Se chiedete ad un qualsiasi imprenditore quali siano i problemi più difficili da gestire per chi conduce un’azienda, l’accesso al credito sarà sempre ai primi posti della lista. Il problema si è fatto ancora più stringente dopo l’ultima crisi finanziaria: i dati dell’Osservatorio sul Credito Unioncamere-Tagliacarne (2.210 aziende intervistate tra luglio e settembre 2010) evidenziano che tra le imprese che hanno una linea di credito aperta con una banca (il 68,9 sul totale), il 9,7% ha avuto da dicembre 2009 una richiesta di rientro del credito. Tale fenomeno, in forte crescita rispetto al passato, è riconducibile secondo gli esponenti del sistema bancario al mutamento economico e finanziario delle imprese che hanno più difficoltà a far fronte agli impegni finanziari assunti, mentre a giudizio dei rappresentanti del sistema imprenditoriali, ad una restrizione del sistema creditizio.
Al di là delle motivazioni e delle responsabilità è possibile rilevare che le richieste di rientro hanno investito in maggior misura le imprese impegnate nella ricettività turistica (13,9%) e nelle costruzioni (12,7%), rispetto a quelle del commercio (9,2%), dei servizi alle imprese e dell’industria (6,9% in entrambi i casi). Una differenza si rileva anche tra le imprese artigiane (11,6%) i cui rapporti con il sistema creditizio sono spesso condizionati dalla contenuta patrimonializzazione, e quelle non artigiane (8,1%).
A livello geografico le regioni più investite da tale processo sono quelle del Sud Italia, quali Puglia, Basilicata e Calabria (14,1%) o Sicilia e Sardegna (13%), realtà in cui le insolvenze del tessuto economico verso il sistema del credito risultano più diffuse. Ma anche tra le regione del Centro-Nord che presentano tassi di insolvenza più contenuti risultano frequenti le richieste di rientro. Guida questa classifica “al contrario” il Lazio (12,9%), che si attesta su livelli simili a quelli delle regioni meridionale. Seguono Lombardia (12,5%), Umbria e Marche (11,9%).
I dati aiutano anche a capire quali sono le principali difficoltà che caratterizzano il rapporto tra le imprese e gli istituti di credito. Un problema frequentemente segnalato dalle imprese – e dagli operatori economici in genere – è la scarsa chiarezza e trasparenza delle condizioni applicate dalle banche in termini di costi, tassi, tempi, ecc.
Il fattore che più spesso viene indicato come poco chiaro e trasparente (il 61,4% delle imprese insoddisfatte lo nomina) fa riferimento ai costi generali applicati che, pur incidendo poco sull’ammontare complessivo richiesto, costituiscono una voce di spesa aggiuntiva al costo del finanziamento. Particolarmente elevato è anche il livello di insoddisfazione riconducibile alla scarsa trasparenza nella determinazione del tasso di interesse applicato (33,3%).
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La richiesta di garanzie costituisce, a giudizio delle imprese, un fattore sine qua non per l’accesso al credito; in questo contesto l’aumento delle situazioni di sofferenza del sistema economico ha portato le banche a richiedere maggiori garanzie rispetto al passato. Le rilevazioni di Unioncamere confermano quanto già il senso comune suggerisce: spesso la garanzia richiesta viene percepita come eccessiva e disincentivante. Il settore in cui viene denunciato in maggior misura un aumento delle garanzie è quello delle costruzioni (+15% il saldo tra chi rileva un aumento e chi una diminuzione), seguito dal comparto della ricettività (12,2%) e con scarti più contenuti tra loro da quello dei servizi alle imprese, del commercio e dell’industria (tra l’8% e il 10%).
Superiori alle differenze settoriali sono quelle territoriali che evidenziano una stretta correlazione tra andamento delle garanzie richieste e tasso di insolvenza; nel complesso, infatti, si registra una minore incidenza di imprese che denuncia un aumento delle garanzie richieste nel Nord Italia (con un saldo pari al 7,6% nel Nord Est e all’8% nel Nord Ovest) rispetto al Centro (11,1%) e in particolare al Sud (13,5%) evidenziando come la politica creditizia del sistema bancario sia sensibile alla dinamica economica e alla solvibilità delle imprese.
Relativamente al costo delle commissioni si registra un’elevata incidenza di imprese che denuncia un aumento (36,4%) rispetto a quante rilevano una diminuzione (3,9%).
Tale dinamica, pur investendo l’intero sistema economico, a prescindere dal settore di attività e dall’area di localizzazione, interessa in maggior misura alcuni comparti e aree geografiche; dal punto di vista settoriale la denuncia di incremento risulta più sostenuta nell’industria (con un saldo pari a +38,4%), nelle costruzioni (+34,8%) e nei servizi alle imprese (33,6%). Sotto l’aspetto territoriale, come avvenuto per le garanzie, si rileva una maggiore criticità al Sud (+36,2%) rispetto al Centro (33,7%) e in particolare al Nord (29,2% nel Nord Ovest e 27,1% nel Nord Est).
Nel precedente articolo si diceva che la valorizzazione del territorio diventa ancora più importante in tempi in cui lo scenario delle imprese si allarga ad una dimensione globale. Anche per quanto riguarda le rigidità del sistema creditizio le conclusioni sono simili. Le imprese hanno ormai capito che la via d’uscita dalla crisi passa in buona parte dall’export, ma – fino a quando le aziende italiane sconteranno difficoltà superiori a quelle dei loro concorrenti internazionali in campo di accesso al credito – la strada sarà in salita.