativo riguarda il Social Housing.
Perché proprio in quel comparto?
L’aumento è certamente dovuto alla modifica del comma 2 dell’articolo 52 della legge 380, introdotta con il decreto Salva Italia dal precedente Governo.
Cos’è cambiato?
Oggi in pratica è possibile fabbricare edifici con struttura portante in legno oltre i quattro piani, senza l’obbligo del nullaosta del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che rendeva pressoché impossibile la realizzazione del progetto.
In Italia tuttavia il Social housing è solo ai primi passi…
Vero. Attualmente rappresenta solo il 6% delle costruzioni sociali, contro il 20% della media europea. Significa che per mettersi al pari degli altri paesi bisogna investire ancora molte energie e tempo, cercando di raggiungere il mancante 14%.
Aziende come la sua sono fortemente impegnate nella ricostruzione delle zone terremotate dell’Emilia. Come stanno andando le cose?
La ricostruzione procede. Sicuramente aziende locali hanno avuto la possibilità di essere tra le favorite, essendo sul territorio, avendo manodopera locale e tutta una serie di motivi che le porteranno in trend positivo.
Nel vostro settore rimangono delle difficoltà. Quali sono le maggiori?
Per la mancanza di serietà e la slealtà di molti, e non solo a causa della crisi, si sono riscontrate difficoltà nella riscossione dei pagamenti. Per funzionare in modo ottimale un’azienda deve essere in grado di investire e anticipare. Questo è possibile solo se riesce a portare a casa i frutti del duro lavoro svolto.
Cosa si può fare per risolverle?
Occorrono maggiori garanzie, per avere certezza dei pagamenti. L’Unione europea ha già emanato una direttiva (2011/7/UE, ndr) contro i ritardi di pagamento delle transazioni commerciali. L’Italia l’ha già recepita e ha introdotto le modifiche: per quanto concerne i pagamenti tra imprese è previsto un termine di 30 giorni, con la possibilità di diluire i tempi solo previo concordato tra le parti.
Che prospettive di sviluppo avete?
Il 2012 si è chiuso con segno positivo: la mia azienda ha registrato un aumento del 15%. Questo è frutto di un modo serio di lavorare nel tempo, che oggi porta i suoi risultati. L’obiettivo è di arrivare a una crescita del 30% nel 2013.