Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro all’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) con i sindacati per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore degli Enti locali per il biennio 2022-2024. Come già accaduto per il contratto della sanità, non è stato, infatti, possibile arrivare alla firma sulla pre-intesa. A bloccare la trattativa è stata fondamentalmente, almeno secondo l’Agenzia, la richiesta di maggiori risorse avanzata da Cgil e Uil, che rappresentano la maggioranza delle sigle sindacali presenti al tavolo.
L’ultimo testo proposto includeva, sempre secondo l’Aran, misure significative come l’erogazione di buoni pasto nei giorni di lavoro agile, un’importante novità rispetto al passato insieme ad altre innovazioni normative, ma questo non è bastato a raggiungere un accordo.
Di fronte alla necessità di approfondire alcuni temi rilevanti, quali il trattamento del personale della polizia locale, degli operatori educativi e degli insegnanti, tuttavia, si ritiene che, senza una volontà condivisa di chiudere il contratto, il proseguimento delle trattative rischia di diventare improduttivo. Il confronto proseguirà solo su temi specifici in sede tecnica, ma, in assenza di un’intesa generale, queste discussioni non potranno portare alla definizione di un nuovo contratto collettivo.
In questo contesto Cgil e Uil sostengono che, anche in questa vicenda, il Governo Meloni abbia mortificato e che, a oggi, non ci siano le condizioni per sottoscrivere un’ipotesi senza aumentare lo stipendio tabellare.
Di diverso avviso la Cisl, secondo la quale il blocco delle trattative per il rinnovo contrattuale produce un danno diretto per i lavoratori e le lavoratrici degli Enti locali, che così non vedranno adeguati i loro stipendi, né il valore del trattamento accessorio.
Lo stop al negoziato impedisce, ad esempio, sempre secondo la Cisl, di definire ulteriori positive risposte per tutto il personale, dal conglobamento dell’ indennità di comparto nello stipendio a una nuova disciplina del turno festivo infrasettimanale per le polizie locali a un nuovo inquadramento unico per il personale educativo-scolastico.
Il sindacato guidato da Luigi Sbarra sostiene, insomma, che chi ha deciso di bloccare il tavolo di trattativa stia causando, prima di tutto, un danno immediato e tangibile per gli oltre 400.000 lavoratrici e i lavoratori degli Enti locali che si ritiene meritino risorse e buone opportunità salariali e professionali.
L’auspicio è che, alla fine, queste dinamiche, siano guidate, pur con posizioni diverse, dall’interesse dei lavoratori che le organizzazioni sindacali sono chiamate rappresentare e dall’interesse generale di avere un’amministrazione pubblica, specialmente quella più vicina ai cittadini come in questo caso, efficiente e in grado di dare risposte alle persone.
Questo passa anche dalla capacità delle amministrazioni di essere “attrattive” per lavoratori qualificati e portatori sani di competenze. Salari competitivi, che vanno oltre il mito del “posto fisso”, e “benefit” vari previsti dai contratti collettivi possono essere sicuramente uno strumento utile per costruire la Pubblica amministrazione del futuro.
In questa prospettiva è auspicabile, quindi, che, nell’interesse di tutti, il confronto riparta, il prima possibile, e porti, come dovrebbe essere, a un giusto compromesso che soddisfi, per quanto possibile, tutte le parti coinvolte.
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