Richiama un’espressione usata da Romano Guardini il titolo della mostra che l’Associazione Euresis propone al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli 2015 di Rimini, sintetizzando così un carattere dell’acqua che più che indicare ciò che ancora non si conosce, ne evidenzia la ricchezza e straordinarietà di valenze e significati.
Il percorso prende le mosse dall’esperienza elementare della mancanza di questo bene indispensabile.
L’esperienza della “sete”, che ciascuno direttamente percepisce in momenti e con gradi differenti, è da sempre l’emblema dell’attesa e dell’urgenza di ciò che è essenziale per la vita dell’uomo, non solo come sopravvivenza fisica ma come compimento della propria natura.
Seguendo il filo conduttore della sete, il percorso espositivo ci conduce sui passi principali che tutte le civiltà hanno compiuto per rispondere al bisogno permanente di acqua. Grazie al controllo dell’acqua l’uomo è stato in grado di migliorare la propria condizione nel corso dei millenni prima attraverso l’agricoltura e l’allevamento, poi con l’inizio dell’attività industriale e i primi esempi di produzione su larga scala dell’energia elettrica. Approfondendo il rapporto tra la storia della civiltà e l’acqua, si vede come l’acqua sia stata un fattore di sviluppo fondamentale: è infatti essenziale per la sussistenza della persona ma altrettanto lo è per la crescita della società.
La sete indirizza l’uomo verso le fonti, verso le sorgenti; e in questa ricerca l’uomo desidera risalire fine alle origini dell’acqua stessa, che poi misteriosamente si incrociano con le origini del Pianeta e della vita su di esso. L’interrogativo circa l’origine dell’acqua passa attraverso la constatazione (ben lontana dal senso comune) che l’acqua è presente nell’universo ma che, secondo gli attuali modelli di formazione di sistemi planetari, non dovrebbe esserci sulla Terra: la sua presenza sul nostro pianeta è un mistero.
Ci sono due ipotesi prevalenti che tentano di dare una risposta all’enigma. Per la prima l’acqua sarebbe letteralmente piovuta dal cielo: trasportata dagli asteroidi e dalle comete. Per la seconda ipotesi, l’acqua sarebbe scaturita dalle rocce e alcune rocce avrebbero un ruolo importante nel mantenimento dell’acqua sul Pianeta. Ma le due ipotesi potrebbero addirittura sovrapporsi e agire in collaborazione.
Le cento fontane dei giardini di Villa d’Este a Tivoli
La scienza moderna ha approfondito in modo straordinario la nostra conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche dell’acqua. La sua molecola è fra le più semplici combinazioni atomiche possibili in natura, eppure essa possiede proprietà eccezionali, e per certi versi uniche. Da essa dipende la nostra esistenza quotidiana, così come quella degli altri esseri viventi; ma essa ha avuto un ruolo decisivo per il sorgere stesso dei primi micro-organismi, oltre 3.5 miliardi di anni fa, e ne ha accompagnato l’evoluzione sulla terra. E ancor prima di ogni approfondimento scientifico, l’essenzialità dell’acqua è percepita da ogni uomo e da tutti i popoli.
Nella letteratura e nelle arti figurative di ogni cultura l’acqua appare come rimando alla vita, alla prosperità, alla fecondità.
Nel linguaggio religioso dei diversi popoli, all’acqua è associato un aspetto di sacralità; in particolare l’acqua è un simbolo di generazione, purificazione, rinascita.
La scienza moderna, quando si pone come apertura alla realtà e resiste alle pretese di onnipotenza, introduce una consapevolezza nuova e ci consente di riscoprire l’antica immagine dell’acqua come emblema di ciò che è necessario alla vita.
Così la “sete”, anche per noi moderni, è segno potente dell’attesa e della ricerca di ciò che ci costituisce, espressione analogica di un desiderio smisurato e incolmabile.
Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 57 di Emmeciquadro