Caro direttore,
La ringrazio per voler dare voce alla mia scelta controcorrente di candidarmi al Senato per il movimento Io amo l’Italia di Magdi Cristiano Allam. Cercherò di motivare questa scelta soprattutto agli elettori cattolici.
In una bella intervista sul Corriere della Sera del 18.01.13, il cardinal Vallini ci ricorda che la crisi non è tanto economica, quanto di valori. Dunque di questi mi interesserò, riservando un occhio di riguardo ai principi non negoziabili (PNN) quali la vita, la famiglia, la libertà educativa e quella religiosa.
In vista delle imminenti consultazioni politiche – stante il sistema elettorale con sbarramento – si rinnova il dibattito sull’utilità del voto dato ai partiti minori anziché alle formazioni più consistenti. Prendiamo in esame il caso pratico del voto dei cattolici che gravitano nell’area del centrodestra, posto che quelli nel centrosinistra si autoescludono dal ragionamento perché sostengono un programma in palese contrasto con i PNN.
Se dunque l’analisi parte dal centro, la prima opzione di voto consiste nella “Lista Monti” con le formazioni ad essa apparentate. Questa deve però essere scartata da subito per le caratteristiche che nell’ordine la contraddistinguono: 1) la volontà di riconoscere giuridicamente le coppie di fatto; 2) la scelta di rimettere alla libertà di coscienza individuale degli eletti i voti sui PNN; 3) la decisione di candidare esponenti di spicco del mondo omosessuale.
La seconda opzione di voto per un cattolico è rappresentata dallo schieramento di centrodestra (PdL-Lega e liste apparentate). Questo raggruppamento, si propone come baluardo contro l’avvento della sinistra, piuttosto che come strenuo difensore della famiglia, della vita e della libertà educativa. Tra le storture più raccapriccianti si annoti la volontà della Lega di legalizzare, per poi tassare, la prostituzione femminile. Ogni commento in proposito è superfluo.
Vi è poi una terza opzione rappresentata dall’unico movimento che contempla nel programma la difesa totale dei PNN. Si tratta della la neo-nata formazione politica “Io amo l’Italia” di Magdi Cristiano Allam che, per la prima volta, si presenta alle elezioni politiche nazionali. Il neo di questo partito risiederebbe per alcuni elettori nella verosimile esiguità del suo seguito, ovvero nella giovane età, infine negli scarsi mezzi a disposizione: non possiede infatti giornali, tv, radio e neppure dispone di ingenti risorse economiche per farsi conoscere.
Se scartiamo l’opzione della Lista Monti per i predetti motivi, al cattolico restano – forse – solo due possibilità di scelta: quella per lo schieramento di centrodestra, che molti ritengono essere un “voto potenzialmente utile” (perché avrà certamente una rappresentanza in Parlamento grazie al superamento delle soglie di sbarramento), e quella per “Io amo l’Italia” che, non superando verosimilmente lo sbarramento, sarebbe dunque da considerarsi un “voto potenzialmente (dis)perso”.
Siamo tuttavia certi che il ragionamento sia corretto? Proviamo a verificare la questione seguendo due ordini di idee: 1) il criterio da adottare per la scelta del voto; 2) gli accadimenti degli ultimi vent’anni.
Cominciamo perciò col domandarci se per scegliere il partito da votare sia giusto utilizzare come primo criterio la possibilità che lo stesso partito ottenga una rappresentanza parlamentare. Non sarebbe piuttosto corretto adottare, prioritariamente, il criterio della congruenza/rispondenza dei propri valori col programma della formazione politica e adoperarsi con tutte le forze affinché la stessa ottenga seggi in Parlamento?
La seconda domanda da porsi è la seguente: siamo certi che la rinuncia ad appoggiare l’unica formazione che tutela esplicitamente i PNN non causi danni maggiori?
Per rispondere con cognizione di causa occorre riguardarsi il film “girato” in Italia negli ultimi 20 anni, piuttosto che limitarci a osservare la foto “istantanea” della situazione attuale. Vediamolo.
