Ho un debole per le notizie che mischian salute e sentimenti. Secondo studi autorevoli presentati a un congresso mondiale di cardiologia tenutosi ad Aprile negli Emirati Arabi, la poligamia sarebbe estremamente dannosa per il cuore e aumenterebbe in maniera considerevole il rischio di infarti: visto che ogni moglie deve essere trattata in maniera paritaria rispetto alle altre, provvedere a diverse mogli provoca uno stress che ha gravi ripercussioni sulla circolazione cardiaca. Problemi di cuore alquanto bizzarri, mi dico.
Ma il fatto che la poligamia non mi tocchi non è sufficiente a farmi buttare la notizia alle spalle come un bouquet da sposa. Mi pungola qualcosa e almeno per una volta non è gelosia: com’è diamine possibile pensare di riuscire a trattare due donne – di pari diritti sulla carta – allo stesso modo? Io, senza nemmeno passare per il gran Congresso di cardiologia del Medio Oriente ma stando ferma nel mio tinello, una risposta me la son data: non si può. Lo si capisce dagli albori. Prendi due donne in erba di pari diritti, diciamo due sorelle: già comportarsi con loro in maniera equa è qualcosa che sfida le leggi della più integerrima madre. Ore 19. La prima a pararsi in cucina è la più piccola, provvista di un indovinello per la sottoscritta avente per tema le città d’Italia. Nessuna idea della risposta.
Inizio a citare tutti i capoluoghi a partire dal Nord, senza riuscire ad azzeccare. Tra Bologna e Firenze arriva intanto la grande: “Cosa c’è per cena?”. Vado avanti con le città. Roma. Insiste col menù. Tra Napoli e Campobasso, ancora Cosa c’è per cena. “Pennette al pesto!” cerco di liquidarla. Errore fatale. Apriti o cielo! La minore rivendica a gran voce d’esser stata scavalcata per arrivare prima alla mia attenzione: è vero, tecnicamente stavo parlando prima con lei; e nel giro d’Italia la sorellona l’ha superata sulla destra. Mossa sleale di cui mi prendo pure la colpa. Venti minuti dopo, l’acqua stenta ancora a bollire. Le due hanno fame. Scongelo un mezzo sfilatino e lo allungo loro, dopo averlo sezionato in due parti rigorosamente uguali.
La primogenita – venuta su a colpi di spinaci e regole ferree – siede a sbocconcellare seduta al tavolo come una damina al thè. Mentre la sorellina con fare innocente – e prima che me ne accorga – si è già divanata per il lungo davanti alla TV con la scusa che così finisce il cartone prima di cena. “Ehi, ma che cavolo!” esplode la maggiore “Perchè lei può sbriciolare in giro, mentre io devo starmene inchiodata al mio posto? Non è giusto.
Tu, mamma, ci tratti diversamente!”. Insomma. Tra sorelle, mogli, signore che vivono sotto lo stesso tetto che siano, ci sarà sempre un’ultima arrivata, una più determinata, etc… Se è così difficile dividere la cameretta, figuriamoci il talamo! A ciò si aggiunge che ciascuna donna vuole essere trattata in maniera unica e speciale… Come faranno i poligami a conciliare il tutto? Ci sarà da aspettarsi che ciascuna sposa porti in dote un pacemaker? A questo punto, se lo spauracchio di un infarto non è sufficiente a scoraggiare chi ancora sgolosa per un poker di concubine, forse gli basterà immaginare l’inevitabile: un nutrito e vivace harem di suocere.