Un’altra domenica a piedi, a Milano. A spasso, la chiama il Comune, ma è lo stesso. Si tratta dello stop del traffico, che impone il divieto di circolazione, dalle 10 alle 18, per tutti i mezzi privati, salvo alcune eccezioni, come per il trasporto di persone disabili o sottoposte a terapie o esami indispensabili, per chi partecipa a battesimi o matrimoni (con l’esibizione dell’invito laddove l’autorità lo richieda), per gli ambulanti o per chi arriva o va in aeroporti o stazioni. Il bersaglio è l’inquinamento. Anche se, questa volta, non siamo in presenza del superamento dei livelli di allarme della percentuale di polveri sottili presenti nell’aria. Una sorta di atto d’imperio, è la definizione che ne dà, interpellato da ilSussidiario.net, Luca Squeri, Presidente della Commissione politiche Sicurezza e Legalità di Confcommercio Milano. «Al di là del danno oggettivo – afferma – si tratta di un divieto inutile. Se fossimo di fronte ad un problema ambientale, sarebbe accettabile. Ma, in questo caso, siamo di fronte ad un obbligo insensato, privo di motivazioni reali. Un provvedimento del genere mortifica il cittadino». Si tratta di una decisione della nuova Giunta per dar vita ad una sorta di educazione ambientale. Ma che, tuttavia, non è giustificata dall’ordinanza comunale e dalle leggi nazionali che prevedono di porre un freno alla circolazione dei mezzi inquinanti laddove la qualità dell’aria rappresenti un pericolo per chi la respira. La misura non sarà l’unica. Da qui a tutto il 2012, infatti, saranno diverse le domeniche a piedi già preventivate dall’amministrazione comunale. E, come se non bastasse, come oggi, continueranno ad essere coinvolti anche i comuni dell’hinterland. «Per i commercianti, e per tutta la collettività, si tratta di un danno concreto e quantificabile. Inoltre, rappresenta un modo di approcciare le problematiche della città che non ci piace». Oggi, quindi, non si può fare altro che spostarsi a piedi o utilizzando autobus, tram o la metropolitana. «Prima di obbligare i cittadini a usare i mezzi pubblici, sarebbe stato decoroso non aumentare il prezzo del biglietto del 50 per cento. O mettere a punto un’azione concreta di rafforzamento delle strutture che non si è verificato».
Lo stesso ragionamento vale per l’Ecopass. «Se si impedisce ai cittadini di accedere al centro con la propria automobile, si deve metterli in condizione di potersi spostare agevolmente con i mezzi di trasporto pubblici». Oltretutto, «l’imposizione è stata effettuata senza che fosse predisposto un vero e prorpio coordinamento con tutti i Comuni coinvolti. E’ un modo di trattare tematiche di questo genere altamente superficiale».