La mostra Naturale, artificiale, coltivato: l’antico dialogo dell’uomo con la natura, curata dall’Associazione Euresis, in esposizione all’Abbazia di Mirasole a Milano, dal 2 maggio fino alla fine di settembre 2015, racconta la grande rivoluzione della storia umana, avvenuta tra 12.000 e 9.000 anni fa quando in diverse regione del pianeta, indipendentemente, piccoli gruppi di uomini fino ad allora cacciatori-raccoglitori nomadi, hanno inventato l’agricoltura.
È un cambiamento epocale, che genera ulteriori trasformazioni: i gruppi umani diventano stanziali, aumenta la densità di popolazione, nascono villaggi, città e civiltà.
La mostra documenta gli sviluppi di questa storia, illustrando dal vivo l’evoluzione – guidata dall’uomo – delle piante che hanno nutrito l’umanità lungo i millenni. In particolare, vengono sottolineati quegli interventi che hanno impresso una svolta decisiva nella domesticazione e coltivazione delle varie specie portando, per esempio, alle spighe che non perdono i semi, alle varietà che germinano poco dopo essere seminate, agli esemplari di taglia bassa, all’efficiente uso dell’acqua e dei fertilizzanti, al miglioramento delle proprietà nutritive delle principali colture, con relative innovazioni nei cibi e loro adattamento alle tradizioni e culture locali.
Molti interventi testimoniano un’interazione virtuosa tra uomo e natura e consentono di svolgere opportuni chiarimenti culturali. Le piante coltivate non sono «naturali» e neppure «artificiali»: sono appunto «coltivate»; in questo c’è tutto lo spessore di una storia millenaria.
Una storia che oggi affronta nuove sfide, tra le quali quella di nutrire una popolazione in rapida crescita: un problema, acuto se si tiene conto che oltre un miliardo di persone soffre la fame e ancor di più la malnutrizione.
È possibile aumentare la produttività agraria? E aumentarla in modo sostenibile? E come si riuscirà a ridurre le disuguaglianze tra le «tavole alimentari» del pianeta e ad abbattere l’impatto devastante dello spreco?
Servono criteri da cui derivare azioni rispondente al vero: occorre riscoprire su cosa fondare un corretto rapporto tra uomo-e-uomo e tra uomo-e-ambiente.
[A sinistra: Abbazia di Mirasole a Milano]
La visita alla mostra permetterà anche di visitare e conoscere l’Abbazia di Mirasole della prima metà del XIII secolo e il ruolo dei monaci nella bonifica dei territori lombardi e nella cura e coltivazione dei campi. Infatti fu una fortuna che i fondatori del monachesimo occidentale avessero stabilito il diritto e il dovere dei monaci di lavorare la terra.
Per questo in un periodo storico dove l’Europa venne messa a ferro e fuoco dalle invasioni barbariche e ogni segno di civiltà andava affievolendosi, i monaci ricominciarono a costruire: allora la palude venne bonificata, i campi diventarono fertili, i ruderi diventarono le prime aziende agricole (le grange) e vennero edificati i monasteri.
Così giorno per giorno il territorio venne salvaguardato e si posero le basi per quella che sarebbe diventata l’attuale Europa.
Carlo Soave
(Università degli Studi di Milano)
© Pubblicato sul n° 57 di Emmeciquadro