Il primo giorno, appena eletto, era stato un «buonasera». Ieri abbiamo avuto prima un «buongiorno», poi una «buona domenica» e infine un «buon pranzo». Un augurio cordiale, sentito, come ci si rivolge tra amici che si incontrano per la strada e si scambiano due parole. Lo stile di Papa Francesco continua a sorprendere, e magari anche a sconcertare perché c’è chi si aspetterebbe un «Sia lodato Gesù Cristo», come tuonava Papa Wojtyla all’inizio del suo pontificato, o una benedizione impartita con tono solenne.
Papa Bergoglio non è cambiato da quand’era cardinale. È rimasto se stesso ed è perfettamente a suo agio nella tonaca bianca da vescovo di Roma. Ieri all’Angelus ha affidato a un ricordo di vent’anni fa una lezione commovente che sintetizza tanti trattati di teologia. «Ricordo, appena vescovo, nel 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare. E quasi alla fine della messa mi sono alzato, perché dovevo amministrare una cresima. È venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: “Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna – lei vuole confessarsi?”. “Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato…”. E lei mi ha detto: “Tutti abbiamo peccati…”. “Ma forse il Signore non li perdona…”. “Il Signore perdona tutto”, mi ha detto, sicura. “Ma come lo sa, lei, signora?”. “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”. Io ho sentito una voglia di domandarle: “Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?”, perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio».
Un’ora prima, nell’omelia della messa che il Papa ha celebrato nella parrocchia di Sant’Anna, la parrocchia del Vaticano, aveva riassunto tutto ciò in uno slogan commentando il vangelo dell’adultera: «Il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia». Dalla finestra lo ha specificato accennando alla lettura di un libro del cardinale Kasper, «un teologo in gamba, un buon teologo, ma non voglio fare pubblicità ai libri dei miei cardinali…». «La misericordia cambia il mondo, lo rende meno freddo e più giusto». Meno freddo: il Papa porta il calore dell’amicizia di Dio.
Il fenomeno Bergoglio è un vescovo che parte dall’Argentina, «quasi dalla fine del mondo», per venire a compiere la stessa missione di vescovo a Roma. Un vescovo che vuole stare con tutti senza risparmiarsi. Ma che nulla risparmia a quelli con cui chiede di camminare (perché anche ieri ha chiesto con insistenza di continuare a pregare per lui). Ha ricordato che Dio è misericordia («Dio mai si stanca di perdonarci, mai!») senza trascurare che il vero problema siamo noi, la nostra libertà appesantita. «Il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo a essere misericordiosi con tutti».