La Littizzetto in trasparente cellophane (il suo vestito più brutto fin qui) sulla citazione cinematografica dell’amore secondo Sanremo (si celebra l’inutile San Valentino) trascina Fabio Fabio in un duetto canoro straziando il già straziante “Trottolino amoroso”. E parole è irrecuperabile ma quasi quasi me lo tenogo Esilarante dissertazione della Lucianina sull’amore ”che –dice- è un apostrofo rosa tra il concetto, tanto non cambierà mai, ma quasi quasi me lo tengo” e poi giù dura “un uomo che ci picchia è uno stronzo (senza metafore)” che precede il flash mob (che in giro per il mondo ha coinvolto più di un milione di altre persone) contro la violenza sulle donne e il femminicidio con 200 donne in scena che ballano e che la Littizzetto disperatamente cerca di seguire. Il bello di questa donna è che non ha nessuna paura di far vedere i suoi limiti. Il trend degli ascolti made in Auditel continua ad andare bene, la seconda serata è il miglior risultato dal 2000, tanto da far dire ai vertici Rai1 “Sicuramente Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, da soli o in coppia, non sono patrimonio esclusivo di Rai3”. Lunga parentesi con il grandissimo Roberto Baggio che si conclude con una sua lettera indirizzata ai giovani, compresi i suoi tre figli. Nella lettera Baggio indica come la passione, la gioia, il coraggio portino al successo ovvero alla possibilità di realizzare se stessi e come il sacrificio sia la porta per capire il significato della vita. E nella vita – dice il grande calciatore – è necessario dare il massimo. Parole semplici ma piene di senso. Antony di Antony and the Johnson, al secolo Antony Hegarty, ha eseguito “You are my sister” inno del cantante anglo-americano all’amore fraterno e per le donne. Alla giovanissima, carina, simpatica e veramente brava, pianista Leonora Armellini, il compito di sostituire Daniel Barenboim, il grande direttore d’orchestra è stato bloccato a Berlino da problemi di salute (colpo della strega, sembra). E infine irrompe, con tanto di acutissimi (stiracchiati un pochino) l’ugola d’oro di Cellino San Marco Al Bano, 14 presenze al Festival… E speriamo che siano finite. Ma una comoda pensione, no? Anche a lui il Premio Città di Sanremo.
Si conferma come una delle cantanti meglio vestite della kermesse e il valore della sua partecipazione continua ad essere prevalentemente tutta qui. Una canzone inutile e vecchiotta.
In monocolore bordò (o rosa scuro che dir si voglia) e ciuffo cadente, simil banana sfatta, con i suoi baffetti malandrini del suo nuovo look, è decisamente più a suo agio e quel che sa fare con la voce viene finalmente fuori. Ma il “Re Matto” del pop italiano ci può dare di più, di più, di più.
Elio e le storie tese ”La canzone mononota” – VOTO 8 – Tutti in bianco, con Elio che duplica non solo la stazza ma anche le braccia, regalano con grande leggerezza, un brano dalla struttura musicale piuttosto complessa per nulla banale, come sempre nella loro tradizione, costruita veramente su una sola nota citando illustri esempi del passato come Rossini, tra gli altri.
Malika Ayane ”E se poi” – VOTO 6 – Il nuovo colore dei capelli, biondo non platino, e il trucco anni ’60, in nero lungo… come non pensare all’irragiungibile Marilyn Monroe, ma ineguagliabile, in ogni senso. Con la sua voce, così particolare, non può cantare proprio tutto e questo brano ne è la riprova.
La loro è una musicalità è dirompente e sicuramente originali. La band siciliana l’instancabile protagonista di una serie infinita di concerti molto apprezzati dal pubblico (100 mila gli spettatori). Oggi esce il loro nuovo disco “Cinque, la luna e le spine”. Il tema del senso di colpa e del relativo desiderio di superarlo ricorre spesso nei testi del disco.
Grande classe, che altro si può dire? Una sicurezza sconcertante e una voce cristallina, note precise, e interpretazione impeccabile di una canzone tutto sommato classica, si potrebbe dire sanremese, che si deve a un’altra raffinata firma del panorama musicale contemporaneo italiano, Francesco Bianconi dei Baustelle.
Max Gazze’ “Sotto casa” – VOTO 7 – Quarta presenza al Festival con un brano che racconta del dramma esistenziale di un testimone di Geova o la mancanza di dialogo che potrebbe far dannare anche Gesù. Accenti balcanici, ritornello accattivante e orecchiabile. Godibilissimo l’arrangiamento.
Annalisa Scarrone “Scintille” – VOTO 5 – Ma non l’abbiamo già ascoltata questa canzone, da qualche parte, in una piazza, tempo fa…? Prodotto di Amici, questa bella ragazza, primo Sanremo, intonata… che altro?
Più che verace canzone d’amore nel preciso solco della tradizione napoletana. Bellissima voce e interpretazione misurata e impeccabile portoghese. Se piace il genere, niente di meglio.
Simone Cristicchi ”La prima volta (che sono morto)” – VOTO 6 – Ma quanti capelli hai? Direbbe Lucio Dalla… Certo la voce non è il suo forte. E sì, sarà per la prossima volta… Il testo ha, comunque, una sua originalità in linea con la poetica del cantautore romano.
Modà “Se si potesse non morire” – VOTO 6 – Tanto sentimento per un pop rock che proprio non si può definire un capolavoro. Francesco “Kekko” Silvestre, Enrico Zapparoli, Diego Arrigoni, Stefano Forcella e Claudio Dirani replicano se stessi e un po’ par di riascoltare Arriverà cantato insieme ad Emma all’edizione 61 del Festival.
“Fatece largo che…” due note per ricordare un brano folk romano reso celebre da Gabriella Ferri, arrangiamento minimale, praticamente voce e piano soli, per questa delicatissima canzone con la quale Silvestri torna all’impegno politico-sociale. Bello il testo.
Almamegretta “Mamma non lo sa” – VOTO 9 – Un reggae per un grido di dolore dalle periferie disastrate, inquinate, abbandonate intorno a Napolia sognando un mondo migliore, una nuova umanità. Annunciati come rivelazione del Festival che, sembra, abbiano conquistato.
Ballad per una storia sentimentale in perfetta linea con lo stile Gualazzi, niente di nuovo, in verità. Ma bene eseguita, come sempre, e con molto pathos.
Bolognese, classe ‘86. La sua passione per la musica nasce nell’adolescenza e cresce di pari passo con l’amore per il basket, in particolare per il”freestyle basket” di cui diventa campione italiano all’età di 18 anni. Malato di tecnologia usa il beatbox, come la loopstation a dicendo.
No, per cortesia basta con i racconta storie senza voce! E che vogliono fare gli ironici-simpatici. Dicono che abbia studiato jazz. Davvero? Ha fatto parte degli Aram Quartet, partecipazione a X Factor.
Personaggio che spiazza, tra antico e moderno. Il suo incontro della vita quello con lskra Menarini (la stravagante e bravissima vocalist di Lucio Dalla) che diventa figura determinante nella sua crescita artistico-musicale.
Cagliaritana studia pianoforte, canto, teoria e solfeggio, musica d’insieme e informatica. Al suo attivo importanti collaborazioni (Gino Paoli, Ron, Luca Tommassini). Bella voce e padronanza del mezzo..