La Lazio ha un nuovo allenatore: è Vladimir Petkovic, in Italia sostanzialmente conosciuto, ma molto noto in Svizzera, avendo giocato e allenato per molti anni nel Paese rossocrociato. Una scelta che ha destato alcune perplessità: si facevano i nomi di Zola, Di Matteo, Dunga, alla fine è stato preso l’ex Sion di cui sostanzialmente si sa poco e quindi non ha acceso l’entusiasmo dei tifosi come, ad esempio, ha fatto Zeman dall’altra parte della città, quella giallorossa. In realtà Petkovic è allenatore molto valido, dicono in Svizzera, capace di guidare lo Young Boys ad un passo dal titolo nazionale e a disputare un preliminare di Champions League, perso con il Tottenham ma costringendo gli Spurs alla sconfitta allo Stade de Suisse. Come è nata, comunque, l’idea Petkovic? In che modo la Lazio è arrivata a scegliere proprio il tecnico serbo? Lo abbiamo chiesto a Flavio Ferraria, manager italiano che da anni si occupa di calcio svizzero (già direttore generale e presidente del FC Chaux-De-Fonds), ovvero la persona che di fatto ha portato Petkovic in Italia. Ecco le sue parole raccolte in esclusiva da Ilsussidiario.net.
Come è nata la trattativa? Chi ha avuto l’idea di portere Petkovic alla Lazio?
L’idea è nata ad aprile, insieme a Petkovic e al suo vice di allora – poiché oggi di fatto non lo è – Arno Rossini. L’idea l’ho avuta io, visto che la Lazio cercava un allenatore, e visto che Lulic, lanciato da Petkovic, gioca nella Lazio e poteva spendere belle parole per il mister: abbiamo fatto due più due, e in più…
Sì?
In più, Tare ha giocato con Murat Yakin (nel Kaiserslautern, ndr), oggi allenatore del Lucerna, che conosce Petkovic e quindi ha girato informazioni al suo ex compagno di squadra.
Come si sono svolte le cose?
Ne ho parlato più di una volta con Lotito, poi c’è stato un incontro a Roma il 15 maggio, in maniera molto segreta perché la trattativa doveva rimanere nascosta almeno fino a fine maggio. Così è stato, e a giugno è stato firmato il contratto.
Sappiamo però di problemi con lo staff tecnico di Petkovic…
Sì, purtroppo la ciambella non è riuscita con un buco preciso, perché poi sono mancati dei pezzi: Arno Rossini non ha trovato l’accordo economico con Lotito ed è tornato a Locarno; e doveva esserci un preparatore dei portieri, ma la Lazio ce l’aveva già e perciò non è stato fatto nulla. Però, insomma, siamo soddisfatti. Poi per noi è una novità assoluta, quindi c’è molta curiosità.
Il segreto in effetti è stato mantenuto molto bene: qui si facevano altri nomi…
Sì, si parlava di Di Matteo, Zola, ne sono usciti tanti; ma la scelta era già stata fatta.
La Lazio si è convinta subito?
Si è convinta anche perché il mister stesso l’ha convinta: durante l’incontro si sono parlati, l’hanno conosciuto e l’hanno visto molto deciso, caricato, con un gran carisma. L’hanno scelto per queste caratteristiche.
C’è già un progetto tecnico definito? Che tipo di allenatore è Petkovic?
Petkovic è un uomo che gioca sempre per vincere. E’ chiaro che in Italia bisognerà stare attenti, perché ci sono allenatori preparati molto bene tatticamente. Lui si adatta molto con i giocatori che ha: prima guarda i giocatori e poi adatta il modulo, e questa è la sua forza.
Con che modulo potrebbe giocare?
Con i giocatori attuali, perché non sappiamo ancora chi partirà e chi arriverà, potrebbe giocare con un 4-3-2-1 o un 4-3-3 con i due esterni che lavorano molto in fase difensiva. Più o meno il modulo sarà questo, non credo possa giocare con un 4-4-2 classico, salvo in alcune partite.
Insomma, ognuno fa il ruolo che gli compete…
Sì, sappiamo bene che Petkovic non è l’allenatore che prende il terzino e lo fa giocare ala destra; lui sa bene che il laterale basso destro deve farlo giocare laterale basso destro e non centrale difensivo, se non per un emergenza. Sa sfruttare molto bene i giocatori che ha.
Si è già parlato di qualche nome specifico per il mercato, o di ruoli da coprire?
Beh, il nome che circola, Burak Ylmaz, può essere interessante: Petkovic lo conosce molto bene, essendo stato in Turchia sei-sette mesi. E’ un giocatore alla Cavani, non è un centravanti classico come molti hanno scritto erroneamente. Penso però che il punto sul mercato lo faranno nei prossimi giorni.
La società ha già tracciato gli obiettivi stagionali?
Diciamo che Reja non ha fatto male, ha centrato due quarti posti in fila. Bsogna eventualmente riconfermarsi e poi, perché no, se c’è una squadra competitiva mirare a qualcosa in più del quarto posto. Ma io penso una cosa.
Ci dica.
Penso che nel calcio bisogni innanzitutto divertire. Bisogna andare allo stadio e divertirsi, perché il calcio è uno spettacolo. Se si perde 3-2 dobbiamo comunque essere contenti perché i giocatori si sono impegnati e la squadra ha giocato bene. Magari vinci 1-0 giocando malissimo: i tifosi sono contenti, ma poi il problema rimane, perché se continui a giocare male la partita dopo la perdi.
Quindi, gli obiettivi vengono dopo?
Beh, certo non va bene giocare bene ma perdere tutte le partite; io la vedo così, però non sono il presidente della Lazio, nè vado in panchina; però conosco bene Petkovic, altrimenti non l’avrei consigliato alla Lazio.
Secondo lei Petkovic sarà apprezzato?
Intanto, al momento non l’hanno trattato bene. Le radio private, che a Roma sono tante, tendono un pochino a massacrarlo, magari non conoscendolo nemmeno bene. E in più…
Prego.
Certi giornali hanno scritto che Petkovic è quasi retrocesso con il Sion: in realtà è arrivato a maggio proprio per salvare la squadra, ha fatto quattro partite e si è salvato. Quindi a volte c’è anche un problema di disinformazione.
(Claudio Franceschini)