Dodicesima giornata in Lega A di basket all’insegna di un solo nome: Cimberio Varese. La capolista non conosce soste e passa anche sul campo di Milano. Finisce77-83 (parziali 24-24, 16-19, 20-21, 17-19): è la prima vittoria di Varese dal 2007 (gara-4 dei quarti di finale playoff), per Milano la quarta sconfitta casalinga: al Forum l’Armani non prende i due punti dal 22 ottobre. Varese vola in testa al campionato: due settimane fa la qualificazione aritmetica alle Final Eight di Coppa Italia (dal 7 al 10 febbraio proprio a Milano), questa sera un altro esame di maturità superato dopo aver già messo in fila Siena, Cantù, Sassari e Bologna. L’unica sconfitta resta quella di Roma, e adesso ci si chiede: questa squadra è più forte di quella che, guidata da Pozzecco, vinse lo scudetto della stella nel 1999? Forse bisognerà aspettare ancora un po’, ma intanto le statistiche dicono che quantomeno la pareggia (anche quei Roosters avevano una sconfitta dopo 12 partite) e in campo si vede un gruppo che corre, gioca e si diverte. Con solisti in grado di emergere dalla compattezza del gruppo e guidare gli altri. Come Adrian Banks: stasera, con Bryant Dunston febbricitante e fuori allenamento (ma chiuderà comunque con 11 punti e 9 rimbalzi), è la guardia di Memphis a elevarsi: 26 punti con 9/14 da due, nove falli subiti e 21 di valutazione. E, cose che non vanno a referto, le giocate migliori nei momenti più importanti: quando una Milano mai doma provava a tornare sotto e addirittura sorpassava in avvio di terzo quarto. Ma la partita, al di là delle cifre, ha avuto poca storia: Varese ha sempre controllato, magari non nel punteggio ma nei ritmi, riuscendo a rallentare il gioco quando conveniva e trovando canestri con un ispirato Mike Green (11 dei suoi 19 nel primo quarto) oppure correndo in contropiede con Polonara (12 punti e 4 rimbalzi, e il canestro della staffa), lo stesso Banks e De Nicolao, positivo al di là delle cifre. Milano veniva dalla rivoluzione profonda operata in settimana: via l’assistente allenatore Frates, via Cook e Hendrix, dentro (per ora) il cavallo di ritorno JR Bremer. L’Olimpia è rimasta lì per tutto il primo tempo, prima aiutata dall’ex Rok Stipcevic (7 punti, poi clamorosamente dimenticato da uno Scariolo in stato confusionale) e dal solito Hairston (13, ma in ombra quando contava davvero), poi grazie a Bourousis che ha approfittato della condizione di Dunston per inchiodare una partita da 18 punti e 13 rimbalzi. Bremer e Langford ci hanno messo un po’ a carburare, ma quando sono entrati in partita Milano è anche riuscita, per qualche possesso, a a rimanere davanti. Nel terzo quarto il fatto che poteva cambiare la partita: fallo antisportivo di Banks su Langford, proteste di Vitucci che si prende il tecnico: Milano salta da -1 a +3 in un amen, ma non capitalizza il possesso e Varese ricuce subito. La Cimberio ha provato a vincerla già a fine terzo quarto volando sul +7 e avendo la palla in mano, ma Banks ha sbagliato il layup in penetrazione e Bremer sulla sirena ha indovinato la preghiera. Ma è finita qui: l’Armani ha mostrato tutti i suoi limiti tecnici (attacchi orribili con circolazione sterile e possessi al limite dei 24 secondi senza aver creato nulla), caratteriali (tiri aperti passati al compagno) e gestionali (Scariolo si è dimenticato Bourousis in panchina con Dunston seduto perchè gravato di 4 falli: la sostituzione ha dovuto chiamarla il pubblico), Varese dall’altra parte ha dimostrato di essere cresciuta fino a meritarsi una leadership che adesso non può più essere casuale:
Banks ha sparato, la difesa si è chiusa sotto canestro, Green non ha mai perso la testa (solo tre assist, ma chirurgico nei viaggi in lunetta del finale) e Ere, capito che i tiri non entravano, si è dedicato a difesa e gestione del pallone. Quando anche un comprimario come Talts è entrato in ritmo (6 punti e 8 rimbalzi con giocate solide in difesa), per Milano è calato il sipario. Varese dunque mantiene due punti di vantaggio sulla coppia formata da Sassari (vittoria a Roma nell’anticipo) e Siena, che si conferma squadra da titolo vincendo in casa di una Bologna in leggera flessione rispetto all’ottimo inizio. Al quarto posto, ma a 6 punti dalla vetta, si conferma Cantù: mai in discussione la vittoria di Montegranato, con la Sutor malinconicamente penultima insieme a Biella – distrutta a domicilio da Brindisi – e Avellino, sconfitta a Reggio Emilia. Perde ancora Pesaro (a Cremona) mentre Venezia fa il colpo vincendo in casa di Caserta. La lotta per la Final Eight è più che mai serrata: a oggi sarebbe fuori Milano nona, Siena e Sassari raggiungono Varese tra le qualificate, restano cinque posti con almeno nove squadre che se la giocano (difficile che Biella, Avellino e Montegranaro ci possano arrivare).
Acea Roma-Banco Sardegna Sassari (Lawal 34, Datome 19; D. Diener 22, Easley 16)
(Smith 28, Hasbrouck 12; Moss 15, Janning 15)
Angelico Biella-Enel Brindisi 59-94 (T. Johnson 17, Robinson 11; Gibson 25, Viggiano 23)
Sutor Montegranaro-Chebolletta Cantù 79-100 (Amoroso 23, K. Johnson 14; Aradori 14, Tyus 19, Markoishvili 19)
Trenkwalder Reggio Emilia-Sidigas Avellino 91-64 (Antonutti 24, A. Cinciarini 17, James 17; Ivanov 11, Shakur 11)
Vanoli Cremona-Scavolini Banca Marche PU 91-73 (Vitali 26, Harris 18; Barbour 21, Crosariol 17)
Juve Caserta-Umana Venezia 77-83 (Jonusas 16, Akindele 13, S. Gentile 13; Szewczyk 17, Zoroski 12)
EA7 Emporio Armani Milano-Cimberio Varese 77-83 (Bourousis 18, Langford 17; Banks 26, Green 19)
1. Cimberio Varese 22
2. Montepaschi Siena 20
3. Banco di Sardegna Sassari 20
4. Chebolletta Cantù 16
5. Acea Roma 14
6. Enel Brindisi 14
7. Trenkwalder Reggio Emilia 12
8. SAIE3 Bologna 12
9. EA7 Emporio Armani Milano 12
10. Umana Venezia 10
11. Juve Caserta 10
12. Vanoli Cremona 8
13. Sutor Montegranaro 6
14. Angelico Biella 6
15. Sidigas Avellino 6
16. Scavolini Banche Marche PU 4