Sono sei i nuovi Servi di Dio approvati dai vescovi lombardi nell’ultima riunione della Conferenza Episcopale Lombarda. Oltre che per fratel Ettore Boschini e don Primo Mazzolari, è stato infatti dato l’avvio all’iter canonico anche per altri quattro cattolici lombardi, di nascita o d’adozione. Ecco alcuni cenni sulla loro vita e sulla loro testimonianza di fede cristiana.
Un adolescente come tanti altri, appassionato di informatica – un “genio” a detta di molti –, creatore di siti web tra cui, e non è un caso, uno dedicato ai miracoli eucaristici. Carlo Acutis, milanese, morto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante offrendo la sua vita per il Papa e la Chiesa, era un innamorato di Gesù e aveva una particolare devozione per Maria: non certo un bigotto, ma un mistico. Per conoscerlo, un libro “Eucarestia. La mia autostrada per il cielo” di Nicola Gori e ovviamente un sito.
Un altro giovane e un altro mistico. Fra Jean Thierry Ebogo, il “bambino che voleva diventare Gesù”, giunge nella diocesi milanese da Bamenda – nel nord ovest del Cameroun, dove nasce il 4 febbraio 1982. A 13 anni entra nel semianrio minore di Guider, poi prosegue gli studi nel liceo scientifico di Monatelè. Dopo una breve esperienza negli Oblati di Maria Immacolata, nel 2003 entra nel Carmelo teresiano di Nkoabang. Nel 2004 è ammesso al noviziato ma si manifesta un devastante tumore al ginocchio destro che porterà all’amputazione della gamba, operazione che – scriverà in una delle sue poesie – accetterà con gioia per contribuire alla nascita di nuove vocazione per il Carmelo. Viene trasferito quindi al convengo di Concesa, in provincia di Milano, per avviare il noviziato e insieme curarsi. Ma la situazione medica è grave: con dispensa, l’8 dicembre 2005 farà la sua professione solenne come carmelitano scalzo prendendo il nome di fratel Jean Thierry Ebogo di Gesù Bambino e della Passione. “Entra in Cielo” il 5 gennaio 2006.
“Il ribelle”, ovvero Teresio Olivelli. Si chiama così il foglio clandestino di collegamento tra i partigiani cattolici da lui fondato, ed è comunemente detta “La preghiera del ribelle” l’orazione “Signore facci liberi” da lui scritta per i partigiani, per l’appunto “i ribelli per amore”. Un amore posto a servizio della dignità, della libertà e della carità, che lo spinge, una volta arrestato dai tedeschi e deportatoi in diversi campi di prigionia, dapprima in Italia e poi in Germania, a dare la sua vita per difendere i più deboli tra i prigionieri. Muore per le percosse nel capo di Hersbruck il 17 gennaio 1945. La sua vita, iniziata nel 1916 a Bellagio, in provincia di Como, è tutta all’insegna della carità, e per questa ragione, allo scoppiare della guerra, vuole stare insieme ai soldati, la parte più debole ed esposta del popolo italiano. Ufficiale degli alpini, vive la drammatica ritirata dalla Russia. Tornato alla vita civile nella primavera del 1943, diventa rettore del collegio Ghislieri, ma dopo l’8 settembre è ancora sotto le armi: arrestato e deportato in Germania, fugge ed entra nella resistenza, fino al definitivo arresto nell’aprile del 1944.
Fu vescovo di Cremona monsignor Giovanni Cazzani, nato a Samperone il 4 marzo 1867 e morto il 26 agosto 1952. Ordinato sacerdote nel 1889, fu consacrato vescovo il 28 agosto 1904. Dapprima a Cesena e poi, dal 1915, per l’appunto a Cremona. Fu presule della città nel difficile periodo del fascismo e della ricostruzione, anche sociale, del secondo dopoguerra. Il suo episcopato fu caratterizzato da un’attività di promozione e sviluppo dell’associazionismo cattolico e della formazione dei sacerdoti.
(Daniela Romanello) – 2 – fine