Dunque, la notiza è che il Centro islamico di via Padova, ha fatto una richiesta ufficiale, alla luce del sole, alla nuova amministrazione di Palazzo Marino per chiedere la disponibilità di aule, luoghi dove si possa insegnare la lingua araba e anche la religione islamica.
Insomma un doposcuola, con l’apertura a giovani musulmani e italiani, a donne. Un’attività culturale di cui si è fatto portatore Mohammed Danova, dirigente storico della Casa e responsabile del dialogo interreligioso.
E’ stato Mohammend Danova a portare a Palazzo Marino il nuovo presidente Bouneigab Benaissa. In questioni di questo tipo, c’è chi alza sempre gli occhi e le orecchie, immaginando qualche cosa di sospetto.
Non è di questo parere il professor Paolo Branca, associato di lingua araba e islamista dell’Università Cattolica di Milano interpellato da IlSussidiario.net.
Che ne pensa di questa iniziativa, professor Branca ?
A me sembra un fatto sostanzialmente positivo. E’ un fatto formale, alla luce del sole verso le istituzioni. Qualche cosa era stato già fatto anni fa a Sesto San Giovanni, dove erano a disposizione aule per corsi di lingua araba e insegnanti di religione. Poi, certo, occorre vedere come sono organizzati i corsi, i contenuti di questi corsi, gli scopi, gli insegnanti. Ma quando si battono strade normali e ufficiali si va nella direzione giusta.
C’è sempre un po’ di diffidenza, dato il periodo storico in cui viviamo?
Ma guardi che il vero pericolo dipende dall’esistenza di una sorta di musulmanesimo carbonaro, dalla clandestinità. A forza di opporsi alle Moschee, come ha fatto Lega Nord in questi anni, si è rimasti in Italia con due Moschee ufficiali, quella di Roma e quella di Segrate e 750 luoghi di culto clandestino. E’ lì che può nascondersi un’insidia, non nell’ufficialità di una rapporto tra Centri islamici e istituzioni pubbliche italiane.
Probabilmente agli italiani viene sempre in mente il rapporto di reciprocità, il diverso trattamento che alcuni Paesi arabi riservano ai cristiani.
Ma questo va visto da paese a paese. In Egitto, ad esempio, c’è la scuola “Don Bosco “ al Cairo dal 1927. Ed è una delle scuole più stimate, da cui escono bravissimi tecnici. Alcuni, sono favoriti da movimenti di immigrazione e trovano buoni posti lavoro, altri finiscono invece a fare i camerieri nei luoghi di villeggiatura, perché con le mance dei turisti guadagnano di più che in un’impresa egiziana. Drammatica è la situazione in Arabia Saudita, considerato territorio sacro. Li non si può portare neppure il crocifisso. Ma l’Arabia Saudita riesce a sfuggire ai rapporti di reciprocità con la forza… del suo petrolio.
Quindi in questa iniziativa del Centro islamico di viale Padova lei non vede situazioni potenzialmente pericolose?
Direi proprio di no. Mi sembra che la cosa non sia affatto impostata male. Anche perché questi problemi si moltiplicherranno nel tempo. Io vedo spesso un altro pericolo in alcuni settori della politica italiana: l’inerzia. Lasciare che le cose vadano avanti in questo modo, con le Moschee ufficiali appunto e i centri di culto clandestini. Il mondo ormai va avanti da solo e i problemi dell’integrazione, della convivenza tra culture e religioni differenti vanno affrontati. L’inerzia, in casi come questi, mi pare l’essenza dell’antipolitica, così come avviene in altri settori della vita pubblica italiana. Non si può solo ragionare con la “pancia” e non affrontare problemi di questo tipo.
Molti musulmani frequentano oramai le nostre scuole pubbliche.
E c’è una percentuale molto bassa che chiede l’esenzione dall’ora di religione, anche se la legislazione vigente lo consente.
Fenomeni di questo tipo erano già stati sperimentati a metà degli anni Ottanta. Alcuni non riuscirono perché le comunità musulmane non avevano poi i soldi per pagare gli affitti delle aule. Oggi garantiscno la loro disponibilità completa.
In altri – dice il professor Paolo Branca – c’erano scuole, come quella egiziana che poi, a chi ritornava in Egitto, non garantiva nessun riconoscimento formale. Sono questioni che si possono sistemare. L’importante è che il tutto avvenga alla luce del sole e con ufficialità istituzionale”.
(Gianluigi Da Rold)