Prima di ogni partita NBA, l’emittente di turno non manca mai di proporre all’attenzione degli spettatori le cosiddette “chiavi della partita”, individuando cioè quei temi, abitualmente di natura tecnico-tattica, che aiutano a comprendere meglio la gara che sta per iniziare. Immaginiamo dunque di accendere la tv sabato sera, più o meno intorno alle ore 20.05, e di trovarci proiettati sul palcoscenico dell’infuocato campo di Masnago per l’inizio di gara-1 di semifinale playoff: nella sfida tra Cimberio Varese e Montepaschi Siena, quali possono essere le chiavi di lettura non solo della partita ma dell’intera serie? Proviamo a buttare lì qualche spunto, consapevoli del fatto che ogni riflessione di natura tecnica o tattica, per quanto precisa o puntuale, sarà sempre oggetto di discussione e soprattutto non potrà mai consentire previsioni affidabili; in ultima istanza infatti la straordinaria bellezza del basket è data proprio dalla varietà di fattori (tecnici, fisici, emotivi) che entrano in gioco e finiscono per renderlo così imprevedibile; ma contemporaneamente, per uno strano paradosso, da una semplicità di fondo per cui alla fine (come amano dire gli americani con la consueta sintesi) il risultato di una partita o di una serie spesso si riduce ad un pallone che entra o che esce. Partiamo da Varese, capolista dall’inizio della stagione e quindi, anche solo per il vantaggio del fattore campo (una sola sconfitta subita quest’anno a Masnago, dove il pubblico conta per davvero!), leggermente favorita.
La Cimberio è una squadra che nasce da un progetto di rinnovamento, avviato nell’estate scorsa, che si è dimostrato nel corso dell’anno sempre più azzeccato e vincente: il roster è composto infatti da un equilibrato e funzionale mix di ottimi giocatori con esperienze nel nostro campionato (Green, Sakota, Ere), di grandi talenti scoperti tra le pieghe di campionati europei minori (Dunston, Banks), di giovani esplosi ed in grado di imporsi a livello nazionale (Achille Polonara, votato miglior giovane del campionato, e De Nicolao) e di role players capaci di farsi trovare pronti uscendo dalla panchina (Rush, Cerella, Talts e il neo arrivato Ivanov). Un ruolo chiave ha naturalmente Frank Vitucci, votato allenatore dell’anno, cha abbina ad indubbie capacità tecnico-tattiche una forza motivazione ed una empatia con i giocatori fuori dal comune. Abbozzando una prima analisi, molto superficiale e semplificata (ovviamente non è qui possibile entrare troppo nei dettagli), possiamo cominciare col dire che Varese è innanzitutto una squadra di buoni attaccanti: il quintetto base del secondo attacco più prolifico della serie A (84 punti di media) è infatti costituito da 5 giocatori potenzialmente pericolosi e capaci di costruirsi un tiro, ma contestualmente pronti anche a condividere le responsabilità (in media tutti tra i 9 e i 15 punti a partita) e di essere di volta in volta, a seconda della situazione, il go-to-guy della squadra. Il leader è sicuramente Mike Green, playmaker con punti nelle mani (gran penetratore ma efficace anche nel tiro dalla distanza), che gestisce la palla in tutte le situazioni decisive ma che è anche capace di orchestrare il gioco per tutta la squadra (ha una media ottima di quasi 6 assist a partita). L’attacco base è il pick & roll di ingresso tra Green e Dunston (che ha originato tanti spettacolari alley-oop), a cui si abbinano le uscite laterali dai blocchi di Banks e Ere, entrambi efficaci sia come tiratori catch & shoot che in penetrazione o nell’arresto e tiro dai 3/4 metri; ’arma tattica è Dusan Sakota, lungo atipico dotato di grande tecnica e di un mortifero tiro da tre punti (48% in stagione), che spesso costringe il secondo lungo degli avversari a seguirlo fuori dall’area pitturata. Dalla panchina escono poi le scariche adrenaliniche di Polonara e De Nicolao, che spesso cambiano il ritmo e l’inerzia della partita con giocate spettacolari o di pura intensità, e le affidabili prestazioni degli altri membri del roster, sempre pronti a dare un contributo in difesa, al tiro o a rimbalzo. Trattandosi in generale di buoni se non ottimi atleti, il sistema difensivo è molto mobile, con una forte pressione sul perimetro e teso, per esaltare le qualità atletiche e intimidatorie di Dunston (primo stoppatore della serie A), a “spingere” verso di lui le penetrazioni degli avversari. Questa è una fotografia generale di Varese, che si troverà di fronte una vera e propria corazzata: come noto, la Montepaschi Siena è la dominatrice dell’ultima decade del basket italiano, una squadra capace di imporsi con un sistema di gioco ormai collaudato ma anche pronta a rinnovarsi a fronte di radicali cambiamenti nel roster.
