Notizie positive sul fronte dell’asta dei Btp. Ieri i titoli di Stato italiani sui cinque anni hanno registrato un leggero rialzo, mentre quelli sui dieci anni sono rimasti stabili. Lo spread tra Btp e Bund si attesta sui 250 punti base, ma soprattutto migliora la fiducia di imprese e consumatori. Ad agosto in particolare la fiducia delle aziende è cresciuta da 79,8 a 82,2 punti, toccando il massimo dallo stesso mese del 2012. L’indice di fiducia dei consumatori ha toccato invece il livello più alto negli ultimi due anni, crescendo dai 97,4 punti ai 98,3. Merito anche del fatto che nel frattempo il Pil degli Stati Uniti è andato oltre le attese. Ilsussidiario.net ha intervistato Claudio Borghi Aquilini, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Che cosa ne pensa dei dati positivi per l’economia italiana all’indomani della decisione del governo Letta per quanto riguarda l’Imu?
Questo leggero miglioramento dell’economia italiana deriva dal fatto il governo Letta non sta facendo nulla. L’abolizione dell’Imu è una misura provvisoria, ma che rimanda al futuro una scelta definitiva. La gestione sconsiderata del governo Monti, che ha attuato una repressione fiscale in fase di recessione, ha portato a un crollo verticale dei consumi. La gente era terrorizzata e temeva che tutto potesse andare così male da provocare una confisca dei risparmi. Durante il governo Monti si è verificata una massiccia fuga di capitali, sotto la minaccia di patrimoniali e di strette fiscali molto più pesanti. L’economia italiana si stava avvitando verso una recessione ancora più forte rispetto a quella congiunturale.
Che cosa è cambiato rispetto ad allora?
Oggi abbiamo un governo che non fa nulla, rimanda o comunque non è percepito come potenzialmente pericoloso per i risparmi e dal punto di vista fiscale. Ciò comporta un miglioramento rispetto al cosiddetto “overshooting”, vale a dire quell’eccesso di caduta rispetto alle condizioni economiche provocato dal governo Monti. Rispetto alla caduta verticale di un anno fa, riportarsi su una linea regolare di discesa può essere visto in modo illusorio come se fosse un’inversione di tendenza. In realtà si tratta semplicemente di un leggero miglioramento rispetto a una caduta che stava diventando eccessiva.
Come valuta i dati economici sulla ripresa del Pil americano?
I dati economici degli Stati Uniti puntano in modo evidente a una ripresa dopo lo shock del 2008, mentre in Italia non stiamo assistendo a nulla di simile. Ciò che abbiamo di fronte nel nostro Paese è semplicemente un miglioramento rispetto a eccesso di pressione fiscale che stava portando a risultati assolutamente disastrosi. Non esiste però nessun dato che indichi un’inversione di tendenza da parte dell’Italia. Ci troviamo sempre nel quadro di una situazione rispetto a cui non è logico pensare che ci sia un miglioramento. Il rischio futuro è ben chiaro.
Quali sono gli effetti sull’Italia della ripresa americana?
Per ora siamo supportati da un miglioramento americano, che ci fa dimenticare i rischi che si sono aperti a causa di un rallentamento delle economie emergenti. Qualora il Pil degli Stati Uniti migliorasse in modo notevole e India e Brasile non andassero bene, il saldo per l’Italia sarebbe comunque positivo. La ripresa americana trascina infatti per quanto possibile anche il nostro Paese. Nel momento però in cui questo effetto-trascinamento venisse a mancare, l’Italia ha una debolezza così strutturale che non si comprende con quali strumenti potremmo reagire.
Per quale motivo prima parlava di rischi per il futuro?
Dobbiamo ringraziare il fatto che i tassi stanno scendendo allo zero in tutto il mondo, grazie agli enormi stimoli che ci sono stati, ma l’Italia in questo momento sta andando del tutto a rimorchio. Non abbiamo nessuna forza autonoma da mostrare, e nel momento in cui la ripresina dovesse venire a mancare o ci fosse una fase di caduta dei consumi americani la situazione dell’Italia tornerebbe a essere grave. La moneta unica impedisce infatti al nostro governo non solo di svalutare ma di intraprendere anche qualsiasi altra contromisura a difesa dell’economia.
(Pietro Vernizzi)