“Tra poco vado in Accademia per definire un protocollo: anche nel 2017 Oikos vuole invitare gli studenti di Brera a esplorare assieme nuove vie della creatività'”. Claudio Balestri (nella foto) lo dice al Sussidiario.net indicando il portone dell’Accademia, dalle finestre dello Spazio Oikos che il patron del gruppo di Gatteo a Mare ha voluto nel cuore di Milano: dove il gusto del colore e dell’arte è’ antico almeno quanto la vitalità’ imprenditoriale. Attorno, nello Spazio Oikos Brera, si vive una vera esperienza sensoriale: fra richiami a stucchi e smalti, a materiali naturali come travertino, mica, calce. Un’immersione di colore, materia, luce riflessa nelle superfici materiche. Un punto di formazione per progettisti, maestri decoratori, rivenditori, dove sperimentare le soluzioni, interagire con i tecnici per ricercare soluzioni su misura, trarre ispirazione. Conoscere: una storia di innovazione, qualità e passione.
“Anche in vista dela Salone 2017 selezioneremo sette lavori di giovani under 35 in un ambito molto ampio: dall’arte alla scenografia, dal design al restauro – conferma Balestri – e nella settimana del Salone del Mobile offriremo nuovamente a giovani che lo meritano una vetrina di qualità’, come l’attico della Torre Velasca”. In cima alla Velasca Balestri ha conversato anche con starchitect del calibro di Daniel Liebeskind. Naturalmente al centro della conversazione ci sono stati di colori e natura, di materiali e ambiente. “Il colore di Oikos è’ il verde – dice Balestri -perché’ mi piace sempre ricordare che i miei genitori lavoravano la terra in Romagna e mi hanno insegnato quanto è’ importante rispettare la natura, non smettere mai di imparare dall’ambiente nel quel viviamo immersi”.
La sua personale “lezione” Balestri ha cominciato ad appenderla più di 30 anni fa a Cesenatico: in una bottega di carta da parati, prodotto che stava già facendo il suo tempo. “E’ stato allora – rammenta -che mi sono chiesto: prima dei parati, i decoratori cosa proponevano? Poco lontano dalla Romagna, nei dintorni di Venezia, ho scoperto lo stucco veneziano. Poi a Roma sono andate sulle tracce di vernici più lontane ancora: a base di calce. Eleganza unita a semplicità”. Certo per arrivare a Oikos – che in greco antico vuol “casa, famiglia, cioè una casa in cui una famiglia vive bene” – c’è voluta un’intera avventura imprenditoriale: iniziata nel 1984 con un amico perito chimico in un garage e tanta sperimentazione; i primi viaggi nell’Italia del Sud, dove la tradizione ha aiutato Balestri a realizzare il suo dream di produttore di superfici di alta qualità e nondimeno di elevato standard ecologico. “Fin dall’inizio ero disturbato dagli odori sgradevoli delle vernici industriali: trasmettono la realtà di un ambiente inquinato, malsano, brutto. L’esatto contrario di ciò che Oikos vuole offrire: un’esperienza di bellezza e salute, di tecnologia e di cultura”. Un cammino di ricerca che si è già addentrato parecchio anche negli spazi della psicologia cromatica.
Ovvio che l’education diventi molto presto passione strategica di Oikos Nel menu del sito Oikos la pagina Academy è la prima. “I nostri prodotti richiedonossionali molto esperte: progettisti, professional dell’applicazione e trader, che noi vogliamo formare per valorizzare al massimo la cultura Oikos presso i nostri clienti”. Naturalmente c’è il quartier generale di Gatteo (“Una fabbrica senza tute”) ,c’è naturalmente Milano (la grande base di Cologno Monzese, mille metri dedicati a formazione e marketing), e poi Roma e Torino e, non certo ultime, Londra e Mosca. “Ogni progetto per noi è unico, come unico è il contesto in cui è inserito”. Per questo Balestri e i suoi 200 dipendenti tengono sotto osservazione l’intera filiera: il committente finale e il suo architetto, l’intermediario commerciale Oikos il costruttore e i suoi artigiani. L’export – su un fatturato superiore ai 30 milioni – è già interessante: in Russia Balestri e Oikos sono di casa. Ora l’obiettivo Oikos sta mettendo a fuoco Usa e Cina. “L’uomo – ama ripetere Balestri – sapeva come colorare la sua casa in modo bello e sicuro anche quando non c’era internet. Forse meglio”.