Vivere una settimana a Sanremo durante il Festival è come entrare in un frullatore alla massima potenza: non sai quello che ti succede un istante dopo quello che stai vivendo e, raggiunto quell’istante, stenti a ricordare quanto hai fatto o quanto ti hanno detto un secondo prima. La Riviera, di questi tempi, è così. Prendere o lasciare. Telefonate, appuntamenti presi alla stessa ora e dimenticati in blocco, Facebook e Twitter bollenti, corse dal Palafiori all’Ariston e viceversa, tanta tecnologia al servizio del giornalista tra foto, video, tablet e smartphone… che poco possono aiutare il giornalista se il giornalista si dimentica di metterli costantemente in carica. Anche più volte al giorno. Mangi e non mangi, magari spilucchi o erediti clamorose cene a sbafo. Così, senza motivo, senza una logica. E poi le ore di sonno che diventano accettabili se sommate in più notti. Perché la città di Sanremo, durante questa settimana, non dorme mai. E gli “addetti ” si devono giocoforza adeguare.
Il sole della Liguria ha cullato questo Festival per quasi tutta la settimana, anche se la pioggia a catinelle e il rischio neve di lunedì parevano far presagire giornate tutt’altro che piacevoli, se non altro dal punto di vista metereologico. E invece svegliarsi di buon’ora contrapponeva a degli occhi, sì, gonfi di sonno la vista celestiale di un mare quasi estivo. Epilogo della magia: oggi è domenica e su Sanremo, come su parte della Liguria, è nuvolo e soffia un vento minaccioso. Anche Giove Pluvio, insomma, si è adeguato alla kermesse e, chissà, avrebbe meritato posto nella giuria di qualità più di qualche suo effettivo. Perché, diciamocelo, resta sempre da capire il metodo con cui certi pool in orbita sanremese vengano scelti e “amalgamati” e, soprattutto, perché debbano avere così tanto potere. A tal proposito, la notizia che viene fornita nella conferenza stampa conclusiva da Ipsos è che, in base a quanto decretato dal televoto, se la giuria di qualità avesse votato anche all’unanimità per Elio e le Storie Tese (i preferiti dai giurati col 43%) avrebbe ugualmente trionfato Marco Mengoni.
Ergo, ancora una volta, “televotus imperat”. “Elio, cosa vogliamo aggiungere?”, parafrasando la prima domanda che è stata posta al gruppo al termine del Festival. “E le storie tese”, parafrasando la risposta di Elio. E questo spiega molto, se non tutto, di come i vincitori morali di questa 63ma edizione abbiano affrontato la loro partecipazione. Perché Sanremo è liturgia, ma la liturgia è fatta anche per essere stravolta. O per essere intelligentemente presa in giro: “Non vorremmo essere ora etichettati come i ‘Toti Cutugni’ del ventunesimo secolo. Non lo meritiamo”. Questo Festival, invece, ha meritato eccome. Lo certificano le parole del direttore di RaiUno, Giancarlo Leone, che in esclusiva a IlSussidiario.net ha lodato l’evento e ogni singola parte della macchina necessaria per metterlo in moto: “A giugno contiamo di svelarvi già il conduttore per il 2014”. Si guarda già avanti, insomma, ma senza dimenticare quel che è stato. E Sanremo, la Riviera, la Liguria saranno ancora qui a raccontare le storie, gli umori, le sensazioni della settimana più amata dagli italiani.