Il Sei Nazioni di rugby è iniziato col botto. L’Italia impazzisce per una grande impresa degli azzurri. Come nel 1997 e nel 2011, gli azzurri battono la Francia, con un incontro straordinario contro una nazionale fortissima, favorita alla vigilia anche per la vittoria finale. L’Italia sembra aver diminuito il distacco che la separa dai francesi: la vittoria (23-18) è stata meritata, abbiamo disputato un grande match. Ottimo Orquera, infallibile nei calci piazzati ed ispiratore delle mete di Parisse e Castrogiovanni, i due leader del gruppo che hanno esaltato l’Olimpico. Si può tranquillamente dire che non ci poteva essere inizio migliore in questo 6 Nazioni e ora tutti si chiedono fino a dove potremo arrivare in questo Torneo: forse per la prima volta il nostro obiettivo non è semplicemente evitare il ‘cucchiaio di legno’. Per parlare di Italia-Francia abbiamo sentito Marco Bollesan. Eccolo in questa intervista per IlSussidiario.net.
Come commenta questa grande impresa del rugby italiano? E’ stata una vittoria del cuore. L’Italia ha puntato su questo aspetto, sulla grinta, sulla determinazione, sulla voglia di cogliere un grande risultato. La possibilità di fare una grande impresa che rimanesse negli annali dello sport italiano ha stimolato gli azzurri, che hanno dato veramente tutto per arrivare al successo sulla Francia. Credo che alla fine sia contata più questa cosa che le qualità tecniche degli azzurri. La Francia certo non si aspettava che ci fossero sempre due giocatori italiani a placcare i giocatori transalpini, un esempio di quanto ci tenessero gli azzurri a far loro questa partita.
Orquera è stato l’uomo partita? Orquera è stato importante nel segnare i calci piazzati, ma è stato ancora più importante procurarseli, segno che la manovra degli azzurri non era per niente improvvisata, non era nata dal nulla ma qualcosa di studiato. I calci piazzati che l’Italia si è procurata sono venuti fuori dal gioco italiano.
Quali sono stati i limiti dei francesi? Direi che la presunzione con cui i francesi hanno affrontato la partita e la troppa sicurezza in sé stessi sono state tra le cause che ha portato alla loro sconfitta. Pensavano di poter vincere senza troppi problemi e invece si sono trovati negli ultimi minuti dell’incontro a inseguire il risultato. Pensavano anche che proprio negli ultimi minuti noi avremmo mollato e invece questo non è successo…
Quali sono stati i meriti di Brunel?
Brunel ha sicuramente i suoi meriti, su questo non c’è niente da dire. E’ l’allenatore dell’Italia e ha preparato la squadra nel migliore dei modi, dando le direttive tecniche più giuste. Ribadisco che è comunque stato merito di tutti i giocatori aver affrontato questa partita nel modo ideale, con quella carica che ha permesso agli azzurri di arrivare a questo successo.
Quanto ha inciso l’apporto del pubblico? Direi molto, perché quando giochi di fronte a uno stadio pieno, con il pubblico che ti dà una spinta incredibile, lo senti questo incitamento. E’ importante sotto tutti i punti di vista, ti spinge a compiere l’impresa, a fare una grande partita.
Dove si colloca ora il rugby italiano nella scala mondiale delle migliori nazionali? Se prima eravamo al decimo posto e la Francia era al quarto, noi con una vittoria così prestigiosa potremmo aver scalato qualche posizione.
Dove potremo arrivare in questo 6 Nazioni? Non lo so, questa vittoria è di grande importanza, ma ci mette anche in un situazione molto difficile. Ormai tutti ci conoscono e giocheranno molto concentrati con noi, sapendo che siamo una buona nazionale. Naturalmente l’incontro più difficile sarà quello con l’Inghilterra quando andremo a Twickenham, ma non dovremo sottovalutare nessuno degli altri tre incontri.
Cosa hanno detto le altre due partite? L’Inghilterra ha sconfitto la Scozia ed era normale che succedesse questo. In un derby così sentito, con una rivalità fortissima, gli inglesi non potevano permettersi di non vincere. Sorprende invece il successo dell’Irlanda in Galles. Il Galles è in crisi, l”Irlanda è una squadra che non molla mai: così si spiega questo risultato.
(Franco Vittadini)