Mentre il numero dei suicidi in carcere rimane alto, l’assistenza psicologica ai detenuti viene fortemente ridotta. È la denuncia lanciata oggi – dati alla mano – dal Garante per i detenuti del Lazio, Angiolo Marrone, a un mese dalla riduzione numero di ore di lavoro degli psicologi nelle carceri della Regione. Secondo li cifre fornite dal Garante, a Regina Coeli le ore mensili dei sette psicologi della sezione Nuovi Giunti si sono ridotte a 24 (nel 2009 erano 40), mentre per l’Osservazione e il Trattamento ne sono rimaste 10 al mese. A Rebibbia N.C. il taglio mensile sarebbe di circa 80 ore mentre a Rebibbia Penale le ore mensili a disposizione degli psicologi passano da 77 a 56 per oltre 300 detenuti.
«I tagli ai budget per il funzionamento delle carceri – spiega Marrone in un comunicato – cominciano a produrre i loro primi, drammatici, effetti». Con una Circolare del 4 febbraio intitolata “Misure di razionalizzazione del servizio psicologico” il Prap del Lazio ha, infatti, annunciato alla direzione di Regina Coeli il taglio delle ore di servizio degli psicologi. Le stesse misure sono state annunciate in altre carceri della Regione.
«Il ritmo di crescita dei detenuti – prosegue il Garante – imporrebbe, invece, di rafforzare l’assistenza e l’osservazione psicologica per evitare casi drammatici come quello accaduto nei giorni scorsi nel carcere di Velletri. Occorre riflettere attentamente su un dato. In tutta Italia, al 15 febbraio scorso, c’erano già state 17 morti in carcere, fra cui nove suicidi e cinque decessi ancora da accertare».
Nel carcere di Velletri – dove nei giorni scorsi un detenuto si è suicidato – l’Unità operativa di psicologia penitenziaria, istituita dalla Asl nel 2009, non è mai stata resa operativa e per questo si occupa solo della prima accoglienza (26 ore settimanali). Attualmente in servizio ci sono cinque psicologi; a questi si aggiungono due psichiatre sumaiste che garantiscono la presenza giornaliera ma che non riescono a vedere tutti i detenuti tanto che si sono create liste di attesa interne. L’area psicologica è scarsamente dotata di mezzi e di personale: la psicologa della Asl non ha un computer e non può utilizzare strumenti psicodiagnostici adeguati, utili per la valutazione della personalità.
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A Velletri, su iniziativa del Garante, sta per partire un corso di meditazione yoga, «che – ha detto il Garante – può essere di aiuto ma non può superare le carenze di assistenza psicologica».
Ancora più grave la situazione nel carcere di Cassino che ospita una sezione riservate ai sex offenders (autori di crimini sessuali) poco meno di 40 ristretti. La norma dispone che, prima di poter usufruire di misure alternative al carcere, i detenuti accusati di reati sessuali siano sottoposti ad almeno un anno di trattamento e osservazione psicologica. A Cassino tale attività dovrebbe essere assicurata da una psicologa che, con 20 ore settimanali, dovrebbe gestire non solo i 40 sex offender, ma anche gli altri 200 e più reclusi comuni.
«Dall’assistenza ai nuovi giunti alle relazioni necessarie per l’ottenimento delle misure alternative alla detenzione – ha concluso il Garante Angiolo Marroni – sono numerosi i servizi a rischio a causa delle riduzioni di orario imposte agli psicologici dai tagli del Ministero. In carcere lo psicologo svolge un lavoro cruciale da cui dipende la vita di moltissime persone, soprattutto quelle più fragili. Buona parte del lavoro di recupero e reintegro sociale di un detenuto dipendono da questo lavoro che, con le riduzioni di orario, viene ridimensionato e compromesso. È paradossale che, invece di incrementare, le ore di lavoro degli psicologi nelle carceri, si riducano in maniera così drastica arrivando a prefigurare un tempo medio mensile dedicato a ciascun detenuto addirittura inferiore agli attuali 12 minuti».