Due alternative per scongiurare la guerra fratricida interna al centrodestra che consegnerebbe la Lombardia al Pd. Sono state prese in considerazione domenica, nel corso del vertice nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore cui hanno preso parte Mario Mantovani, Roberto Formigoni, Ignazio La Russa e Mariastella Gelmini. Da un lato il sostegno del Pdl a Roberto Maroni, con il rischio però che Gabriele Albertini correndo da solo porti via consensi indispensabili al centrodestra. Dall’altra un terzo candidato, in grado di ottenere l’appoggio sia della Lega sia del Pdl. Ilsussidiario.net ha intervistato Giancarlo Pagliarini, ex ministro del Bilancio nel primo governo Berlusconi, militante della prima ora della Lega nord che ha lasciato nel 2007.
Pagliarini, alla fine Lega e Pdl troveranno un accordo per cercare di mantenere il Pirellone?
Se in Lombardia Lega nord e Pdl non corrono insieme candidando Maroni, stravince Ambrosoli. Quest’ultimo rappresenta una discontinuità rispetto al passato: è giovane, non proviene da nessun partito e può quindi riuscire a fare meglio degli altri, perché sono i partiti che stanno rovinando il sistema. Non dimentichiamoci che il documento di coloro che hanno deciso di candidare Ambrosoli è critico sia verso la destra sia verso la sinistra. La scelta più logica sarebbe quindi che il Pdl sostenga Maroni, perché è la figura che ha le maggiori possibilità di sfidarsi alla pari con il candidato del Pd.
Ambrosoli è un moderato, Maroni no. Sarebbe una sfida asimmetrica …
Sarebbe comunque un bel match. Non dimentichiamoci che anche Oscar Giannino ha deciso di correre con “Fermare il declino”, che fino a ora non si era mosso in questo senso. Se davvero andrà fino in fondo, sarà un’altra novità di grande interesse.
Un sostegno del Pdl a Maroni è però possibile solo nel quadro di un’alleanza anche a livello nazionale …
Ho sempre ritenuto e continuo a ritenere che un’alleanza tra la Lega nord da un lato e Pdl o Pd dall’altra sia inutile. Il Carroccio deve andare da solo, altrimenti perde solo tempo. Una vignetta di Forattini del 1994 ritraeva Maroni e Bossi che litigavano perché Maroni voleva Berlusconi e Bossi voleva D’Alema. In realtà, bisognerebbe fare come il movimento indipendentista della Catalogna che non si è alleato con nessuno. Finché stiamo insieme agli altri politici non otterremo mai niente di quello che vogliamo, e cioè in primo luogo il federalismo. A meno che la Lega nord rinunci ai suoi obiettivi, accetti di diventare un partito come gli altri e miri solo al potere e alla gestione delle poltrone.
Come andrà a finire?
Maroni si alleerà con Berlusconi, perché purtroppo l’obiettivo di realizzare una riforma federale non è così predominante e a prevalere sono altre considerazioni.
Quali?
Gestire il potere e diventare un partito come tutti gli altri. Alle sue origini la Lega nord era un movimento che aveva un obiettivo: organizzare meglio il sistema Paese, cioè cambiare la Costituzione e approvarne una più logica e razionale che è quella federale. Non a caso tutti i Paesi in testa alle classifiche per l’aumento del Pil, la qualità della vita e la competitività sono federalisti. Il centralismo oggi è irrazionale e non funziona, lo dimostra il modo in cui è ridotto il nostro Paese. Il mio timore però è che Maroni si allei ancora con Berlusconi, perché in questo modo avrà maggiori garanzie di gestire il potere, scegliere il presidente di qualche commissione e così “tirare a campare”.
Il consenso della Lega deriva in larga parte dal malcontento del Nord. Se il federalismo diventasse realtà, che fine farebbe il partito di Umberto Bossi?
Se si facesse una riforma federale seria, il consenso della Lega nord salirebbe a dismisura. Ma se il vero obiettivo è questo, una volta che lo ha raggiunto la Lega nord non ha più una ragion d’essere e si deve sciogliere. A quel punto ci saranno partiti normali che gestiranno la Lombardia come pure le altre Regioni. Proprio come in Svizzera, dove ciascuno dei 26 cantoni è di fatto come uno Stato, ognuno dei quali è felice di stare insieme agli altri e disponibile ad aiutarli per il benessere della collettività.
Davvero Bossi e Maroni sarebbero disposti a fare il federalismo e poi andare in pensione?
Non lo so. Fatto sta che nel libro “Lega Spa” di Alessandro Darold in allegato sono state pubblicate le e-mail che inviai prima di lasciare il partito. Già all’epoca scrissi che “se riuscissimo a fare funzionare meglio il Paese, non ci sarebbe più bisogno di una Lega nord, e tutti noi potremmo ritornare alle nostre professioni”.
(Pietro Vernizzi)