Alla vecchia guardia rappresentata da Ress e Carraretto (e contando anche il ritorno di Eze), sono stati aggiunti nel tempo giocatori di ottimo livello come Moss, Janning, Kangur e Sanikidze, ma soprattutto la squadra è stata consegnata nelle mani di Bobby Brown (top scorer della squadra con oltre 17 punti di media) e di Daniel Hackett, cresciuto molto come principale terminale offensivo e come leader della squadra (sulla sua storia e sulla sua esperienza a Southern California sono stati scritti fiumi di inchiostro, quindi non è qui il caso di soffermarsi). Il coach Luca Banchi, alla prima esperienza da capo allenatore, merita un grande plauso per l’eccellente lavoro svolto (in un anno caratterizzato anche da difficoltà societarie ed extra cestistiche), specie considerando la pesantissima eredità che è stato chiamato a raccogliere. Se Varese, per riprendere la superficiale semplificazione usata in precedenza, è una squadra di attaccanti, Siena è una squadra di ottimi difensori (seconda difesa del campionato con 72 punti concessi di media) e mai come quest’anno la forza della squadra è innanzitutto nella propria metà campo. Analizzando le caratteristiche del roster è facile intuire il perché: Moss, Hackett, Kangur, Sanikidze sono tutti giocatori fisici, atletici, con braccia lunghe e capaci di difendere pressochè indifferentemente su tutte le guardie/ali avversarie, Eze rimane un intimidatore di primo livello e anche Brown, pur piccolo, garantisce una buona pressione sui portatori di palla; inoltre quando Siena schiera le sue zone è impressionante la quantità di campo che riesce a coprire, rendendo lenta e macchinosa la circolazione di palla degli avversari. Dalla difesa e dal controllo dei tabelloni (Siena è seconda per rimbalzi complessivi) si origina un attacco forse un po’ meno spumeggiante e variegato rispetto agli anni scorsi, con Brown e Hackett a giocare il ruolo di attori protagonisti con il compito di generare un gioco a cui coralmente si uniscono tutti gli altri. Se queste sono le caratteristiche generali delle due squadre, un ultimo affondo, molto sintetico e schematico, su alcuni temi (esclusivamente tecnici) che potranno avere un impatto sulla serie:
Per Varese
– L’efficacia e la produttività del pick & roll tra Green (che subirà spesso una marcatura da parte di Hackett, più alto e fisico) e Dunston ed in generale la capacità di servire il proprio centro in situazioni dinamiche: quanto più Dunston sarà capace di ricevere in movimento e di sfruttare la maggiore mobilità rispetto ai centri avversari, tanto più questo genererà punti e attacco.
– La capacità e la lucidità di attaccare le terribili zone di Siena, che deriva principalmente da una circolazione veloce e qualitativa della palla sul perimetro e dalla capacità di alternare e bilanciare efficacemente la palla dentro e fuori.
– Le percentuali, specie nel tiro da tre punti, di Banks ed Ere, che contro la difesa a uomo di giocatori lunghi e atletici come Moss o Sanikidze dovranno essere bravi (come ci insegnano i vari Ray Allen o Reggie Miller) a sfruttare bene i blocchi dei lunghi (che devono essere molto qualitativi) per guadagnare quella frazione di secondo che spesso può fare la differenza.
– La marcatura su Hackett (da parte di Banks o forse per qualche minuto anche di Ere) e la difesa sui pick & roll che lo vedranno coinvolto: dai raddoppi e dalle rotazioni difensive conseguenti dipenderanno molto le percentuali dell’attacco senese.
In questo scenario le armi in più di Varese potranno essere Sakota, che con la sua atipicità avrà un ruolo decisivo (anche se Kangur, per le sue caratteristiche fisiche, potrebbe rappresentare una valida contromisura), e Polonara, che con il suo atletismo può essere un fattore importante per il presidio del proprio tabellone e per far correre la squadra evitando di far schierare la difesa senese.
Per Siena (ovviamente in parte i temi sono speculari e complementari a quelli citati per Varese)
– Le percentuali nei tiri sugli scarichi di Moss, Jannings, Carraretto e Kangur, che possono costringere la difesa di Varese a fare delle scelte più azzardate o rischiose.
– La difesa su Dunston e in generale il controllo dell’area e dei tabelloni per mantenere il proprio ritmo partita.
– La capacità di limitare le transizioni di Varese, quelle ondate di 2/3 minuti (un po’ stile Golden State Warriors di quest’anno) che spesso cambiano le partite.
– Le prestazioni di Brown, che dovrà contenere Green in difesa ma soprattutto impegnarlo molto nell’uno contro uno in attacco.
Dando per scontato una grande serie da parte di Hackett, per Siena saranno decisivi Moss (in attacco e in difesa su Banks) e Kangur (ex varesino e quindi con ulteriori motivazioni).
In ogni caso, detto tutto questo, la certezza è che assisteremo ad una serie lunga e affascinante e, soprattutto per chi potrà goderselo dal vivo, ad uno spettacolo in tutto e per tutto degno di una Finale! Buon divertimento a tutti!
(Paolo Cottini)