Sette feriti gravi sono il bilancio finale del raid compiuto mercoledì notte contro un pub di Campo de’ Fiori. Una cinquantina di persone armate di mazze e bastoni hanno fatto irruzione nel locale e hanno aggredito un gruppo di tifosi del Tottenham, in città per assistere alla partita in programma il giorno successivo all’Olimpico tra il team inglese e la Lazio. In un primo momento si pensava ad un raid ultrà, espressione di un tifo violento e cieco che bada solo alla bandiera della propria squadra. In realtà, dopo i primi arresti, gli investigatori hanno ricostruito la dinamica dell’accaduto che appare ancora più sconcertante. Il gruppo di aggressori è misto, laziali e romanisti: secondo le telefonate intercettate dalla questura, i giallorossi hanno avvisati i “cugini” che in quel pub c’erano degli “ebrei”, ossia i tifosi del Tottenham, la squadra dei “Jews” di Londra. “Non conta per chi tifano”, spiega a ilSussidiario.net, Fabio Perugia, giornalista de “Il Tempo” e membro della Consulta della Comunità Ebraica di Roma, “ma contro chi tifano. In questo caso, gli ebrei”.
Un’aggressione quantomeno insolita, che ha superato i confini dell’odio calcistico unendo due tifoserie avverse, laziali e romanisti…
Se tutto ciò verrà confermato, il fatto sconcertante è che l’unico motivo di unione di due tifoserie, da sempre antagoniste, è l’odio nei confronti dei tifosi del Tottenham, una squadra identificabile con l’ebraismo londinese. È uno scandalo che in una metropoli come Roma si possano verificare azioni di violenza che non fanno certo bene all’immagine della città. Le aggressioni sono ancora più gravi perché di stampo razzista e antisemita.
Perché in questo periodo gli episodi di intolleranza tendono ad intensificarsi? Mi riferisco anche all’azzeramento delle pagine ufficiali della comunità ebraica di Roma perché sotto attacco di neonazisti infiltrati in rete…
C’è un intensificarsi di episodi di intolleranza nei confronti dell’ebraismo italiano ed europeo non solo sui portali web, come quello della Comunità ebraica della capitale ma, cosa ben più grave, anche con aggressioni di tipo verbale e fisico per la strada. Il mondo ebraico, in questo periodo, è particolarmente esposto per via degli scontri che si stanno verificando nella Striscia di Gaza.
Quale idea si è fatto riguardo a questi episodi?
La gente mescola l’opinione politica sul conflitto ad un odio che si estende a tutti gli ebrei che si incontrano per strada. In questo caso, l’antisionismo nasconde l’antisemitismo. Mi sembra anche strano che vengano riportate notizie particolarmente distorte su quello che sta succedendo in Medio Oriente. Oltretutto si sta facendo una campagna mediatica così violenta scordando il fatto che a pochi passi, in Siria, ci sono centinaia di persone che muoiono sotto il fuoco di una dittatura. Mi chiedo dove siano pacifisti e cordate di associazioni umanitarie quando si parla degli sterminii di Damasco o nel Sudan. C’è un modo sbagliato di affrontare il problema e tutto ciò che ne consegue.
Sta affermando che la stampa italiana è filopalestinese?
Non dico questo. Ci sono giornali o televisioni che sono legati alle ragioni di Israele, mentre altri lo sono a quelle palestinesi. Mi piacerebbe, invece, che i media fossero più imparziali e raccontassero in modo corretto cosa sta succedendo.
Perché c’è questa disinformazione? Cattiva informazione o volontà di disinformare?
Da una parte, c’è uno scarso investimento, da parte dello Stato israeliano, nella comunicazione, voce di bilancio comunque condizionata dalle tensioni ai confini: in questo periodo, la maggior parte delle risorse devono essere, infatti, destinate alla sicurezza interna. Dall’altra, Israele presta in generale una scarsa attenzione alla comunicazione e alle spiegazioni delle proprie ragioni. Al di là dei confini, invece, in Palestina, Siria, Iran e Libano, sanno usare molto bene i mezzi di comunicazione anche con l’utilizzo indiscriminato di immagini che ritraggono bambini feriti e massacrati. Non che in Israele non si verifichino attentati sanguinari con vittime innocenti, semplicemente non vengono divulgate e date in pasto ai media, perché il popolo ebraico ha una propria morale e osserva la decenza e rispetta le vittime. È un livello di etica più alto rispetto a chi fa propaganda.
Prima parlavamo di aggressioni fisiche, verbali e attacchi da parte di hacker ai siti internet. Pensa che l’Italia sia carente, in campo legislativo, nella tutela delle vittime di questi atti?
Per quanto riguarda le aggressioni fisiche, c’è una buona tutela. Per quelle verbali c’è la Legge Mancino e, inoltre, in Parlamento è partito l’iter per l’approvazione della legge che introduce il reato di negazionismo della Shoah. Ma non sono ancora sufficienti. C’è ancora una carenza giuridica sulle aggressioni verbali, che sono il campo dove si incappa più facilmente nel non rispetto dei diritti costituzionali.