Non pensavo di poter difendere l’onorevole Marianna Madia, del Partito Democratico, e difenderla per la sua appartenenza alla Chiesa, dalle intemperanze ideologiche e dal becerume del giro grillino. Non pensavo per un semplice motivo: credevo che nessuno l’attaccasse, se non qualche collega al femminile invidioso della sua indiscussa grazia. L’onorevole botticelliana non ha brillato per intraprendenza, nelle aule parlamentari, nel partito, nei talk show, ma questo semmai depone a suo favore. Che poi, guardando le puntuali statistiche del sito Openpolis, risulta 295 su 630 per indice di produttività tra i deputati. C’è di peggio, insomma. Ha fatto tre sole interpellanze parlamentari, due sole interrogazioni orali, ma ha messo la firma su 7 disegni di legge, è quasi sempre presente, e ha votato 103 volte diversamente dal suo gruppo, come “ribelle”. È criticata e sbeffeggiata fin dagli esordi, la Madia: perché il suo padre politico fu Veltroni, amico del babbo, scomparso prematuramente, già consigliere comunale di Roma; fu Veltroni a candidarla come capolista nel Lazio nel 2008, vedi alla voce “donna, giovane, non racchia”, nella sua squadra ispirato all’I care.
Ha un curriculum da secchiona di buona famiglia, la scuola francese, un saggio per Il Mulino, e frequentazioni di Ares, uno dei think tank lettiani. Ha amicizie che contano, con Minoli, con il Colle, per via di una storiella col figlio del Presidente, Giulio. Ci importano i suoi amori giovanili? Non ci importano. Ora la Madia è felicemente sposata con un brillante produttore cinematografico, che le ha dato pure una particina in un film con regia Brizzi, (grande amico del Sindaco d’Italia) finanziato coi soldi dello Stato. La cosa non fa simpatia, ma capita a tanti. Di lei si ricorda impietosamente una gaffe di rilievo, l’aver scambiato il ministro dello Sviluppo Economico con quello del Lavoro, e la prontezza nel muoversi agilmente tra l’una e l’altra corrente, accasandosi di volta in volta in quella vincente. Ma sono strali che vengono dal suo partito, naturalmente, vedi You Dem, la tv gestita dalla bersaniana Chiara Geloni. Oggi sta con Renzi, che l’ha nominata ministro. Col pancione! E si paventa l’assenteismo (un vizio inesistente, nella nostra politica). Opportuna o meno una nomina da delegare ad altri, visto che il Ministro mancherà forzatamente ai suoi impegni per qualche mese, infastidisce l’attacco al suo essere madre, per di più in una famiglia regolare, con un altro figlio e perfino un marito. E poi parlano di Pari Opportunità.
Ma le accuse più “infamanti” che girano oggi in rete, sui siti dei “liberi cittadini”, riesumano sue vecchie interviste che speriamo l’onorevole non rinneghi, e toccano la sua dichiarata appartenenza alla Chiesa, la sua fede e relative considerazioni su alcuni dei temi più laceranti e discussi della bioetica. L’aborto, l’eutanasia, le coppie di fatto. Argomenti differenti, beninteso, su cui pure l’onorevole si è espressa in controtendenza rispetto alla “disciplina di partito”. Definendo l’aborto di ogni donna “un fallimento politico, etico, economico, sociale e culturale”. Dichiarandosi contraria alla dolce morte e alla disumanizzazione del vivere che vengono spacciate come diritti; a favore di una famiglia come detta la Costituzione, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, con tutto il rispetto per le persone e l’apertura mentale e politica perché vivano secondo giustizia.
Ora, c’è da commentare? Essere cristiani è sempre stato segno di contraddizione, e continua ad esserlo. Se ce ne siamo scordati, è per commistioni ingiuste con il potere, per convenienza o tiepidezza, e l’aggressività del mondo ce lo rammenta con asprezza non appena torniamo al alzare la voce. Eppure la Madia parla sottovoce, con timidezza. Essere cristiani travalica poi le tessere di partito e permette di creare unità con altri cristiani, di altri partiti, su cose fondamentali per la fede e l’antropologia. Opportunismo e lobbismo, ingovernabili. Se invece provengono dai variegati movimenti LGBT, sono espressione di libertà. Allora, che c’è di nuovo? Qualcuno ci aveva forse promesso che sarebbe stato facile, indolore, essere cattolici, e pure praticanti? Evidentemente la giovane onorevole Madia non è stata raccomandata e istruita abbastanza: nei salotti buoni di certa sinistra à la page certe cose non si dicono, non conviene. È da tener d’occhio, questo Ministro: che sia una persona libera?