«Gli affitti risultano molto alti su monolocali e bilocali, mentre paradossalmente su metrature più alte il costo è abbastanza limitato. Questo dovrebbe aiutare gli studenti a scegliere di convivere, a prendere insieme degli appartamenti più grandi e quindi a pagare cifre più basse. Il problema della convivenza si sta però facendo sempre più grande, perché sempre meno studenti sono disposti a vivere all’interno di una stessa abitazione».
Jacopo Vignali, intervistato da IlSussidiario.net, è il presidente della cooperativa La Ringhiera, che da oltre trent’anni fornisce alloggi a centinaia di studenti in tutta Italia. Insieme a lui cerchiamo di capire quali sono i maggiori problemi per gli studenti fuori sede che arrivano a Milano, come evitare le truffe e i modi per evitare di spendere un capitale. «La Bocconi ha un grandissimo bacino di studenti fuori sede, mentre agli altri atenei arrivano principalmente ragazzi dalla Lombardia. Più o meno ogni anno ci sono 20mila studenti che cercano un alloggio e a fronte di questo la città non offre una valida soluzione all’universitario, se non circa duemila posti letto convenzionati. Offre però tante soluzioni che possono essere utili rispetto a un mercato che in questo momento vede una grande offerta di affitti».
Quali sono le maggiori difficoltà che incontra uno studente fuori sede a Milano?
La prima criticità è senza dubbio il rischio di cadere nelle truffe dei proprietari delle case, come gli affitti in nero o appartamenti che non hanno la minima certificazione. Inoltre, bisogna tener conto del fatto che non sempre affittare un appartamento fuori Milano è sinonimo di risparmio, perché alla lunga i costi dei mezzi di trasporto portano a spese molto alte. È necessario quindi fare bene i calcoli e ipotizzare di prendere un appartamento più centrale a un prezzo maggiore, ma che poi può far risparmiare. Il Comune di Milano ha messo a disposizione un ufficio proprio per l’abitazione degli studenti, con tutta una serie di avvertimenti che andrebbero seguiti per non incappare in spiacevoli situazioni.
In che modo università e amministrazioni locali stanno cercando di risolvere il problema?
Ha fatto qualcosa il Politecnico, aprendo delle strutture convenzionate, come anche la Statale e la Cattolica. L’offerta è comunque molto inferiore alla domanda, ma bisogna analizzare la domanda e capire quanta gente è davvero disposta a venire a Milano. Non si può pensare che l’alloggio sia gratis, ed è quindi necessario in tutti i casi affrontare uno sforzo economico. Inoltre, in questi anni la Regione Lombardia e il Comune stanno sviluppando l’idea di housing sociale, attraverso la creazione di alloggi che però non sono solo per studenti. Credo che sia proprio questa la grande scommessa che oggi Milano sta facendo, cioè quella di non creare dei quartieri per soli studenti, ma di provare ad armonizzare la città con tutta una serie di persone che possono approfittare di questi nuovi alloggi, dagli studenti fuori sede, alle giovani coppie, ai singoli lavoratori. Da questo punto di vista l’operazione di via Pompeo Leoni ha avuto un successo fortissimo proprio perché è stato possibile creare qualcosa di molto bello a un prezzo molto buono.
Quindi, per esempio, cosa può scegliere un ragazzo che vuole studiare a Milano, ma che non dispone di grandi cifre?
Per uno studente che ha difficoltà finanziarie una delle risposte migliori a mio avviso è l’housing sociale, altrimenti è ovvio che c’è la possibilità delle condivisione dell’appartamento, quindi scegliere di stare insieme tra studenti, spendere molto meno, ma dover rinunciare a una stanza singola. Senza naturalmente creare sovraffollamenti, perché si può dividere tranquillamente una stanza e un appartamento con altre persone senza sentirsi per forza troppo stretti. Ci vuole inevitabilmente la forza e il desiderio di condividere, e la voglia di conoscere l’altro in un’esperienza che comunque aiuta a crescere e a confrontarsi.
In che modo La Ringhiera riesce a venire incontro a questi bisogni?
Con una storia che va avanti da oltre trent’anni, che si basa sulla scelta di vivere insieme nella proposta di una vita ordinata tra persone che desiderano condividere l’esperienza formativa importantissima dell’università. Ci vuole naturalmente impegno e responsabilità, ma posso dire che di tutte le persone che accogliamo, sono veramente pochissime quelle che dopo un anno vanno via, quindi significa che il progetto funziona e che la gente si trova davvero bene.
(Claudio Perlini)