Siamo nel 1994 e Silvio Berlusconi, con Forza Italia, sconfigge la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. L’Italia è salvata dai comunisti, ma capitola alle elezioni successive del 1996 e del 2006. Le restanti legislature sono appannaggio del centrodestra che raccoglie la maggioranza dei consensi in quanto baluardo di fronte al possibile avvento dei comunisti. La classe politica, senza dubbio espressione del Paese, si rende responsabile di un degrado morale senza precedenti (corruttela politica, scandali, ruberie a tutti i livelli, investitura con incarichi istituzionali di nani e ballerine). Sono trascorsi oramai 20 anni e la sinistra è ancora alle porte, esattamente come allora, con l’aggravante che il clima di sfiducia nella politica è al massimo livello. La rinuncia a difendere i PNN per votare partiti quantitativamente grandi, ma qualitativamente poveri, ha fallito totalmente: in questi 20 anni la sinistra portatrice di disvalori e la destra svuotata dei PNN hanno cercato di distruggere la famiglia con i DICO, ottenuto l’eutanasia per Eluana Englaro, manipolato la vita con la fecondazione artificiale, reso imminente la proposta del matrimonio omosessuale e la contestuale adozione di figli. E ora la cruda domanda: ma il voto di noi cattolici, assegnato al centrodestra per la paura dei comunisti, è stato utile, inutile o addirittura dannoso nella difesa dei PNN?
Magdi Cristiano Allam, con la sua lista, ci ha tolto l’alibi per cui i cattolici potevano votare quasi ovunque poiché nessun partito difendeva i PNN. Ora dunque tocca a noi adottare il criterio corretto per votare intelligentemente: prima si individua chi si propone di tutelare i PNN – esattamente ciò che “Io amo l’Italia” si propone – e poi lo si vota a prescindere dal fatto che otterrà verosimilmente una rappresentanza parlamentare. Ne consegue che la logica dell’approccio al voto così ribaltata può garantire il consenso necessario a superare le soglie di sbarramento.
A nessuno piace essere minoranza, ma il cattolico (quello vero che non teme il martirio) è destinato ad esserlo come ci ricordano le affermazioni evangeliche del Cristo: siete lievito nella massa e sale della terra. Questo stato – ci rammenta un breviario salesiano – non è ostacolo ma condizione affinché si manifesti il Regno di Dio. Non temiamo pertanto di rimanere fuori dal Parlamento e prepariamoci piuttosto a parlare nelle piazze, qualora non dovessimo superare lo sbarramento. Non dimentichiamoci che Davide ha sconfitto Golia e questo è l’anno della Fede (il Santo Padre possiede virtù profetiche davvero). L’ultima volta che un pontefice dedicò infatti l’anno solare alla Fede, correva l’annus horribilis 1968. Paolo VI trovò, nonostante tutto, il coraggio per promulgare l’enciclica Humanae Vitae, a salvaguardia della vita che veniva attaccata dall’emancipazione sessuale e dalla contestazione studentesca. Negli anni a venire vi sono stati il divorzio (1970), l’aborto (1978), tutti provvedimenti legislativi promulgati e controfirmati da politici cattolici della Democrazia Cristiana. Quello che è invece successo di recente l’ho già scritto, aggiungo solo che la nostra generazione è quella che, prima nella storia, si trova a dover spiegare ai propri figli che ci si deve sposare con l’altro sesso. Davvero un’ineguagliabile conquista per l’uomo del terzo millennio. Ma nonostante tutto dobbiamo confidare in quelle parole che restano scolpite nella nostra speranza: “Non praevalebunt!”.
Abbiamo bisogno di altri motivi per muoverci? Rammentiamo le parole profetiche di Giovanni Paolo II che nel 1981, sei mesi dopo l’attentato, scriveva nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio: “Se la famiglia non partecipa attivamente alla vita politica e sociale del paese, sarà schiacciata da quei mali cui si è limitata ad assistere”.