Ciudad Juarez, una cittadina del messico sul confine con gli Stati Uniti, è da molti anni il triste e nto teatro di sparizioni, omicidi e stupri ai danni di migliaia di donne, e nonostante questo sia un fatto risaputo si tratta di un tragico scenario che si perpetua da anni senza che sia mai stato fatto nulla di risolutivo per fermarlo.
Da mercoledì scorso sembra che le vittime di Ciudad Juarez abbiano una vendicatrice, una donna con parrucca bionda (o capelli tinti) e una gonna nera, questo tutto quello che hanno riferito i testimoni, che ha freddato due autisti dei bus di linea che tutti i giorni accompagnano le donne al lavoro.
La vendicatrice si fa chiamare Diana, il nome della dea della caccia, e nel fine settimana ha inviato una mail ai media locali presentandosi come Diana, la cazadora de choferes (la cacciatrice di autisti), ed è diventata in breve tempo un simbolo di ribellione.
Diana nella sua mail al quotidiano La Polaka, si attribuisce il duplice omicidio e spiega: “Pensano che poiché siamo donne siamo deboli e abbiamo bisogno di lavorare fino a tarda notte per mantenere le nostre famiglie non possiamo far altro che tacere questi atti che ci riempiono di rabbia – scrive -. Le mie compagne hanno sofferto in silenzio, ma non possiamo tacere di più, siamo state vittime di violenze sessuali da parte dei conducenti che coprono il turno di notte qui a Juárez e nessuno difende o fa nulla per proteggerci”.
Ciudad Juarez è una cittadina operaia circondata da stabilimenti di proprietà straniera, soprattutto americana, i cui lavoratori sono impiegati a costi ridotti e ritmi di lavoro sfiancanti. All’inizio degli anni novanta vennero scoperte delle specie di fosse comuni con i cadaveri di centinaia di donne trucidate nel deserto, e nello stesso periodo venne denunciata la scomparsa di migliaia di loro. Una situazione che si è rinnovata agli inizi del nuovo millennio, e gli omicidi non si sono mai fermati.
I rappresentanti delle associazioni per i diritti umani ensano che Diana sia stata a sua volta vittima di un abso e che cerchi vendetta, ma gli inquirenti non escludono che l’idea di una vendetta per le donne di Ciudad Juarez sia solo un modo per gettare fumo negli occhi alle forze dell’ordine e che la donna si inserisca nel complesso quadro della lotta tra bande rivali per il controllo del confine, del narcotraffico e dell’emigrazine clandestina verso gli USA.
Le donne di Juarez tuttavia credono che Diana sia davvero il simbolo della ribellione verso le violenze che da sempre sono costrette a sopportare e la sostengono alloslogan di “ni una mas”: nessuna, mai più.