E’ allarme arsenico nell’acqua dei comuni del Lazio. Concentrazioni superiori ai livelli consentiti dell’elemento definito cancerogeno dall’Oms sono state rilevate, ad esempio, nel pane prodotto nell’area del viterbese. Questi stessi livelli troppo elevati, che nei cittadini della provincia di Roma è pari a oltre il doppio rispetto a quelli normalmente presenti nella popolazione generale, metterebbero a rischio anche la catena alimentare. Questi i dati contenuti nello studio effettuato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che ha lanciato l’allarme, sul rischio a Latina, Roma e Viterbo. Le analisi sono state condotte su campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani residenti nelle aree a rischio. Proprio nel viterbese la concentrazione della sostanza è risultata pari a 200 nanogrammi per grammo contro gli 82 nanogrammi di un gruppo di controllo nella popolazione generale. L’arsenico, comunica l’Iss, è un elemento chimico presente nell’ambiente in varie forme organiche e inorganiche, di origine sia naturale (suolo e sottosuolo ne sono ricchi sia in Italia che in Europa) che antropica. Le forme inorganiche dell’arsenico – arsenico trivalente e pentavalente, denominate collettivamente “arsenico inorganico” – sono assai più tossiche di quelle organiche, e pertanto, critiche per l’analisi del rischio. L’esposizione umana alla forma inorganica dell’arsenico presente nelle acque è associata a importanti effetti tossici nell’essere umano, tra cui gli effetti cancerogeni a carico di diversi organi.