Ha ucciso per vendetta, contro quel tribunale che “è l’origine di tutti i miei mali”. Lo ha detto Claudio Giardiello, l’imprenditore che ieri ha aperto il fuoco nel Tribunale di Milano uccidendo tre persone: il giudice fallimentare Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba, coimputato dell’assassino. “Grazie che mi avete fermato, avete fatto bene, avrei ucciso ancora”, avrebbe detto l’uomo ai carabinieri che lo hanno bloccato a Vimercate dopo trenta chilometri di fuga. Quando lo hanno trovato aveva con sé ancora la pistola con il colpo in canna e pronta a sparare. E’ stato intanto fissato per domani alle 9.30 l’interrogatorio di convalida dell’arresto, mentre lunedì saranno effettuate le autopsie sui corpi delle tre vittime.
“Il tribunale mi ha rovinato, quel posto è l’origine di tutti i miei mali”. Queste le parole di Claudio Giardiello, l’uomo che ieri ha ucciso tre persone nel Palazzo di Giustizia di Milano, dopo essere stato catturato dai carabinieri. L’imprenditore, 57 anni, avrebbe confermato di aver compiuto la strage per vendetta: adesso si trova in isolamento nel carcere di San Quirico di Monza e verrà presto ascoltato dal gip Patrizia Gallucci che stamattina ha ricevuto la richiesta di convalida dal pubblico ministero Franca Macchia. Al momento Giardiello è accusato di omicidio plurimo premeditato e tentato omicidio, ma la procura di Monza potrebbe anche ipotizzare il reato di strage.
“Ciao governo, scusa se ti rompo, è che non so con chi parlare, forse non te l’hanno detto: ma ieri un signore è entrato nel tribunale di Milano e ha ucciso tre persone, più due feriti di cui uno in modo grave. Ma perché l’avete fatto entrare?”. Così Adriano Celentano commenta la sparatoria di ieri al Palazzo di Giustizia di Milano in un post pubblicato sul suo blog in cui si rivolge direttamente all’esecutivo guidato da Matteo Renzi. “Tu non hai idea di come io mi senta in questo momento. E’ come se improvvisamente fossi inghiottito da un desolante ‘stato’ di abbandono e non so più chi sei, cosa fai e perché sei lì dove sei adesso. Non pretendo che tu mi difenda, in fondo non sono che un cittadino, lo so, ma almeno avvisami quando inviti qualcuno che vuole uccidere la gente”. Poi il cantautore conclude: “Forse lo sbaglio è di esserti concentrato troppo sulla velocità per risolvere una crisi impossibile e non aver, invece, subito pensato a un centro di accoglienza per gli assassini che ormai si confondono coi cittadini. A cosa serve il progresso se poi ti uccidono?”.
Claudio Giardiello, l’imprenditore di 57 anni che ieri ha ucciso tre persone a Palazzo di Giustizia di Milano, è adesso accusato di omicidio plurimo premeditato, tentato omicidio e lesioni gravi. Dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Vimercate, dove era stato portato a causa di un malore dopo essere stato fermato dai carabinieri, è stato condotto nel carcere di Monza in isolamento, sorvegliato a vista per evitare che possa farsi del male. Ascoltato dagli inquirenti, si è avvalso della facoltà di non rispondere e oggi il pm di Monza Franca Macchia dovrebbe inoltrare al gip la richiesta di convalida del fermo. Giardiello dovrebbe comparire domani davanti al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio di garanzia.
Udienze sospese oggi a Palazzo di Giustizia di Milano dalle 11 alle 11.30 in segno di lutto per le vittime della sparatoria avvenuta ieri. Claudio Giardiello, imprenditore di 57 anni, ha aperto il fuoco uccidendo tre persone: le vittime sono il giudice fallimentare Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba, coimputato dell’assassino. Ci sono anche due feriti, Davide Limongelli e il commercialista Stefano Verna: il primo, nipote di Erba, è ricoverato in prognosi riservata al Niguarda, mentre il secondo non è in pericolo di vita. “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”, ha detto Giardiello ai carabinieri che lo hanno fermato a Vimercate dopo una fuga di circa trenta chilometri a bordo del suo scooter. Non si placano intanto le polemiche sulla sicurezza: come ha fatto Giardiello a entrare in Tribunale con un’arma superando senza problemi i controlli e i metal detector? L’Associazione Nazionale Magistrati ha espresso “profondo sgomento e dolore per i tragici eventi accaduti nel Palazzo di Giustizia di Milano”, fatti che “ripropongono drammaticamente il problema della sicurezza all’interno dei luoghi in cui quotidianamente si lavora per l’affermazione della legalità, luoghi nei quali il rischio di atti di violenza è particolarmente elevato e dunque eccezionali devono essere le garanzie di tutela dell’incolumità di tutti gli operatori di giustizia e dei cittadini”. L’Anm chiede “con forza che si provveda all’adozione di misure urgenti”.