Da qualche mese a Milano nel quartiere Bovisa si sta consumando una piccola rivoluzione green. In ottobre del 2012 è nato “Coltivando – L’orto conviviale al Politecnico di Milano” (www.coltivando.polimi.it) che ha aperto i cancelli del campus di via Durando agli abitanti del quartiere.
Zappe, carriole, compost e sementi hanno invaso il primo orto universitario conviviale italiano che segue gli esempi dell’Harvard Community Garden e la Yale Organic Farm negli Stati Uniti. Non un semplice orto condiviso ma uno spazio dove coltivare conoscenze, rapporti, voglia di stare insieme.
La storica fabbrica della Ceretti e Tanfani, sulle ceneri della quale il Politecnico di Milano alla fine degli anni ‘90 ha insediato i propri studenti della Scuola del Design, già nel dopoguerra ospitava nei suoi spazi gli “Orti Belli” che erano un momento di aggregazione dei lavoratori e che è ancora oggi un ricordo vivo fra gli over 70 che abitano nella zona.
Gli stessi che oggi si ritrovano ogni sabato insieme bambini, studenti e adulti di ogni età a dare (ma anche a ricevere!) consigli sulla semina, sulla composizione del terreno e sugli attrezzi da usare.
Sono proprio gli studenti che insieme agli abitanti del quartiere e supportati dal POLIMI DESIS Lab (www.desis-network.org) hanno sviluppato dei progetti dei nuovi spazi e dei servizi per un orto condiviso che avesse due caratteristiche principali: la sperimentazione e la convivialità.
Tra mappe, misurazioni sul campo, definizione di regole si è creato un gruppo di una trentina di persone che con continuità proseguono “Coltivando”. Il lavoro da fare è tanto: 900 mq di terreno a disposizione e alcuni vincoli comunali hanno acceso la creatività dei giovani progettisti che hanno sviluppato dei kit di montaggio per delle box di coltivazione, in lamiera, riciclabili e assemblabili a secco. Parallelamente si scava per il sistema di irrigazione, si procurano sementi rare, si alimenta il compost (da rifiuti vegetali del quartiere e dell’università), si riempiono di terra le aiuole pronte. Ma soprattutto ci si scambiano conoscenze, anche a pranzo dove ormai si fa a gara per chi porta il miglior sformato o l’arrosto più gustoso.
A differenza di tante realtà urbane di lotti individuali assegnati dalle amministrazioni comunali attraverso dei bandi, gli orti condivisi si basano sulla partecipazione spontanea degli abitanti alla creazione e alla cura di spazi verdi coltivati da cui poi ne beneficiano il raccolto, condividendolo. Milano con la rete delle Libere Rape Metropolitane (http://rape.noblogs.org) è una città virtuosa in questo ambito, più di 15 orti aperti alla città che in rete ne condividono gli obiettivi e spostano il significato di agricoltura urbana da hobby nel tempo libero a fenomeno che comincia a cambiare lo stereotipo del “grigio” vivere in città
A Coltivando il raccolto non è ancora arrivato ma i 30 ortisti non vedono l’ora di poter comporre la propria cassetta di ortaggi e frutta che fra qualche mese potrà sostituirsi, almeno in parte, alla spesa settimanale al reparto frutta e verdura del supermercato in un vero e proprio raccolto a metro zero. Ma a dire il vero, il raccolto, non è al primo posto nei desideri degli ortisti: a Coltivando si viene per vedere crescere qualcosa di settimana in settimana che continua anche online (https://www.facebook.com/coltivando).
Che siano amicizie, che siano i libri letti dai consigli del vicino, che sia la manualità acquisita non importa perché la rivoluzione verde della Bovisa passa attraverso il conoscersi e il conoscere.