Mi sono occupato del ricostruire la partecipazione politica di base, per ristabilire il rapporto fra politica e popolo. Facendo questo ho trovato consenso e amici nuovi, ma poi siamo arrivati dentro la campagna elettorale. Improvvisamente la politica sembrava vivacemente presente e il popolo attivamente partecipe. E gli amici hanno vissuto sbandamenti.
Allora ho accettato di misurarmi con la presa di posizione nelle elezioni, ho detto che continuavo a pensare che la politica fosse ridotta a zero, che la competizione avveniva fra due poli irragionevoli. A sinistra con la gioiosa macchina da guerra fatta di alleanze corporative, interessi costituiti e ben rappresentati dentro l’arco della sinistra, interessi che chiedono diritti senza sentire i doveri. Questo diventa una progettualità negativa per il bene comune, perché tutta tesa a difendere le rendite di posizione e dunque a sviluppare ulteriormente la spesa pubblica e l’indebitamento. Per giunta con una apertura culturale a tutti i prodotti del relativismo ideologico, mettendo in rischio i valori non negoziabili della esperienza cattolica.
A destra il populismo sfrenato della alleanza Berlusconi-Maroni, con le sue propensioni antieuropeistiche contro la riduzione del debito pubblico perché “siamo un paese ricco e non accettiamo le norme imposte dalla CEE e dai tedeschi”, posizione aggravata dal “prima il Nord” leghista. Si aggiunge poi nella destra l’illusione che siano rispettati i valori non negoziabili dei cattolici, ma Berlusconi compra l’amore, vedi la fidanzata, di oltre 40 anni più giovane, e Maroni porta il fazzoletto verde del Dio po-padania. E per questo sognano di poter ridurre la presenza della Chiesa.
In questo quadro di vuoto progettuale, il nostro paese non può sfuggire dalle riforme chieste dalla Commissione Europea e dagli investitori internazionali. L’Italia deve risanare il suo bilancio pubblico e rendere certe le regole della giustizia e del mercato, come ci chiede l’Europa.
Per fare queste riforme strutturali nessuno dei due poli avrà la maggioranza autorevole per domare gli interessi di parte e le ottusità localistiche, dunque il vero contenuto di questa campagna elettorale è la previsione della collaborazione fra destra e sinistra. Si deve scegliere la responsabilità, per questo non si tratta di dar ragione al centro come terzo polo, ma si tratta di far esistere una sinistra responsabile e una destra responsabile, ovvero le tendenze al cambiamento negli schieramenti.
Queste considerazioni mi hanno convinto delle ragioni di Mario Mauro, che si è dimesso dal PdL per sostenere Monti e Albertini, e che si trova in squadra con una persona molto significativa della sinistra come Pietro Ichino.
Ho sostenuto questa ipotesi, apparentemente in contrasto con il volantino “ Per chi votare” che ho diffuso nelle settimane scorse. Dicevo di votare la persona, ed effettivamente questo è prioritario: se ci sono possibilità di rafforzare un amico in lista o un candidato che conosciamo, allora questo prevale sullo scegliere lo schieramento. Ma sul piano nazionale bisogna tener conto del senso complessivo delle presenze di schieramento, dunque ritorno alla proposta fondata sulla responsabilità di mettere insieme le parti. Ma ho perso, Formigoni ha deciso di stare con il PdL con lo scopo di avere una candidatura per diversi amici. Devo dunque considerarmi sconfitto, ma la questione di ricostruire il rapporto fra politica e popolo rimane, io sono sulla ragione più profonda, e rimango a richiamare a questa urgenza della vita pubblica nel nostro Paese.
Bisogna essere eletti per fare questa opera di ricostruzione? Certo sarebbe meglio, ma bisogna anche essere credibili quanto si dichiara l’indipendenza dalle logiche di potere, altrimenti si viene eletti ma non si fa più nulla per generare la partecipazione di popolo. Per questo un mese fa avevo chiesto a Formigoni di dichiarare la sua scelta di non essere più nel potere per fare invece l’aggregatore di una nuova presenza politica.
Io comunque non ho cercato di entrare in una lista, perché devo dar ragione alla politica dal basso. Anche se conto ben poco nella mia influenza di posizione, resto, lo spero, credibile nella proposta che si esprime con l’Associazione Democrazia e Comunità. Attendo gli amici quando potranno liberarsi dagli schieramenti e dalle posizioni di potere acquisite. Se sapranno tornare al popolo.